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Berlino 2009 - Gigante - Concorso

Pubblicato il 14 febbraio 2009 da Antonio Valerio Spera


Berlino 2009 - Gigante - Concorso

C’è un discorso sulla visione al centro di Gigante, film uruguaiano presentato nella sezione Festa Mobile a Torino 2009 e già passato in concorso a Berlino (tra l’altro portandosi a casa il Gran Premio della Giuria ed il riconoscimento per la miglior opera prima). Jara, timida e silenziosa guardia notturna di un supermarket, si innamora, tramite i video della sorveglianza, di Julia, giovane impiegata delle pulizie. E’ un vero e proprio colpo di fulmine mediato dallo schermo del video. Senza neanche aver mai incontrato la ragazza, Jara si innamora perdutamente di lei, la comincia a pedinare in ogni suo spostamento, ad essere geloso, ad ammirarla ogni notte dallo monitor del suo ufficio. Julia diventa per lui un amore segreto, bellissimo ma difficile da sostenere.
Lo script di Adriàn Biniez ed il suo semplice ma tutt’altro che banale lavoro registico propongono un’analisi sul voyeurismo, sull’assuefazione alle immagini e presentano i due personaggi in maniera opposta: se infatti la descrizione di Jara avviene in modo diretto ed oggettivo, quella di Julia è resa quasi sempre attraverso il mezzo video o lo sguardo del protagonista maschile. Julia, più che per quel che è realmente, viene filtrata mediante gli occhi ed il sentimento del suo innamorato che vede in lei un amore inarrivabile, come fosse una diva eterea ed immortale dell’universo cinematografico o televisivo. Lo schermo da cui Jara osserva Julia, a causa del suo timore nell’avvicinarla, diventa per lui una vera e propria droga di cui non può farne a meno. Incapace anche di esternare il suo amore ai suoi amici e colleghi, la guardia notturna esplode in crisi disperate. Solo quando Jara - appena finito di vedere un video di Julia - guarda la sua immagine riflessa sullo schermo, si decide finalmente a prendere coraggio e a parlare con Julia.
Gigante è un’opera leggera dal punto di vista narrativo ma estremamente profonda per il significato metalinguistico che racchiude in sé. Strutturato quasi interamente su lunghissimi silenzi, grazie ai quali gli attori danno sfoggio della loro notevole naturalezza, il film dà poca importanza alle parole e si focalizza soprattutto sugli sguardi e sui loro mancati incroci. Ciò che Biniez vuole raccontare non è la storia di un amore, ma il muto inseguimento ad esso. E lo fa con estrema intimità, delicatezza ed essenzialità. Qualità, quest’ultime, che raggiungono la loro massima espressione nel finale in cui, proprio quando i due protagonisti iniziano a parlare tra loro, il rumore del mare e poi la musica di commento offuscano e rendono impercettibili le loro parole. D’altronde esse non hanno importanza, perché rappresentano l’inizio di un racconto che l’autore non vuole narrarci. Questa è un’altra storia, direbbe qualcuno.

Antonio Valerio Spera


CAST & CREDITS

(Gigante) Regia: Adriàn Biniez; sceneggiatura: Adriàn Biniez; fotografia: Arauco Hernàndez; montaggio: Fernando Epstein; musica: Adriàn Biniez; interpreti: Horacio Camandule (Jara), Leonor Svarcas (Julia), Néstor Guzzini (Tomàas), Federico Garcia (Matias); produzione: Control Z Films; distribuzione: The Match Factory; origine: Uruguay/Germania/Argentina/Olanda; durata: 84’.


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