Cannes 2017 - Sicilian ghost story

Sicilian ghost story, dei registi palermitani Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, è il film che ha aperto la “Settimana della critica” nella 70 edizione del “Festival di Cannes”. Si tratta di un’opera con un’ambizione senz’altro anomala nel panorama del cinema italiano: usare il filtro di genere della ghost story e del mistery-soprannaturale (suggestione dichiarata sin dal titolo) per raccontare, contrariamente a ogni aspettativa, la storia di un sequestro di mafia evitando le trappole del solito linguaggio cinematografico di denuncia. L’operazione, sulla carta intrigante, ci pare, però, riuscita solo in parte.
La protagonista, Luna, un’adolescente siciliana (Julia Jedlikowska), invaghitasi di un suo compagno di classe, Giuseppe (Gaetano Fernandez), con il quale condivide l’amore per la natura e il desiderio di evadere dalla realtà, farà di tutto per ritrovare il ragazzo, dopo la scomparsa improvvisa di quest’ultimo, rapito da alcuni uomini della mafia per operare un ricatto.
Il pregio maggiore del film è senz’altro nella fotografia, soprattutto nei campi lunghi che immortalano paesaggi siciliani di notevole fascino: boschi, campagne, fino alla scena finale che ritrae il mare con la Valle dei templi di Agrigento sullo sfondo. Bellezze paesaggistico-artistiche che non hanno bisogno di presentazioni, perché le immagini parlano da sole.
Dubbi si possono invece sollevare, invece, sulla sceneggiatura che delinea personaggi abbastanza bidimensionali - alle volte vere e proprie macchiette sicule o stereotipi (il mafioso sporco e cattivo, il ragazzo secchione con gli occhiali, la ragazza adolescente ribelle) - e che semplifica molto una vicenda realmente accaduta che meritava un’analisi ben più complessa. Le figure degli adulti ad esempio paiono più piatte, soprattutto quelle dei genitori, centrali se l’obiettivo doveva essere quello di far emergere il conflitto adolescenziale o il contrasto tra la ricerca della verità da parte della ragazzina e la connivenza ottusa degli adulti rispetto alla mafia.
In questo modo la suggestione iniziale, creata con tocchi mistery e inquadrature horror, ben presto si spegne. Già a metà dell’opera lo spettatore ha capito il gioco linguistico e cinematografico al punto da far pensare che forse il concept dell’opera sarebbe stato più adatto per un corto, che per un lungometraggio.
La seconda parte della pellicola appare ridondante, a tratti confusa. Il racconto, quasi del tutto esaurito, fatica a proseguire. I personaggi ripetono se stessi, le scene oniriche non si amalgamano bene con la narrazione. Il finale, soprattutto, che avrebbe dovuto essere dirompente per lo spettatore, nel suo incarnare lo spirito di denuncia del film, perde molto del suo significato, tanto da uscirne diluito e alquanto scontato, il che è paradossale se si pensa che il caso del piccolo Di Matteo è stato uno dei fatti di cronaca più eclatanti, legati alla mafia
L’ibrido fiaba horror-film denuncia, scelto dai due registi, quindi, non convince. La finta ghost story, sebbene scenicamente buona, pare fragile nel suo impianto e nel montaggio. Non arriva al punto, a differenza di altri film tra cui Io non ho paura di Salvadores e il più recente La mafia uccide solo di estate” i Pif , al confronto ben più incisivi.
Tra gli attori, interessanti la giovane protagonista femminile (Julia Jedlikowska). Infelice, invece, la scelta della madre svizzera (svizzera anche l’attrice) che parla un siciliano misto ad espressioni in lingua elvetica. Questo rende il suo ruolo poco convincente, lì dove, invece, avrebbe potuto assumere importanza, soprattutto nel confronto con la figlia. Certo, per un pubblico internazionale, che non conosce nel dettaglio le crudeltà della mafia, la pellicola può suscitare interesse ed ha certamente la sua importanza, ma il suo impatto non è forte come quello che avrebbe potuto avere, se ad esempio si fosse svincolata da un modo caricaturale di intendere la sicilianità e avesse cercato invece di andare più a fondo, dato che l’occasione cinematografica c’era, vista la rilevanza del soggetto.
(Sicilian ghost story); Regia e sceneggiatura: Antonio Piazza, Fabio Grassadonia; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Cristiano Travaglioli; musica: Soap&Skin; interpreti: Julia Jedlikowska, Gaetano Fernandez, Corinne Musallari, Vincenzo Amato, Sabine Timoteo, Filippo Luna, Lorenzo Curcio, Andrea Falzone, Federico Finocchiaro; produzione: Indigo Film, Cristaldi Pictures, RAI Cinema, MACT Productions, JPG Films, Ventura Film, RSI - Radiotelevisione Svizzera di Lingua Italiana; origine: Italia, 2017; distribuzione: BIM Distribuzione, Jour2fête, Filmcoopi Zürich AG; durata: 122’
