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Berlino 2015 - Un primo bilancio

Pubblicato il 13 febbraio 2015 da Matteo Galli


Berlino 2015 - Un primo bilancio

L’edizione della Berlinale che si è chiusa oggi è stata di qualità media piuttosto alta. Nessun film è parso indegno del concorso, da una stella, per intenderci. L’Orso d’Oro dovrebbero contenderselo quattro/cinque film. Se la Giuria dovesse decidere di premiare registi affermatissimi potrebbero optare per Guzmán o per Greenaway, autori di due opere, a diverso titolo, assai notevoli. Ma verosimilmente non farà così. Se invece, un po’ più nella tradizione di questo festival dovessero optare per un/a regista giovane, per il/la quale la vittoria dell’Orso potrebbe fungere da volano per l’ulteriore carriera, la scelta potrebbe cadere sul Ixcanul o su Vergine giurata, con una leggerissima preferenza per il primo, perché l’Italia in fondo è stata premiata tre anni fa e perché per il Guatemala il film di Bustamante costituisce un esordio assoluto. A favore di Vergine giurata invece potrebbe giocare la presenza in giuria di Claudia Llosa, l’ultima donna premiata a Berlino nel 2009, nonché il fatto che sia una co-produzione tedesca, l’unico modo, ci pare, per dare un riconoscimento ai padroni di casa, che altrimenti rischiano di tornare a casa a mani vuote, a meno che la giuria non si inventi un premio collettivo per i ragazzi della gang del film di Dresen o un premio alla fotografia all’operatore di Victoria, autore dell’infinito piano-sequenza di quel film. Fra queste due opzioni – maestro del cinema vs esordiente – si situa il film che forse resta il più originale e forte di tutti, ossia El Club di Pablo Larrain, a cui, se fossimo in giuria, daremmo il premio principale. Qualcosa meriterebbe, a nostro parere, anche il bel film rumeno Aferim!, magari la sceneggiatura o il premio al protagonista maschile, sempre che non si decida di premiare Elmer Bäck, il rutilante interprete di Ejsenstein.
In una Berlinale, segnata da donne forti, Alba Rohrwacher ha tutte le carte in regola per vedersi riconoscere il premio come migliore interprete femminile, pur giocandosela almeno con Nicole Kidman, Juliette Binoche e con Antonia Zegers, la suora del film cileno. Un premio “tecnico” potrebbe toccare anche al film vietnamita. Se poi la giuria decidesse di voler stupire tutti, potrebbe prendere in considerazione il film russo, per cui valgono le considerazioni già fatte in altra sede. Un mistero è che cosa vorrà fare la giuria con 45 Years, il film Andrew Haigh, molto apprezzato dalla critica, un po’ meno da chi scrive. Anche i film fuori concorso da Wenders a Branagh, da Mr. Holmes a Elser sono stati mediamente di livello ben superiore rispetto all’anno scorso, se si pensa che nel 2014 c’era l’inguardabile Monuments Men oppure La belle et la bête di Christoph Gans.
È stata, come sempre, una Berlinale ricca anche nelle altre sezioni. E si riparte con la solita sensazione di aver mancato qualcosa. Sia Panorama che Forum hanno riservato alcune interessanti opere, di cui si è cercato in questi giorni di dare contezza.


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