Bella e perduta

Sotto il bel titolo verdiano del nuovo film di Pietro Marcello c’è un lavoro ambizioso, coraggioso e nobilissimo, fiero di agire nella piena libertà di un cinema totalmente indipendente, che può scegliere di raccontare quello che vuole nel modo che vuole.
Bella e perduta, come la patria lontana degli ebrei che nel Nabucco intonano Va’ pensiero, è come sempre nel cinema di Marcello l’Italia, un’Italia antica, rurale, contadina, primitiva, dannunziana, pucciniana, pre-pasoliniana che attraverso l’irriducibilità di un territorio lacerato e violentato da una modernità assimilata malissimo e messa in pratica peggio, riesce a trovare ancora la voce per intonare il proprio canto di cigno ferito dalla nostalgia del volo. Là dove un tempo brillavano i fasti della Reggia di Carditello, campestre residenza borbonica di aureo splendore settecentesco, un destino infelice ha oggi allestito i ben noti scenari di squallore e degrado umano, morale e paesaggistico che una recente canzoncina sanremese ci ha insegnato a riappellare "la Terra dei fuochi".
Nato con il progetto di ripercorrere le tracce del Viaggio in Italia di Guido Piovene, Bella e perduta ha subìto in corso d’opera un brusco cambio di rotta: Tommaso Nestrone, noto come "l’Angelo di Carditello", pastore locale che spinto da un istintivo amore per la bellezza e per la giustizia si era autoeletto a volontario guardiano della Reggia abbandonata, e che Marcello aveva scelto come protagonista del suo film, è morto stroncato da un infarto la notte di Natale del 2013. Tra il mandare tutto all’aria, e ripartire da un’idea nuova che rientrasse nello spirito dei propositi iniziali è opportunamente prevalsa la seconda ipotesi, ricorrendo ad una chiave decisamente insolita nel nostro cinema, che preferisce d’abitudine affrontare con realismo a volte virato infelicemente in mélo i temi caldi del disagio sociale che attraversa in lungo e in largo la penisola: quella della fiaba.
Ecco che dalle viscere del Vesuvio emerge un Pulcinella, maschera incaricata di fare da ambasciatore tra i vivi e i morti, cui viene consegnato, perché ne abbia cura, un bufalino maschio che l’Angelo di Carditello aveva salvato dal macello (nella filiera della produzione della carne e del latte di bufala il maschio non conta niente e viene abbandonato nei fossi o fatto fuori più o meno appena nato) e custodito con sé nella Reggia. Ha così inizio il viaggio di Pulcinella e Sarchiapone - questo il nome del bufalino - verso il nord, in cerca di quella salvezza resa impossibile dall’imbastardimento dell’uomo, che avendo perso ogni rispetto per se stesso, preferisce uccidere gli animali senza chiedersi se abbiano o meno un’anima anche loro. Sarchiapone un’anima ce l’ha, eccome, e al suo sguardo Marcello affida alcune tra le sequenze più misteriose e suggestive, ricostruendo con l’obiettivo della sua Arriflex (tutto il film è rigorosamente girato in pellicola) le soggettive dell’animale che osserva gli umani, amici e nemici, e il suo percorso obbligato verso la carneficina. Pensa, anche, Sarchiapone, e commisera la propria malasorte con la voce fuori campo di Elio Germano, che con la sua impostata attorialità guasta purtroppo, spezzandolo, l’incanto del cinema di un cineasta sobrio, pudico, stordito quasi dalla potenza lirica delle proprie immagini intrise di malinconia ottocentesca, cullate infatti in colonna musicale dai clarinetti lunari di Donizetti e di Guillaume Lekeu. E si avvertono, nel corso della visione, problemi di struttura del racconto dovuti senz’altro alle forzate modifiche del progetto. Ma se una volta tanto è concesso definire "necessario" un film, ecco che Bella e perduta lo diventa, anzi lo è per via del suo lacerato canto a fil di voce in difesa di una bellezza naturale e morale che fu un tempo, e che la terra del Meridione d’Italia prepotentemente rivuole indietro.
(Bella e perduta); Regia: Pietro Marcello; sceneggiatura: Maurizio Braucci, Pietro Marcello fotografia: Pietro Marcello, Salvatore Landi; montaggio: Sara Fgaier; musica: Donizetti, Lekeu, e a.; interpreti: Tommaso Cestrone, Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis, Elio Germano; produzione: Avventurosa, Rai Cinema; distribuzione: Istituto Luce Cinecittà; origine: Italia, 2015; durata: 87’
