Black Panther

"Wakanda per sempre!"
A poco più di due mesi dall’uscita nelle sale italiane (previsto per il 25 aprile) dell’attesissimo Avengers – Infinity war, la Marvel Studios distribuisce il diciottesimo lungometraggio che va a incastonarsi nel complesso Marvel Cinematic Universe: Black Panther, diretto da Ryan Coogler (Creed – Nato per combattere) proietta per la prima volta lo spettatore nel fittizio e ultratecnologico stato africano del Wakanda, terra natale del principe T’Challa (Chadwick Boseman), in arte Black Panther, supereroe dotato di grande agilità, forza e resistenza fisica e di una tuta da combattimento implementata da innesti in vibranio (lo stesso metallo dello scudo di Capitan America); ed è proprio il vibranio che costringerà T’Challa, salito al trono al posto del defunto padre T’Chaka (John Kani), a combattere per difendere il popolo africano dalle mire usurpatrici del redivivo cugino Killmonger (Micheal B. Jordan).
Sorretto da un cast di alto livello (da Lupita Nyong’o, a Danai Gurira, da Angela Bassett, a Martin Freeman e ancora Andy Serkis e Forest Whitaker…), Black Panther può vantare un soggetto davvero accattivante e coinvolgente, che pianta le proprie radici nel movimento rivoluzionario delle Pantere Nere, protagonista dell’America verso la fine degli anni Sessanta; e proprio il furente desiderio di giustizia sociale e uguaglianza per i diritti civili degli afroamericani, qui debitamente contaminato con quella inversione oscura tanto cara ai cinecomics che tentano di “riscrivere” a modo loro un pezzettino di storia, sono la causa scatenante delle vicende narrate, una lunga escalation dominata da sete di vendetta da parte di Killmonger nei confronti della famiglia reale. Di pari passo, la narrazione non lesina riferimenti espliciti alla tendenza isolazionista dell’attuale governo americano (ma chi ha mancato di farlo dall’elezione di Donald Trump a oggi…?!).
Purtroppo, di questa consistente mole di buone intenzioni, supportata da imprescindibili riferimenti per l’adattamento (su tutti la posizione geografica del Wakanda e la divisione in tribù del popolo africano protagonista), Coogler non riesce a farne buon uso, graffiando solo in superficie il contesto affine al movimento delle Pantere Nere, relegato a semplicistico espediente narrativo, mentre la questione isolazionista finisce con l’essere trattata in modo svogliato e colpevolmente retorico, costantemente minacciato da insipide dichiarazioni di circostanza. Argomenti dalla valenza storica e contenutistica fin troppo voluminosi e incisivi per essere trattati con tale sufficienza.
Black Panther è, altresì, un prodotto che sfoggia un comparto estetico eccezionale, un orgasmo visivo multicromato e variegato, supportato dall’ormai predominio di un’eccelsa computer grafica. Il design delle vesti delle varie tribù, quello delle armature dei guerrieri, gli altopiani mozzafiato, le gelide montagne inghiottite dalla neve, i territori mistici nei quali T’Challa si addentra al compimento del rituale di incoronazione incollano lo spettatore sul grande schermo e gli mozzano il fiato, per quanto fascino emanano; inoltre, il costume di Black Panther, che fa il verso a quello di Iron Man, può essere annoverato senza patemi tra le migliori tute da combattimento mai indossate da un supereroe di casa Marvel.
Peccato che, al di fuori delle defezioni testuali di cui sopra, Black Panther arranchi anche sul piano dello svolgimento: alcune dinamiche, su tutte la “ripresa giustificata” del combattimento tra T’Challa e Killmonger, la venuta dell’esercito della tribù capeggiata da M’Baku (Winston Duke) in difesa dei wakandiani durante lo scontro finale e il pentimento immediato dell’antagonista una volta sconfitto, vengono proposte con una meccanicità sconcertante, banali nella loro concezione, pedanti nella loro esaltazione. Tutto già visto? Certamente, come nella stragrande maggioranza dei titoli affini, ma ciò non dovrebbe giustificare l’assenza dalla messa in scena di artifici originali e, più in generale, di spunti derivanti da un livello di scrittura maggiormente ricercato e ardito. In questo modo non avrebbe più senso nemmeno attendere il prossimo cinecomics.
(Black Panther); Regia: Ryan Coogler; sceneggiatura: Ryan Coogler, Joe Robert Cole; fotografia: Rachel Morrison; montaggio: Claudia Castello, Michael P. Shawver; musica: Ludwig Göransson; interpreti: Chadwick Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Letitia Wright, Winston Duke, Angela Bassett, Forest Whitaker, Andy Serkis; produzione: Marvel Studios; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures; origine: U.S.A., 2018; durata: 134’
