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Berlino 2011 - Les Contes de la Nuit - Concorso

Pubblicato il 14 febbraio 2011 da Antonio Valerio Spera


Berlino 2011 - Les Contes de la Nuit - Concorso

Strano ma vero. Anche uno dei più apprezzati e importanti sostenitori dell’animazione a due dimensioni si è convertito al 3D. Parliamo di Michel Ocelot, creatore e regista dei meravigliosi mondi incantati di Kirikù e la strega Karabà e Azur e Asmar. Ma non lasciatevi fuorviare da questa scelta. Ocelot non è passato al modello Pixar o Dreamworks: l’autore francese non ha cambiato minimamente il suo stile ed è rimasto fedele alla sua arte. Non ha infatti adattato la sua forma d’animazione al tridimensionale, ma ha fatto esattamente l’azione contraria. Le sue figure nere su sfondo bidimensionale rimangono la cifra formale anche di Tales of the Night, sua ultima fatica passata in concorso alla 61° Berlinale. I colori sfavillanti delle scenografie continuano a illuminare lo schermo, i suoi personaggi continuano a muoversi di profilo, quasi fossero dei graffiti egizi. A cosa serve dunque il 3D? All’inizio la scelta lascia un po’ interdetti. Ma già dopo qualche minuto ci si rende conto che l’uso del tridimensionale valorizza l’animazione di Ocelot. Se nei suoi lavori precedenti la profondità era un elemento visivo totalmente assente, ora le figure si stagliano dallo sfondo e sembrano agire staccati dalla scenografia come marionette in uno spettacolare teatrino colorato. E non solo, il 3D spinge il regista anche a divertirsi un po’, ad arricchire i suoi disegni di particolari, ad esagerare con le giustapposizioni cromatiche. Il risultato è un piacere per gli occhi. E’ un turbinio di invenzioni, è una finestra aperta sulla fantasia. Tales of the Night è un film che offre una spettacolarità formale e visiva che vive solo di semplicità. Un’opera che oltre ad incantare lo sguardo, stimola anche la riflessione. Perché Ocelot non rimane mai in superficie: le sue favole trasognanti sottendono sempre un significato, un messaggio. E di favole in questo film ce ne sono sei. Sei storie diverse, unite tra loro dall’umile ed istintiva voglia di creare, di raccontare, di sognare. La voglia di due ragazzi e di un vecchio tecnico che tutte le notti, in un piccola cinema che sembra abbandonato, si divertono a dar vita a mondi lontani in tempi lontani, a personaggi fantastici, ad atmosfere incredibili. Ricercano, disegnano, inventano, creano i costumi e poi mettono in scena le loro folli idee. Ed ecco scorrere sullo schermo castelli, regine, principesse, lupi mannari, paesaggi caraibici e tropicali, grandi cerimonie, popolazioni africane, musiche coinvolgenti: incredibili storie che rappresentano il fascino dei sogni e che si portano dietro la bellezza del mondo e della vita reale.
Michel Ocelot costruisce il film come una raccolta di novelle (per non parlare di parabole) e quindi attraverso una narrazione episodica. La struttura funziona e non appesantisce il racconto. Le singole favole appassionano e divertono (alcune più di altre) per la loro diversità e varietà, per la policromia, per la loro capacità di stupire in ogni istante e soprattutto per come riescono a spaziare da un argomento all’altro, dall’amore alla fiducia in se stessi, dall’integrazione all’amicizia. Perché il cinema di Ocelot non è solo intrattenimento ma è anche didattico e pedagogico. Caratteristica rara per il cinema europeo.


CAST & CREDITS

(Les Contes de la Nuit) Regia e sceneggiatura: Michel Ocelot; montaggio: Patrick Ducruet; musica: Christian Maire; voci: Julien Bèramis, Marine Griset, Michel Elias, Olivier Claverie, Isabelle Guiard; produzione: Nord-Ouest Films, Studio O – StudioCanal, CNC; origine: Francia; durata: 84’.


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