C’è chi dice no

Dopo Il 7 e l’8 e La matassa, Avellino gira la sua terza commedia, stavolta senza Ficarra e Picone. Firenze. Max, Irma e Samuele sono laureati e, dopo anni di gavetta, accarezzano l’idea di poter finalmente progredire professionalmente ed ottenere un contratto di lavoro dignitoso. Ovviamente però i posti che sarebbero spettati loro per merito ed esperienza vengono assegnati ai soliti raccomandati. Max, aspirante giornalista, nonché buona penna, si vede soffiare il posto dalla figlia raccomandata dello stimato professor Giannotti, autore del libro "L’elogio del merito". Irma, che vorrebbe diventare medico di ruolo dopo anni di impegno nel suo lavoro, per non essersi mai concessa viene definita ruffiana dal figlio medico del primario, il quale fa assumere la fidanzata straniera. Samuele, assistente universitario dell’autorevole professor Fenaroli e ricercatore alla facoltà di legge, vede la sua cattedra assegnata a Pino Conca, marito ignorante della figlia del barone De Rolandis. Ad una cena di classe i tre si rincontrano dopo quindici anni, e, irritati dai vari figli di avvocati, figli di medici, figli di professori di successo per aver proseguito le carriere dei padri, decidono di vendicarsi: si scambiano i raccomandati e gli rendono la vita difficile tra telefonate anonime e simpatici atti di vandalismo.
Nei primi cinque minuti del film sono menzionati lo stalking, youporn e il segreto per un matrimonio felice: l’infedeltà. Su questo desolante panorama emotivo, sentimentale e sessuale che apre il film, si dipanano le vicende di una generazione di orfani, data la profonda frattura che separa due mondi: quello dei padri e quello dei figli. Se i raccomandati si ritrovano “piazzati” quasi a loro insaputa e immeritatamente sul posto di lavoro per il quale qualcun altro ha sudato per anni, inconsapevoli della loro fortuna e costantemente alla ricerca dell’approvazione o dell’aiuto paterno, condannati così ad essere eterni ragazzini viziati e inetti, i vari figli di nessuno si dimenano nel tentativo di inseguire l’illusoria possibilità di affermarsi professionalmente che il sistema democratico sembra offrire loro, restando ignorati da chi li sfrutta e subendo la disapprovazione dei loro stessi genitori, i quali avrebbero preferito che mandassero avanti l’azienda di famiglia. Che siano figli di ferrovieri, ristoratori e proprietari di ferramenta o figli di dottori, professori e avvocati illustri, questi trentenni sono costretti a giocare scorrettamente, a sporcarsi la coscienza e la fedina penale perché intrappolati in un meccanismo dominato dal sistema delle caste chiuse e dei favoritismi, tanto ben rodato e scontato da essere strutturale e imprescindibile. È chiaro che, ovviamente, hanno la peggio i figli di nessuno, giovani donchisciotte impegnati in una battaglia persa in partenza perché sottaciuta, ignorata o addirittura negata, perché «queste cose in Italia sono normali, non è mafia». Quello mafioso è un atteggiamento diffuso che caratterizza gli italiani, i quali tutti, chi più chi meno, sono disposti ad assecondare l’ipocrisia di un sistema che si spaccia per democratico, mentre nega la meritocrazia.
C’è chi dice no è un Delitto per delitto all’italiana, ovviamente in chiave comica, contaminato dall’ironia – in questo caso meno poetica – de Il favoloso mondo di Ameliè. Sebbene il film sia divertente e tutto sommato abbastanza riuscito, si ha l’impressione che avrebbe potuto dare di più e ambire ad un maggior spessore, pur rimanendo un lungometraggio comico e d’intrattenimento. Buono il lavoro degli attori, che hanno recitato in toscano.
Regia: Giambattista Avellino; sceneggiatura: Fabio Bonifacci; fotografia: Roberto Forza; montaggio: Claudio Di Mauro; musica: Aldo De Scalzi, Pivio; interpreti: Paolo Ruffini (Samuele), Claudio Bigagli (Prof. Fenaroli), Giorgio Albertazzi (Barone De Rolandis), Luca Argentero (Max), Marco Bocci (Pino Conca), Myriam Catania (Enza Giannotti), Roberto Citran (Edmondo Giannotti), Paola Coltellesi (Irma), Chiara Francini (Mara Conca); produzione: Cattleya; distribuzione: Universal Pictures; origine: Italia; durata: 95’.
