Biancaneve e gli 007 Nani
Biancaneve e gli 007 Nani è una produzione statunitense affidata alle cure di una casa d’animazione europea, la Berlin Animation, che non è nuova a operazioni del genere. Gli 007 nani del titolo infatti sono personaggi ricorrenti nella filmografia della Berlin, dato che gli stessi nani, in un precedente film della casa tedesca, risolvevano i problemi esistenziali di una Cenerentola originale quanto questa Biancaneve (Cenerentola e gli 007 Nani: cifra tematica di questi lungometraggi animati è infatti la dissacrazione delle favole classiche dei fratelli Grimm, reinventate ed epurate di qualsiasi tono fiabesco e ridicolizzate negli aspetti più ingenui e distanti dalla cultura contemporanea.
Caratteristiche che ricordano qualcosa? Qualcosa che somiglia ad un orco verde, simpatico e volgare, e che risale alla stagione cinematografica 2001? Si, perché fu Shrek della Dreamworks ad inaugurare ufficialmente l’importante fase della rivisitazione delle favole classiche, e a sfruttare al meglio e con abilità assoluta tutte le possibilità che una simile scelta tematica poteva offrire al nuovo cinema d’animazione. Malgrado la finezza della scrittura, e l’elevato livello di realizzazione, anche Shrek, nella sua terza parte, ha iniziato a dare segni di stanca, evidentemente perché, pur essendo talune tematiche assolutamente stimolanti, a lungo andare anch’esse esauriscono la forza degli argomenti. Il confronto con il capolavoro di Andrew Adamson e Vicky Jenson, purtroppo, nasce spontaneo quando ci si trova al cospetto di opere come Biancaneve e gli 007 Nani. Esattamente come in Shrek, tanto per cominciare, abbiamo uno sconvolgimento del quadro ambientale/temporale, dove eventi e situazioni non sono riconducibili a quel tempo medievale cui è spontaneo collocare la maggior parte delle fiabe: se Shrek si divertiva con il Karaoke, Biancaneve qui si serve di un telefono cellulare per comunicare con le sue amiche, veste con leggins e top, e in discoteca balla sempre le hit più recenti. Il tentativo di sconvolgere o far sorridere grazie a questi espedienti in Biancaneve e gli 007 Nani non funziona, perché il cartoon, oltre ad essere “trattenuto” in certi punti, in quanto evidentemente rivolto ad un pubblico poco svezzato, si serve di trovate per l’appunto già viste molte volte in questi ultimi anni, e non solo in Shrek; non ultimo, il film non è sostenuto da un lavoro tecnico adeguato in fase realizzativa: resa finale poco più che sufficiente, rigidità nei movimenti e povertà espressiva penalizzano anche quelle trovate comiche sempre presenti nei cartoon per l’infanzia (gaffe come ruzzoloni e quant’altro), al punto che in questi momenti si rende necessario uno sforzo di concentrazione per capire cosa accada ai personaggi; e supponendo che la sciattezza del prodotto voglia essere un ulteriore sfida alla confezione laccata delle fiabe animate classiche, allora Biancaneve e gli 007 Nani peccherebbe anche d’incoerenza, dato che si risolve con una serie di azioni buoniste ricercando il più prevedibile degli happy end.
In Italia il film è stato promosso unicamente sul doppiaggio, affidato alla star televisiva Antonella Clerici, che interpreta Biancaneve, e a Jerry Calà che presta la voce allo Specchio delle Brame, ed è triste che nelle conferenze stampa dedicate all’uscita di questi prodotti s’incontrino solo i doppiatori nazionali, che hanno sempre poco da dire a proposito del film; sarebbe ben più gradito confrontarsi con gli autori: per quanto di scarso livello, il 3D è comunque l’avanguardia del cinema. Non è trascurabile che siano molti i lungometraggi d’animazione realizzati in computer grafica che iniziano ad arricchire la filmografia europea, ecco perché sarebbe interessante poterne sapere sempre qualcosa di più.
(Happily N’Ever After 2) Regia: Steven E. Gordon, Boyd Kirkland; soggetto e sceneggiatura: Chris Denk; musica: Paul Buckley; produzione: Kickstart Productions; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Germania 2009; durata: ‘75;