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Bette Davis contro tutte: "Eva contro Eva" e "La Diva"

Pubblicato il 8 giugno 2012 da Raffaella Borgese


Bette Davis contro tutte: "Eva contro Eva" e "La Diva"

Due melodrammi che raccontano la crudeltà di Hollywood, lanciando il chiaro messaggio di non perdere mai di vista la regola principale che governa il mondo dello spettacolo: tutta finzione, la vita reale è più importante e fatta di altro. La Diva e Eva contro Eva sono due film da non dimenticare per tanti motivi: la sceneggiatura, la componente visiva e la direzione degli attori, fra i quali (sebbene tutti eccellenti) spiccano come sempre, ma mai allo stesso modo, le travolgenti performance di Bette Davis. Dopo una carriera cinematografica brillante, Margaret Elliot sprofonda in una discesa anche a causa delle condizioni finanziarie dovute a investimenti sbagliati. Nonostante ciò continua a combattere e pretende ruoli da protagonista, mentre registi e produttori la allontanano. Margaret si riversa sull’alcool e viene arrestata per ubriachezza. Grazie ad un ex collega, già precedentemente allontanatosi da Hollywood e rappresenta dunque l’alternativa di una vita sana e autentica, che paga la cauzione e le procura un impiego, ha la possibilità di ricominciare nella vita reale, ma presto lascia tutto per tentare il suo riscatto nel mondo del cinema. La sua presunzione è tale che dopo aver ottenuto un provino per una parte da comprimaria, decide di sostenerlo in maniera diversa dalle indicazioni datele, convinta che la sua interpretazione le farà ottenere invece il ruolo principale. Il fallimento è inevitabile, con annessa nuova demoralizzazione. Quando un giovane soggettista le propone un ruolo da protagonista nel suo film, dal titolo “La Diva”, in cui sono descritte le ridicole e penose situazioni che si ritrovano a vivere le attrici troppo piene del loro ego, Margaret capisce il suo grande errore e trona, con la figlia, dall’uomo che l’ha salvata. Memorabile la battuta del soggettista riguardo l’egocentrismo di certe attrici “….recitano 24 ore su 24, in perpetua adorazione di se stesse, non capendo quale dono gli ha fatto la vita: quello di essere donne”. Il film è sulla scia di Viale del tramonto, ma non mostra gli abissi spettrali, mantenendo dunque il racconto su un tono più elegiaco. Triste curiosità da ricordare è che in uan scena del film Bette davis, Sterling Hayden e Natalie Wood (nel ruolo della figlia della diva) fanno una gita in barca a largo di Los Angeles. dopo circa 30 anni, nel novembre del 1981, la Wood morì per annegamento, nello stesso tratto di oceano, in circostanze misteriose, mentre si trovava sul suo yacht con il marito Robert Wagner e Christopher Walken. Coraggiosa la Davis che in fondo impersona se stessa (ottenendo con questo ruolo la penultima delle sue 10 nomination all’Oscar) ossia una diva che viene superata da una giovane rivale, ed ecco che il pensiero si rivolge ad Eva contro Eva. Scritto e diretto dal regista Joseph L. Mankiewicz, questo film è uno dei massimi capolavori del cinema hollywoodiano che mostra il lato oscuro del mondo dello spettacolo, dominato dalle leggi dell’arrivismo e della carriera. Uscito nel 1950 (lo stesso anno del già citato Viale del tramonto) e liberamente ispirato ad un romanzo di Mary Orr, “The Wisdom of Eve”, il film delinea un ritratto raffinato quanto caustico del mondo dello spettacolo, in quanto “covo di serpi”. Gli ingredienti ci sono tutti: regia di alta classe, dialoghi brillanti e taglienti e un cast in stato di grazia, con particolare attenzione per la Davis, la quale chiamata all’ultimo momento per sostituire Cloudette Colbert, infortunatasi, dà vita ad un’interpretazione memorabile nel ruolo di Margo Channing, irascibile, istrionica star che dietro un carattere da una donna, nasconde una grande insicurezza con tanto di terrore della solitudine. Una famosa star di Broadway prende sotto la sua ala protettrice una giovane, astuta, falsa, ambiziosa attrice che punta a rubarle il trono. Film sul teatro, sulla potenza della parola, che mostra un equilibrio perfetto tra sceneggiatura e regia. Utilizzando un meccanismo costruito su un sistema di 7 flashback, Mankiewicz utilizza il punto di vista di tre narratori diversi, che durante una cerimonia di premiazione, a turno tornano con la mente agli avvenimenti riguardanti il personaggio di Eva Harrington, l’attrice arrivista, (bravissima Anne Baxter) inarrestabile nella sua scalata verso la celebrità. Il regista usa con efficacia la formula del flashback, già applicata in Lettera a tre mogli (1949) e poi nuovamente sfruttata in La contessa scalza (1954) descrivendo con lucidità l’ammaliante mondo del teatro, fatto di falsità, colpi bassi e imbrogli, con riferimento anche alla società caratterizzata dal successo, costi quel che costi, tanto vero allora come oggi. Il teatro visto come mezzo per illudere e raggirare, sarà tema ricorrente nella filmografia di Mankiewicz, di nuovo in Masquerede (1967) e nello splendido Sleuth (1972). Allo stesso modo in cui glia attori quando sono sulla scena interpretano una parte, anche i personaggi della storia, nella vita, di volta in volta indossano una maschera diversa. Si crea così un gioco di specchi, in cui la recitazione e quindi “menzogna”, è un’arma tagliente per incastrare l’avversario con l’obiettivo di realizzare i propri intenti. Acclamato dalla critica, Eva contro Eva ebbe 14 nomination all’Oscar ed è l’unico film nella storia del cinema ad averne ricevute 4 per le interpretazioni femminili (la Davis e la Baxter come migliori attrici protagoniste e Holm e Ritter per le non protagoniste). In totale ne vinse 6 tra cui miglior film, regia e sceneggiatura.

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