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Pina 3D

Pubblicato il 9 novembre 2011 da Matteo Galli
VOTO:


Pina 3D

Chissà che cosa sarebbe diventato il film, se Pina Bausch, abbastanza improvvisamente, non fosse morta nell’estate del 2009? Perché al progetto di un film in 3D su Pina Bausch e il Tanztheater di Wuppertal Wim Wenders stava lavorando da anni, insieme alla diretta interessata. Certo è che la morte di Pina ha trasformato il progetto quasi in una istanza di beatificazione. Pina, santa subito! Non un biopic, dunque, e neanche un documentario di impianto saggistico, ma un’autentica agiografia di colei che di fatto ha inventato in Europa il teatro-danza, dando vita nella provinciale e in fondo periferica città renana di Wuppertal ad un teatro stabile che ha fatto scuola nel mondo. Il film si articola intorno a tre modalità narrative: ripresa di ampi stralci degli spettacoli coreografati da Pina Bausch (fra i quali spiccano i classicissimi Café Müller e Kontakthof, quest’ultimo sia nella versione originale con ballerini giovani che nella straordinaria versione senior), brevi sequenze di quegli stessi spettacoli re-enacted in spazi en-plein air di Wuppertal e dintorni; brevi interventi, rigorosamente nella rispettiva lingua originale, di attori/ballerini storici della compagnia che raccontano in voice off quel che hanno appreso dalla loro maestra evocandone non già il metodo e la tecnica ma il carismatico e insostituibile ruolo di guida, in primo luogo, spirituale. La scelta di mantenere la lingua originale lascia pensare che fra i molti intenti del film vi sia anche quello di presentare il Tanztheater come un forte modello politico-culturale, è qui e non nelle banche di Strasburgo o di Bruxelles che va forse rintracciata l’idea di un’Europa unita delle culture e dei corpi.

Pina è infine presente in carne ed ossa in alcuni pochi inserti documentari e in un paio di coreografie risalenti al tempo in cui ancora ballava, ciò che rappresenta, a ben vedere, una quarta, seppur meno frequente, modalità narrativa a cui il regista ricorre. Se la struttura del film risulta alla fine un po’ meccanica e ripetitiva, va invece detto che come al solito Wenders organizza lo spazio filmico in modo straordinario, avvalendosi alla perfezione delle opportunità offerte dal 3D, da un lato fornendo allo spettatore dentro il cinema la profondità di campo dello spazio teatrale, e dall’altro avvicinando i corpi dei ballerini e permettendo così a chi guarda il film di gustare fino in fondo il lavoro meraviglioso sui movimenti compiuto dalla coreografa. Resta, a dire il vero, qualche riserva sulle scene en plein air, il kitsch è qua e là dietro l’angolo, talvolta tornano alla memoria gli inserti dei ballerini viennesi in occasione del concerto di Capodanno.

Al di là del carattere di hommage, Pina intrattiene numerose relazioni con la precedente produzione di Wenders, a cominciare dal rapporto tutto speciale del regista con Wuppertal, i wendersiani della prima ora ricorderanno che qui sono ambientate alcune centrali sequenze della sezione tedesca di Alice nelle città. A quasi quarant’anni di distanza ritroviamo la “Schwebebahn”, la teleferica magnetica su cui anche Yella Rottländer e Rüdiger Vogler, Alice e Philip compivano una breve escursione. Wuppertal, a cui la stessa Bausch era fortemente attaccata, rappresenta inoltre l’epitome degli spazi urbani prediletti da Wenders, un luogo di passaggio certamente non auratico, anzi spesso degradato, che viene ad essere nobilitato dai corpi dei danzatori. E poi la musica. Il film su Pina Bausch è in larga parte un film musicale (molta musica etnica, qualche hit tedesco anni ’20-’30, repertorio Max Raabe, per intenderci, ma anche La Sagra della Primavera, a cui Pina dedicò uno spettacolo memorabile) e si iscrive a pieno titolo nella filmografia wendersiana: oltre alla costante presenza narrativa, culturale, identitaria della musica nelle pellicole del regista, basterà ricordare, anche soltanto restando all’ultimo decennio, The Soul of A Man, Buena Vista Social Club oppure il non memorabile film sul gruppo coloniese dei BAP (Viel passiert), tutti film che in qualche misura sono riconducibili al genere dell’hommage. La morte di Pina ha reso quest’ultimo hommage certamente più struggente e luttuoso.


CAST & CREDITS

Pina (Pina); regia: Wim Wenders; sceneggiatura: Wim Wenders; fotografia: Hélène Louwart, Jörg Widmer; montaggio: Toni Froschhammer; musica: Thom Hanreich; coreografie: Pina Bausch;interpreti: membri dell’Ensemble del Tanztheater di Wuppertal; produzione: Neue Road Movies, Eurowide Film Productions, ZDF, Arte; origine: Germania-Francia; durata: 106’.


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