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Botticelli. Inferno

Pubblicato il 7 novembre 2016 da Marco Di Cesare
VOTO:


Botticelli. Inferno

Probabilmente non sarà legata unicamente all’uscita in sala di quell’Inferno che Ron Howard ha tratto da Dan Brown, ma anche alla messa in onda della serie I Medici sul primo canale della tv nazionale italiana, la decisione di far proiettare nei cinema (come evento lungo tre giorni) questo documentario sul più famoso pittore fiorentino della propria epoca, quando la città del giglio già da tempo stava rifiorendo, florida capitale del Rinascimento che di bellezze si stava ricoprendo, col fine di sfidare l’eternità e di mostrare ai posteri quella che la sua ricchezza e la sua potenza sono state.
Bellezza che è giunta fino a noi, probabilmente affinché noi sorvolassimo – o, magari, nemmeno ci interrogassimo – sulle possibili brutture di quei tempi così lontani.

E, in effetti, Botticelli. Inferno comincia con l’intervista a uno studioso italiano il quale, con Ponte Vecchio sullo sfondo, illustra il disagio che si viveva nella Firenze del Quattrocento, in particolare in quella determinata parte della città, tra incuria, sporcizia, malattie e abbandono, con un Arno sul quale galleggiavano carcasse di animali gettate lì dalle botteghe di macellai che proliferavano lungo il ponte. Così come il disagio di talune professioni artigianali, a causa di proibitive condizioni lavorative: gli orafi per esempio.
E proprio come orafo cominciò Sandro Botticelli, in età puberale; viatico questo, l’aver utilizzato e affinato le proprie doti di disegnatore, fondamentale nell’avere successivamente intrapreso la carriera di pittore, cominciata come apprendista presso il rinomato Filippo Lippi. Carriera questa che lo porterà a diventare il pittore più importante nella corte dei Medici. Prima che la sua fama sparisse nell’oblio per oltre tre secoli, riscoperta nella fortuna critica e di pubblico solamente dalla seconda metà dell’Ottocento.

Botticelli. Inferno intende far scoprire il lato probabilmente più nascosto dell’artista conosciuto soprattutto grazie alla Primavera e alla Nascita di Venere: figure cioè idealizzate, principalmente per quanto riguarda quelle femminili, portatrici di una bellezza armoniosa e memori dell’epoca classica con la sua mitologia, collegamenti tra il passato e la sua filosofia e il presente rinascimentale. Laddove il documentario di Ralph Loop si sofferma quasi esclusivamente sul lato oscuro e più inquieto dell’artista e anche di quell’uomo passato alla Storia come ’Sandro Botticelli’. Un individuo che rispecchia i tormenti di una società sospesa tra Medioevo, Umanesimo e Rinascimento, in bilico tra razionalità e difficoltoso rapporto col peccato, il divino in terra, la morale e l’aldilà.
Cosicché appare scontato il legame che Botticelli ebbe con un’altra gigantesca personalità di Firenze, vissuta oltre un secolo e mezzo prima di lui: ossia Dante Alighieri, la cui Divina Commedia riuscì a fornire un ritratto dell’aldilà che orribilmente spaventava gli uomini del Quattrocento, terrorizzati che le loro mancanze in terra avrebbero loro assicurato supplizi eterni, più che la possibilità della Salvezza.
Così come l’artista visivo aveva fatto attraverso il breve ciclo ispirato al decameroniano Nastagio degli Onesti: anche questa un’opera dal registro fantastico, orrorifico e latrice di un exemplum morale (seppure ironicamente prosaico, come tipico del Boccaccio del Decameron).

Di ciò parla Botticelli. Inferno: delle decine e decine di disegni su pergamena che il pittore dedicò come illustrazioni a ogni canto della Commedia dantesca, restituendone lo spirito in modo meticoloso e appassionato. Mentre grande spazio è dedicato a quella che sarebbe forse dovuta essere la copertina di quel prezioso libro illustrato: una piantina dell’Inferno, opera a colori realizzata in modo minuziosissimo, una tavola che in sé racchiude tante tavole, come un fumetto che raffigurasse il viaggio di Dante e Virgilio, disegno custodito nella Biblioteca Vaticana, protetto da occhi e mani indiscreti, oltre che dall’incuria del tempo e della vita di tutti i giorni che scorre al di fuori delle sue mura. Ma finalmente reso disponibile per l’occhio elettronico di uno scanner professionale, manovrato dalle mani sapienti di attenti studiosi, affinché l’informatica possa rivelare dettagli fino ad allora rimasti nascosti all’occhio umano, mentre una copia digitale ad alta definizione viene così resa disponibile a chiunque voglia addentrarsi nel mistero di Botticelli, meravigliandosi di fronte ad esso.
E come un viaggio è strutturato il lavoro di Loop: una ricerca attraverso i moderni mezzi audiovisivi, per ricomporre un’opera multimediale risalente a secoli fa, che si era sparsa tra Italia, Gran Bretagna e Germania, al fine di divulgarne oggi la sua sperimentale grandezza.


CAST & CREDITS

(Botticelli Inferno); Regia: Ralph Loop; fotografia: Tobias Rupp; montaggio: Manuel Sanchez e Ralph Loop; produzione: TV Plus Productions Germany, Medea Film, Nexo Digital; distribuzione: Nexo Digital; origine: Germania e Italia, 2016; durata: 96’; web info: minisito del distributore italiano.


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