Berlinale 2013: I premi

Nove film su diciannove hanno ricevuto un premio o una menzione. Un verdetto che dice due cose: da una parte che ha avuto la meglio il compromesso, dall’altra che il livello era mediamente alto senza tuttavia nessun film che si stagliasse sugli altri, tipo due anni fa, quando Una separazione fece man bassa. L’Orso d’Oro a Child’s Pose è sicuramente meritato; si ha tuttavia la sensazione che rappresenti l’esatta via di mezzo fra un certo tradizionalismo d’impianto di Gloria e le asprezze di Harmony Lessons. Che infatti hanno ricevuto due premi importanti: Paulina Garcia migliore attrice e Aziz Zhambakiyev per la fotografia. Se può avere un senso il premio della giuria per An Episode in the Life of an Iron Picker per l’originalità e il coraggio del progetto, si fa un po’ fatica a considerare l’attore/non attore Nazif Mujic il migliore fra quelli in lizza, pur tenendo conto del fatto che, come si diceva, la Berlinale è stata ricca di ruoli femminili ma povera di protagonisti maschi. Tanovíc è stato sicuramente molto bravo a lavorare con Mujic, ma da qui all’Orso d’Argento ce ne corre. Alla fine il film di Tanovíc è l’unico che si è portato a casa due premi, in linea con la tradizione che vede la Berlinale attenta alle cinematografie dell’Europa orientale, ai film d’impegno legati al tema della discriminazione (qui la comunità Rom) e all’esperimento (si pensi, senza andare tanto lontano, al film dei Taviani che vinse l’anno scorso). Un altro premio che non convince è quello a Panahi per la sceneggiatura di Closed Curtain, forse l’aspetto più debole di tutto il film. Ma a Panahi come si faceva a non dare un premio? Coraggioso il premio alla regia per David Gordon Green, per Prince Avalanche, il miglior film della ricca (4) compagine americana, ignorato al Sundance un mese fa. La Francia, seconda forza del concorso con tre film, torna a casa a mani vuote, e la cosa non scandalizza. Sulla Germania (Thomas Arslan) – e sui due abbonati ai festival: Ulrich Seidl e Hang Sangsoo - si può tranquillamente glissare. Denis Côte l’orso di cui al titolo se lo è portato a casa davvero, come film che apre nuove prospettive. Non le troviamo prospettive particolarmente interessanti, ma tant’è. Layla Fourie e Promised Land hanno ricevuto dalla giuria una menzione come film d’impegno etico. Dispiace, ma forse solo a chi scrive, che il film polacco (In nome di...) si sia portato a casa solamente il “Teddy Award”, il premio della giuria gay.
Di seguito tutti i premi:
Orso d’oro: Film
Poziţia Copilului - Child’s Pose di Călin Peter Netzer
Orso d’Argento: Gran Premio della Giuria
Epizoda u životu berača željeza - An Episode in the Life of an Iron Picker di Danis Tanović
Orso d’Argento: Premio Alfred Bauer per un film che apre nuove prospettive
Vic+Flo ont vu un ours - Vic+Flo Saw a Bear di Denis Côté
Orso d’Argento: Regia
David Gordon Green per Prince Avalanche
Orso d’Argento: Attrice
Paulina García in Gloria di Sebastián Lelio
Orso d’Argento: Attore
Nazif Mujić in Epizoda u životu berača željeza - An Episode in the Life of an Iron Picker di Danis Tanović
Orso d’Argento: Migliore sceneggiatura
Jafar Panahi per Pardé Closed Curtain di Jafar Panahi e Kamboziya Partovi
Orso d’Argento: Contributo artistico nelle categorie fotografia, montaggio, musica, scenografia, costumi A_ ziz Zhambakiyev per la fotografia di Uroki Garmonii - Harmony Lessons di Emir Baigazin
Menzione speciale:
Promised Land di Gus Van Sant
Layla Fourie di Pia Marais
