Berlinale 2021 - 1-5 marzo e 9-20 giugno
Mentre si svolgeva l’edizione della Berlinale 2020 cominciavano a giungere pessime notizie dall’Italia, i disinfettanti per le mani nel nostro paese erano già divenuti introvabili e man mano che il festival procedeva amici e colleghi facevano incetta di Amuchina negli scaffali di DM e di Rossmann, le due principali catene di prodotti cosmetici, per la casa e parafarmacie della Germania. La Berlinale 2020 è stato l’ultimo (grande) festival cinematografico che abbia goduto di una qualche normalità, anche se si cominciava a guardare con sospetto a ogni starnuto, a ogni colpo di tosse nelle sale stipate, come si dice(va) nel calcio, al limite della capienza. Da allora, qua e là approfittando di un paio di momenti di tregua concessi dal virus, si sono tentate diverse strade: festival online (in Italia, ad esempio, il Torino Film Festival), festival programmati e poi sospesi ma con il mantenimento del label (il caso Cannes), festival a passo ridotto (il caso Venezia). È trascorso un anno e seppur con un paio di settimane rispetto al preventivato, rieccoci alla Berlinale, ma non a Berlino. Il festival è complessivamente ridotto ma non di tantissimo: vengono pur sempre presentati 176 film in tutto, suddivisi fra 11 sezioni, una cinquantina sono cortometraggi, una ventina i film della Retrospettiva dedicata a tre attrici della commedia americana Mae West, Carole Lombard e Rosalind Russell.
I due direttori, Carlo Chatrian e Mariette Rissenbeek, si sono decisi per una formula, diciamolo subito, un po’ deludente e alquanto rischiosa. Dal 1 marzo fino a venerdì 5 ci sarà un festival online, non vengono presentati, per questioni di diritti proprio tutti i film ma la quasi totalità. Il festival è pensato per l’industria e per la critica, quest’ultima viene sottoposta però a un tour de force assurdo, poiché ciascun film viene reso disponibile per sole 24 ore. Beati i tempi in cui, approfittando delle vacanze fra il semestre invernale e quello estivo, si saliva a Berlino nella seconda metà di gennaio e intanto, prima ancora che il festival iniziasse, intrufolandosi nella stampa berlinese, si vedevano e si recensivano quasi tutti i film di Panorama e qualcuno di Forum, per poterci concentrare a festival iniziato sul Concorso e poco altro. Quest’anno niente di tutto ciò, potremo a malapena, recensire qualche film del Concorso e qualcosa di particolare dalle altre Sezioni.
La direttrice e il direttore hanno previsto anche una fase 2 del festival, in giugno, una fase, questa, pensata per il pubblico (e chissà, forse, di nuovo anche per la critica?), visto che, notoriamente, la Berlinale è più di qualsiasi altro (grande) festival una rassegna per il pubblico della metropoli tedesca (ma anche di normali cittadini che si concedono qualche giorno in città in occasione del festival). Contano, la direttrice e il direttore, che a giugno il CoVid sia debellato e poi contano sulle arene all’aperto dove, nelle loro intenzioni, buona parte della rassegna dovrà svolgersi (anche se a giugno il clima di Berlino potrebbe essere alquanto inclemente). Comunque: la fase 2 si dovrebbe svolgere fra il 9 e il 20 giugno.
Inutile, salvo singole eccezioni, mettersi adesso a dire che cosa c’è nelle altre sezioni. Solo due o tre film non facenti parte del concorso, malgrado i nostri sforzi, potranno essere recensiti nei prossimi giorni. Sicuramente il documentario di Pietro Marcello su Lucio Dalla ( Per Lucio ), inserito nella sezione “Berlinale Special”, quindi, il secondo (e ultimo) film italiano, intitolato La veduta luminosa di Fabrizio Ferraro (sezione Forum) e poi, sempre in Forum, un semi-documentario di Avi Moghrabi sull’occupazione israeliana della Palestina ( The First 54 Years – An Abbreviated Manual for Military Occupation ), un film che si annuncia come una via di mezzo fra Machiavelli e Von Clausewitz. E poi, sempre in “Berlinale Special”, c’è un documentario su Tina Turner intitolato semplicemente Tina .
Restiamo dunque al Concorso per dire che è stato abolito il “Fuori Concorso” e che i film sono (solamente) 15, anche se poi in questa prima fase solo 13, di 2 film con tutta evidenza non è stata fornita la liberatoria, uno è (era) il film di Dominik Graf tratto da Fabian di Erich Kästner e l’altro era l’esordio ( Nebenan ovvero Lì accanto) anche qui un semi-documentario per la regia di Daniel Brühl, lo Alex di Goodbye, Lenin.
Ne restano dunque tredici di film in concorso. Abbiamo, già previsto per domani, l’ennesimo film (un mediometraggio di 67 minuti) per la Berlinale del coreano Hong Sangsoo intitolato Introduction . Poi altri film di registi già presenti a Berlino come il messicano Alonso Ruizpalacios, nel 2018 Museo (arrivato anche in Italia), nel 2021 Una película de polícias o come Radu Jude, nel 2015 l’ottimo Aferim! e adesso un promettente film su un porno virale intitolato Bad Luck Banging Or Loony Porn . O ancora l’ungherese Bence Fliegauf che aveva presentato nel 2012 in concorso l’ottimo Just the Wind e oggi presenta con un film dal titolo internazionale Forest – I see you everywhere .
I registi francesi sono presenti con autorevoli rappresentanti: Xavier Beauvois con Albatros e Céline Sciamma con Petite Maman .
Come al solito la quota germanofona è vistosa, quattro su quindici, anche se due di loro non si potranno vedere, come detto. Visibili nei prossimi giorni restano un documentario di Maria Speth su un insegnante e i suoi alunni ( Herr Bachmann und seine Klasse , 217 minuti!!!), un film di un’altra Maria, Maria Schrader (la regista della serie Unorthodox ) che si intitola Ich bin dein Mensch ed è anch’esso una trasposizione cinematografica di un testo letterario.
Restano altri cinque film, due film co-diretti ciascuno da un uomo e da una donna: un film iraniano di Betash Sanaeeha e Maryam Moghaddam intitolato Ballad of a White Cow (con l’Iran a Berlino si va sempre sul sicuro) e un altro, di origine libanese, dal titolo Memory Box (regia Joana Hadjithomas e Khalil Joreige). Ryusuke Hamaguchi, che a Berlino non c’era mai stato, ma a Locarno, Cannes e altri festival sì presenta nel 2021 con Wheel of Fortune and Fantasy . E per finire un film georgiano di Alexander Koberidze intitolato What Do We See When We Look At The Sky? E un altro ungherese, intitolato Natural Light , il regista è Dénes Nagy.
Tutta la Retrospettiva - la meno adatta a passare on line e che si annuncia molto sfiziosa, potrà essere vista solo in giugno.