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Borgman

Pubblicato il 21 maggio 2013 da Giovanni Spagnoletti

VOTO:

Borgman

Algido e freddo è il clima di Borgman, pellicola di Alex van Warmerdam. Inquietante come lo sguardo del suo protagonista Camiel, maschera di un mostro che ci cela dietro le spoglie di un apparente clochard. Van Warmerdam dirige infatti un film che mescola le caratteristiche di un thriller psicologico con la più tipica black comedy nordeuropea. Questo spaventoso personaggio ha infatti nel mirino una tranquilla e pacata famiglia borghese, la cui vita verrà lentamente ma inesorabilmente distrutta.

Dietro a questa alienante atmosfera, oltre gli strani personaggi che popolano la pellicola, il regista olandese dissemina una lunga serie di tematiche, spesso fin troppo riconoscibili. La stessa, evidente, rivolta degli apparenti senzatetto contro una sfacciata borghesia non può che esser letta come la volontà di mostrare in modo diretto lo scontro fra classi sociali sempre più distanti. Anche in Olanda, evidentemente, la crescente sperequazione sta cancellando la classe media trasfondano, chi non riesce a stare al passo, in clochard. Ma questa piccola rivoluzione violenta e spaventosa non si traduce in critica sociale, non si fa monito, ma si trasfigura semplicemente in incubo. Un incubo che richiama alla mente un altro tema non certo originale, il fascino potente del male. Sarà infatti il lento coinvolgimento di una parte della famiglia nel complesso piano di Camiel uno degli elementi decisivi per la sua stessa riuscita. Come se una parte di noi, quella nascosta dietro la più calma e ordinata routine, tendesse sempre e comunque verso i peggiori istinti umani. Un lato oscuro pronto ad uscire se stimolato con la giusta intensità. A stonare, in questo malefico quadretto disegnato da van Warmerdam è però sopratutto l’aura di misoginia che circonda la pellicola. Tutte le donne di Borgman infatti sono deboli e malleabili, punti deboli di questa serenità apparente, gli ingranaggi da toccare per distruggere l’intero sistema. Nessuna di loro sembra in grado di resistere al fascino malvagio di Camiel e dei suoi compagni. Senza una ragione valida sia la padrona di casa che la tata, le due donne adulte della narrazione, si lasciano corrompere, quasi ammettessero semplicemente di non essere in grado di farlo.

Al di là di questo spiacevole sottotesto e dei molteplici, seppur non originali, temi narrati la forza di Borgman risiede nello stile che van Warmerdam conferisce alla pellicola. Il clima rarefatto che si respira durante tutto il di film, le architetture geometriche dell’abitazione della famiglia che rispecchiano quelle strutturali del film, la regia puntale e fredda tanto quanto le azioni in scena; è questo il vero valore aggiunto della pellicola. Pur non aggiungendo molto ad una tradizione cinematografica che fa di queste atmosfere il suo punto di forza Borgman risulta un film assolutamente godibile, nel suo straniante mix di thrilling e commedia. La grande interpretazione di Jan Bijovet, vero deus ex machina del film, rappresenta poi quel tocco di qualità in più che non nuoce certo ad un’opera non originale ma sicuramente riuscita.


CAST & CREDITS

(Borgman); Regia e sceneggiatura: Alex van Warmerdam; fotografia: Tom Erisman; montaggio: Job Ter Burg; interpreti: Jan Bijovet, Hadewych Minis, Jeroen Perceval, Sara Hjort Ditlesven; origine: Olanda, 2013;  durata: 113’


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