Be kind rewind - Gli acchiappafilm

Una delle sequenze maggiormente rivelatrici dell’immenso King Kong di Peter Jackson vede Adrien Brody urlare ‘shoot it!’ al drappello di uomini che lo ha seguito nella perigliosa esplorazione dell’Isola del Teschio, improvvisamente al cospetto della Grande Scimmia: e mentre i cacciatori fanno fuoco coi fucili verso Kong, il regista della troupe cinematografica in viaggio (Brody era lo sceneggiatore e come tale sulla nave stava rinchiuso sotto coperta nella gabbia degli animali, a scrivere a macchina tra il pagliericcio, mentre il film veniva girato sul ponte con Naomi Watts…) Jack Black, punta la macchina da presa addosso alla bestia, creatura fantastica, gigantesca, libera e selvaggia come il cinema e come, del resto, quella sublime ora di digressione all’interno di 110 anni di sogni di celluloide – mostri, dinosauri, uomini neri... – che Jackson si prende la libertà di girare a velocità sfrenata nel bel mezzo di quello che resta senza dubbio il suo film migliore, e che la cinepresa non può catturare senza ammansirla, drogarla, addormentarla, addomesticarla.
Come se Jack Black si portasse sempre addosso, al di là della sua derivazione di corpo filmico, fatto spesso risalire a modelli belushiani, una consapevolezza da ’veggente’ sempre al cospetto dell’essenza più pura dell’immagine cinematografica: come ulteriore esempio, si pensi unicamente alla capacità del suo personaggio Shallow Hal nel film più importante dei Farrelly, Amore a Prima Svista, di guardare oltre le apparenze dei corpi, sino a renderne evidente l’anima più profonda.
In questo Be Kind Rewind – Gli acchiappafilm, King Kong è Fats Waller, il gigantesco pianista jazz degli anni ’20 che leggenda vuole essere nato proprio nella palazzina poi diventata la sede del videonoleggio di Zio Fletcher (Danny Glover). Waller diventa il protagonista di uno scalcinatissimo mockumentary girato con mezzi amatoriali e una vagonata d’inventiva da Mike (Mos Def), commesso del negozio, e Jerry (Black), il suo amico meccanico un po’ fuori di testa, per dimostrare la veridicità dei natali di Waller e far sì che la videoteca sopravviva alla demolizione della palazzina predisposta dal nuovo piano regolatore, facendosi dichiarare monumento nazionale.
Al progetto parteciperanno tutti gli abitanti del paesino fuori New York, in gran parte affezionati clienti del negozio dopo che Jerry e Mike avevano preso a girare dei terrificanti e sorprendentemente ultranoleggiati remake fatti in casa dei film contenuti nelle videocassette dello store, tutte andate smagnetizzate in maniera rocambolesca, a conclusione di un segmento iniziale dell’opera che spinge abbastanza sul pedale del demenziale, lasciando a briglia sciolta Jack Black per poi tenerlo più ‘frenato’ nel resto del racconto.
Ci si potrebbe qui attardare sull’idea di remake come essenza ultima del cinema sempre un po’ furbo di Michel Gondry - remake dei ricordi, dei sentimenti, della memoria, del passato, di tutte le combinazioni possibili - e sul suo consueto metodo di affastellamento di stimoli visivi da ricombinare, riscrivere e cancellare (certo, l’unico omaggio sincero in mezzo ai tanti titoli rifatti da Jerry e Mike pare quello ai Ghostbusters di Reitman del quale vengono ripetute le battute e addirittura recitati i credits – ‘scritto da Dan Aykroyd e Harold Ramis, starring Bill Murray e tanti altri attori…’, a sancire un probabile passaggio di consegne), ma è probabilmente molto più interessante notare come il regista si giochi questa sorta di Liberty Valance in cui ‘quando la storia diventa leggenda, stampa la leggenda’ – e basta fingere davanti a una cinepresa che Mike sia Fats Waller e che un modellino sia il treno in cui il pianista è morto, e che dei ragazzini siano i “gangster-ninja” che gli uccisero i fratelli, per far sì che diventi tutto vero.
E davvero il magnifico finale, in cui il film su Waller di Mike e Jerry - con Jack Black agghindato con abiti e bombetta da inizio secolo a richiamare in modo evidente il film di Jackson - si espande proiettato dalla vetrata del videonoleggio sino a includere tutta la strada e tutto il paese dove la gente si è fermata per guardarlo al contrario dall’esterno, pare un atto struggente e totale di liberazione, fascinazione e ipnosi cinematografica in tutto e per tutto simile all’evasione di Kong dal circo e alla sua folle corsa d’amore per le strade di New York alla ricerca di Naomi Watts, con cui ballare una danza meravigliosa sulle lisce lastre di un lago ghiacciato.
Cinema espanso, cinema liberato, per un attimo rinato alla sua dimensione primordiale ed assoluta di atto d’amore.
(Be Kind Rewind); regia e sceneggiatura: Michel Gondry; fotografia: Ellen Kuras; montaggio: Jeff Buchanan; musica: Jean-Michel Bernard; interpreti: Jack Black (Jerry), Mos Def (Mike), Mia Farrow (Miss Falewicz), Danny Glover (Elroy Fletcher), Sigourney Weaver (Ms. Lawson), Melonie Diaz (Alma); produzione: New Line; distribuzione: BIM; origine: USA, 2008; durata: 101’; web info: sito italiano
