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Berlino 2016 - Un primo bilancio

Pubblicato il 19 febbraio 2016 da Matteo Galli


Berlino 2016 - Un primo bilancio

Già in sede di presentazione lo avevamo intuito che non sarebbe stata una grande annata per il concorso berlinese– e così è stato.
Tralasciando i film fuori concorso – ma anche quelli abbastanza deludenti: da Spike Lee fino al grottesco Saint Amour visto oggi passando anche per un Coen minore – erano state selezionate molte opere semplicemente fuori collocazione (fra tutte, ovviamente, il film di Lav Diaz), cui vanno aggiunti almeno altri quattro, cinque film davvero scadenti, almeno, a parere di chi scrive: da quello di Denis Côté, a quello di Mia Hansen Løve, a quello di Jeff Nichols, per proseguire con il confusissimo film iraniano e con il film cinese (che potrebbe, a sorpresa, vincere qualcosa, se in Giuria prevarranno gli amanti di un cinema – sedicente – poetico e non narrativo).
Delle due produzioni di marcata origine letteraria nessuno mai ricorderà il mediocre Alone in Berlin, mentre – non foss’altro per la prestazione attoriale di Jude Law e di Colin Firth – qualche menzione in più la merita Genius. Le riserve per così dire ontologiche su Zero Days e su Soy Nero si sono espresse recensendoli. Dignitosi ma non più che dignitosi due veterani: Techiné e Vinterberg.
I premi importanti (Orso d’Oro, Premio della Giuria, Orso d’Argento per sceneggiatura, fotografia, attori) dovrebbero giocarseli i sei film restanti: quello polacco, quello di Tanović, forse Cartas de guerra, sicuramente il film tedesco (24 Wochen), non è da escludersi nemmeno il film tunisino (Hedi) e soprattutto Fuocoammare, che resta il favorito per il premio principale.
Azzardiamo un pronostico: Orso d’Oro a Rosi, premio della giuria al film polacco, migliore fotografia al film portoghese, Julia Jentsch rivince l’Orso d’Argento (a meno che, come si diceva, non venga dato al cast delle attrici polacche) e fra i maschi o un anglofono (Firth, Gleeson, Law: ne hanno bisogno?) o Majd Mastoura (il protagonista di Hedi). Altri attori non ce ne vengono in mente, ma forse ci stiamo sbagliando. Il premio Alfred Bauer potrebbe andare a Mohamed Ben Attia oppure a Anna Zohra Berrached.


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