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Bilanci e promesse

Pubblicato il 26 novembre 2004 da Andrea di Mario


Bilanci e promesse

Non mi innamorerò così mai più in tutta la mia vita; dice il ragazzo che viene a sapere della morte della fidanzatina; - a qualcuno nemmeno capita; gli fa eco il detective che lo sta interrogando. Siamo in una delle scene più intense di Mystic River, il primo film in cui zio Clint ha dovuto scegliersi un alter ego per raggiunti limiti di età, come ha fatto anche Woody Allen con Jason Biggs per Anything Else. Il Kevin Bacon di Eastwood è stringato, secco, ambiguo (anche se poi l’Oscar è stato assegnato alla recitazione scopiazzata, tutta tabacco e burbon di Sean Penn). Il buon Kevin ha raccolto il testimone di un regista che ha oltrepassato i settanta e ci regala un personaggio davvero attuale, in cui la maschera ubbidiente e ben inserita in un ruolo sociale stride con la sua umanità soffocata. Stesso profilo a ben guardare quello del figlio del protagonista di Big Fish, fino all’ultimo arroccato nel suo scetticismo incredulo. Figure del tempo. Mystic River è stato eletto dalla redazione miglior film dell’anno (ma molti di quelli che lo hanno caldeggiato non lo considerano tuttavia la migliore regia dell’ex sindaco di Carmel...). Il referendum ha avuto spunti accesi e polemici di cui pubblichiamo - per tradizione - le risultanze, anche con l’occasione di linkare i relativi approfondimenti, il nostro lavoro di un anno, magari occasione di rilettura dopo una visione in arena. Una testimonianza per qualcuno forse troppo ingenua di passione per i film, i loro personaggi, le storie dietro le quali c’è sempre un cinefilo in ascolto. A qualcuno nemmeno capita. Ma è stato questo anche e soprattutto l’anno della rinascita del documentario. Lo stellone Michael Moore ha acceso l’esigua “rive gauche” nella serata di premiazione degli Oscar per poi raccogliere il consenso esteso a Cannes, dove Fahrenheit 9/11 ha vinto all’unanimità la Palma d’Oro. Questo primato riecheggia in tutti i gironi del cinema: i festival dedicano spazi sempre più ampi al doc, le produzioni lo promuovono (anche la nuova legge sul cinema lo contempla ma considerandolo alla stregua dei film a soggetto detraendo ulteriore risorse a questi ultimi traballanti); i critici lo innalzano a metagenere. Perché il documentario mostra, spiega e convince il pubblico molto meglio di quanto faccia la televisione su una contemporaneità che parla di violenza, di declino, di sopraffazione con temi assolutamente generalizzanti e con le cifre sconvolgenti di morti, cifre tonde, sempre, per non sbagliare. Questa rinascita è dovuta anche alla diffusione del cinema a basso costo realizzato in digitale. Si può girare e montare ovunque, scendere sotto casa e filmare l’assurdo, il comico, il tragico. Gli attori non costano niente, siamo noi. Benvenuto questo rimescolamento di carte, con la speranza che fornisca linfa al filone avvizzito del Cinema nella battaglia delle idee, ma anche e soprattutto alla riformulazione della stessa nozione di documentarismo - fino al suo estremo, il mockumentary - purché tutto non diventi una retorica con gli eroi, i martiri e i “politici” della verità. Close-Up seguirà con attenzione il fenomeno, a partire naturalmente da Fahrenheit 9/11, a cui verrà dedicato uno speciale con approfondimenti, perché no, anche polemici. Sta per aprire i battenti il carrozzone della 61a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Affidata in extremis a Marco Müller che da pratico sapiente ha fatto di necessità virtù, alleggerendo i menù indigesti, sostituendo sezioni pretestuose come “Controcorrente” e “Nuovi territori” con le più mirate “Venezia mezzanotte”, dedicata al film di genere e spettacolare e “Venezia digitale”, rivolta esclusivamente a tale tipo di produzione. Polemica sarà, certamente, sulla qualità dei film, su queste sezioni che saranno certamente definite “ghettizzanti”, sui panini avariati, sui drink stracari del Lion’s Bar, sul probabile acquazzone senza riparo. Intanto Müller ha già bruciato tutti sul tempo: i film della Mostra sono tutti molto belli, ha affermato perentorio. Continuate a collegarvi con il nostro sito, come sempre assicureremo una “diretta” dell’evento, chiusa dal consueto e nutrito speciale completo di recensioni, commenti, interviste. I nostri lettori più assidui avranno notato che questi mesi estivi sono stati contraddistinti dal caos informatico della nostra rivista che è apparsa aggiornata, poi vecchia, infine scomparsa, ora finalmente, nuovamente on line, prima di un ulteriore aggiustamento tecnico e un vernissage per quanto riguarda il forum che sarà nuovo e più funzionale. Con esso contiamo di migliorare il dialogo con voi, convinti di accogliere spunti, stimoli, arricchimenti (che non consistono in recensioni da primi della classe, come spesso ci capita di vedere). Siamo convinti che sia il cinema stesso a condurci su questa via di approfondimento su ciò che ci circonda e su cosa ci piace di più.


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