Berlino 2011 - Coriolanus - Concorso

Da Baz Luhrmann a Julie Taymor, i registi che nell’ultimo ventennio si sono cimentati in trasposizioni cinematografiche in chiave moderna e visivamente rivisitata dell’opera scespiriana sono tanti e non sempre sono arrivati a risultati convincenti. Ora ci prova anche Ralph Fiennes, che Shakespeare lo conosce bene avendolo interpretato per molto tempo a teatro. E ci prova con un’opera che dieci anni fa lui stesso interpretò nelle scene londinesi, il Coriolano.
Fiennes al suo esordio nella regia cinematografica tenta un’operazione artistica molto complicata: ambientare la tragedia in un mondo sostanzialmente fuori dal tempo in cui la vita sociale e politica va avanti come nell’antica Roma ma in cui i mezzi sono quelli della contemporaneità. Quindi ecco Caio Marzio Coriolano avanzare con carri armati o opporsi ai manifestanti con schiere di poliziotti muniti di manganelli e pistole, ma allo stesso tempo eccolo candidarsi a console e avere a che fare con tribuni della plebe. La scelta registica è dunque abbastanza rischiosa, ed il pericolo di cadere nel ridicolo si avverte in ogni sequenza. Il film alterna parti molto equilibrate ad altre in cui stona fortemente questo contrasto interno. Coriolano da tragedia storica qual è diventa a tratti un film fantascientifico, sospeso in una realtà quasi extraterrestre, dove regnano leggi irreali per quanto datate e dove l’informazione giornalistica è compito di una favolistica emittente televisiva chiamata Fidelis TV.
Se il Fiennes attore regge benissimo la scena per l’intera durata del film, nonostante – bisogna dirlo – la sua mise pelata ed un po’ maligna richiama troppo alla mente il Voldemort nemico del maghetto Harry Potter, il Fiennes regista tiene bene in equilibrio l’opera solo nella parte iniziale per poi scivolare gradualmente in un pastiche dove la dilatazione della dimensione dei personaggi mette in evidenza i limiti della contestualizzazione moderna e dove la recitazione teatrale degli attori (in lingua inglese antica ovviamente!) cozza totalmente con la cornice scenografica e (a)temporale. L’inizio è scoppiettante e coinvolgente, con la protesta popolare contro Coriolano che richiama molto un certo cinema inglese di stampo sociale (da Anderson a Loach) e con lo scontro bellico tra Romani e Volsci che attinge molto dall’estetica dell’ultimo cinema di guerra da Ridley Scott a Katherine Bigelow, ma quando poi l’attenzione si sposta dall’azione alle psicologie dei personaggi con conseguente discorso socio-politico (tra l’altro attualissimo, dalla crisi economica alla cecità del potere fino alla banalità della guerra), il film sbanda, il testo di Shakespeare soffoca la messa in scena e Fiennes sembra curare troppo le interpretazioni degli attori (compreso se stesso).
E in questa operazione cinematografica nel complesso riuscita solo a metà, ad impressionare veramente sono proprio le performances degli attori. Oltre a Fiennes, Gerard Butler dimostra finalmente di essere un attore al di là della sua tendenza da commedia romantica e al suo status di sex symbol, Brian Cox domina lo schermo con il suo volto deciso e al contempo malinconico, ed infine Vanessa Redgrave brilla di bellezza, eleganza e presenza scenica.
(Coriolanus) Regia: Ralph Fiennes; sceneggiatura: John Logan, dal testo teatrale di William Shakespeare; fotografia: Barry Ackroyd; montaggio: Nicolas Gaster; musica: Ilan Eshkeri; interpreti: Ralph Fiennes (Caio Marzio Coriolano), Gerard Butler (Aufidio), Vanessa Redgrave (Volumnia), Brian Cox (Menenio); produzione: Artemis Films/Atlantic Swiss Productions/Hermetof Pictures/Magnolia Mae Films; distribuzione: Lionsgate; origine: Regno Unito; durata: 122‘.
