Berlino 2009 - Calimucho - Forum
L’ambiente circense torna ciclicamente sullo schermo cinematografico. Questa volta a rappresentarlo è Calimucho, film olandese presentato nella sezione Forum della Berlinale 2009.
Dicky tiene sulle spalle tutto il peso del piccolo circo familiare ereditato dai genitori. La donna vive una relazione sentimentale con suo cognato Willy, vedovo della sorella Jena, e da due anni cresce il nipote Timo come se fosse la madre. Quando i genitori di Willy suggeriscono al figlio di iscrivere il bambino a scuola e quindi di allontanarlo dalla vita itinerante del circo per fargli ricevere un’istruzione, la relazione tra i due amanti e tutti i rapporti che legano i componenti della compagnia cominciano lentamente a sgretolarsi. Così, Dicky si rende conto di dover scegliere tra il piccolo Timo, amato come un figlio, e la sua fedeltà nei confronti dei genitori e del suo lavoro.
Girato nell’estate del 2007 seguendo il tour del circo Harlekino, ed interpretato dai veri artisti della compagnia, Calimucho crea sullo schermo la realtà che questi personaggi devono quotidianamente affrontare. E’ un’opera che parla di sogni, di speranze, di incomunicabilità e del diritto ad essere felici. Il film vive principalmente dei suoi attori che, interpretando loro stessi, rendono le loro performance decisamente naturali. Ciò che si avverte durante la visione è un senso di quasi totale improvvisazione. In ogni scena si percepisce che gli interpreti, più che seguire una sceneggiatura ben definita, si attengano semplicemente ai loro personaggi ed alla loro evoluzione nello sviluppo del racconto, strutturato su un malleabile canovaccio.
La loro spontaneità trova il suo contraltare nell’impianto visivo dell’opera. La regista Eugenie Jansen, infatti, muove la macchina da presa lasciandosi trascinare dai suoi personaggi e, di conseguenza, rendendo ogni inquadratura una reazione alle azioni degli interpreti. Questa tecnica di messa in scena e di direzione degli attori rappresenta senza dubbio il punto di forza del film. Le parti migliori di Calimucho sono infatti quelle in cui risalta maggiormente il totale assorbimento della finzione nella realtà. Facendo giungere allo spettatore una concretezza apparentemente non costruita, in alcuni momenti l’opera acquista l’immediatezza di un documentario. La sensazione di star assistendo ad uno specchio veritiero della vita circense di Dicky e della sua compagnia è anche indotta dai costanti richiami al fuori campo, che rafforzano l’idea di una ripresa diretta, e non studiata a tavolino, dei fatti.
Eppure la regista - attraverso l’inserimento di un coro diegetico che commenta musicalmente gli eventi narrati - ci ricorda in continuazione che è tutto una messa scena. Ciò che, però, arriva con più facilità all’occhio del pubblico non è un racconto favolistico, bensì le difficoltà quotidiane della vita della compagnia.
(Calimucho) Regia: Eugenie Jansen; sceneggiatura: Natasha Gerson, Rogier Blok; fotografia: Adri Schrover; montaggio: Patrick Minks; musica: Ralf, Manfred e Joshy Huppertz; interpreti: Dicky Kilian, Willy Soeurt, Peter Verberk, Ellie Teeuw, Tarek Hannoudi; produzione: Circe Films, Human; distribuzione: A-Film Distribution; origine: Olanda, 2008; durata: 93’.