Berlino 2011 - Conferenza stampa - Pina di Wim Wenders

Pina è l’omaggio di Wim Wenders ad una grande amica e a un’indimenticabile artista. Un film che sfrutta la tecnica del 3D per rendere al meglio sullo schermo il fascino e la fisicità dell’arte della Bausch. Ad accompagnare il regista alla presentazione del film anche due delle interpreti, che per anni hanno lavorato con Pina Bausch, Barbara Kaufman e Julie Shanahan.
Wim Wenders, il film sembra trasmettere in ogni fotogramma la luce e la magia dell’arte di Pina Bausch…
Wim Wenders: Credo che il mio film sia il modo di Pina Bausch di vedere la vita. Ogni danza che ho messo in scena vuole trasmettere la luce e la brillantezza di Pina.
Come avete girato il film? Come muovevate la macchina da presa senza intralciare o dar fastidio ai ballerini?
W.W.: Abbiamo girato con due macchine da presa. Tutti conoscevamo a memoria le coreografie, così sapevamo come muovere la macchina da presa senza intralciare i ballerini. Nessuno si è mai scontrato con le macchine da presa, perché esse stesse ballavano con loro, si facevano coinvolgere dalla coreografia.
Barbara Kaufman: Per noi interpreti non c’era differenza rispetto a quando ballavamo con Pina. Non ci facevamo distrarre dalla macchina da presa. Per noi la macchina da presa proprio non c’era.
Julie Shanahan: Non ho di certo avuto problemi a danzare con davanti la macchina da presa. Per me non era lì, io guardavo solo dentro me stessa.
Perché girare in 3D e quali difficoltà avete avuto girando con questa tecnica?
W.W.: Il 3D è il modo migliore per riportare il linguaggio della danza, la bellezza delle danze di Pina, la loro fisicità, i loro movimenti. Non abbiamo avuto difficoltà a girare in 3D, l’unico problema era creare delle luci adeguate.
Com’è nato il progetto? E’ cambiato dopo la morte di Pina?
W.W.: Con Pina decidemmo insieme di fare il film anni fa. Ma poi ci ha lasciato e sinceramente non sapevo se avrei più girato il film o, se l’avessi girato, come l’avrei realizzato. Poi fortunatamente il sogno è diventato realtà. E siamo riusciti a realizzare quest’opera grazie anche a Pina, che era sempre con noi, ogni giorno, in ogni istante. Pina guardava il nostro lavoro. Lei ci osservava ogni secondo.
Qual è stata la più grande difficoltà che ha incontrato nella realizzazione del film?
W.W.: La più grande difficoltà del film è stata la sua stessa concezione. All’inizio non sapevamo assolutamente come girarlo. Così l’abbiamo girato scena per scena, a pezzi, e poi abbiamo cercato di svilupparlo in un discorso filmico unitario.
Il più importante insegnamento che vi ha lasciato Pina?
B.K.: Il maggiore insegnamento che mi ha dato Pina è stato quello di aprirsi sempre, di andare sempre avanti, di cercare e ricercare sempre qualcosa di nuovo. Mi ha sempre detto che non dovevo aver paura di mostrarmi per quello che sono.
J.S.: Ho lavorato con Pina 22 anni. Pina mi ha insegnato l’amore per il lavoro. E mi ha insegnato soprattutto ad avere fiducia in me e a essere sempre me stessa, perché la gente, quando balli o fai uno spettacolo, vuole vedere chi sei, quello che sei dentro.
