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Cannes 67 - Considerazioni finali

Pubblicato il 25 maggio 2014 da Francesca Polici


Cannes 67 - Considerazioni finali

E’ Sofia Loren a presentare il Gran Premio della Giuria di questa sessantasettesima edizione del Festival di Cannes. Un scelta non casuale, dato che il riconoscimento va alla “nostra” Alice Rohrwacher ed al suo Le Meraviglie, con cui torna a Cannes dopo il suo esordio alla Quinzaine con Corpo Celeste del 2011. Un premio per tanti inatteso: si puntava molto su Naomi Kawase ed il suo Still the Water come catalizzatore delle simpatie “di genere” della presidentessa della giuria Jane Campion. Sarebbe però sbagliato pensare che il premio portato a casa dalla giovane regista sia in parte dovuto al suo essere donna, dato che Le Meraviglie è senz’altro uno dei film più belli visti in concorso quest’anno a Cannes, una favola poetica sorretta da una regia sorprendente ed all’altezza dei grandi nomi della competizione.
Il vincitore della palma non desta invece grandi sorprese: Winter Sleep del turco Nuri Bilge Ceylan, pur se proiettato nei primissimi giorni della kermesse, è stato da subito visto come il titolo più quotato per il premio più ambito. Col passare dei giorni si sono però insinuati dei competitor molto credibili. In primo luogo i pupilli di Cannes Jean-Pierre e Luc Dardenne (che hanno già portato a casa due palme d’oro) con il loro Two Days, One Night, la cui esclusione totale dal palmares ha lasciato interdetti non pochi e anche creato qualche malumore. Molte simpatie, e qualche speranza di vittoria, si erano anche appuntate su Mommy dell’ “enfant prodige” Xavier Dolan, che se porta a casa il premio della giuria – ex aequo con Adieu au Langage del maestro Jean-Luc Godard, un premio forse più dovuto che sentito – aveva meritato un riconoscimento più sostanzioso. Dolan, comunque, si commuove e ringrazia la presidentessa Jane Campion, dichiarando che è stato il suo Lezioni di piano a fargli provare per la prima volta il desiderio di raccontare storie di donne forti e complesse, che non siano “nè vittime né oggetti”.
Il premio alla regia va ad un altro dei favoriti della kermesse: Bennett Miller con il suo Foxcatcher – già dato in anticipo sui tempi anche tra i papabili dei prossimi Academy Awards - che se non è forse uno dei titoli migliori visti in concorso ha senz’altro un’idea di regia forte e raffinata.
A portare a casa il riconoscimento per la sceneggiatura è invece Andrey Zvyaginstev con Leviathan, premio meritato ma forse anche politico, dato che in un momento delicato e di transizione come questo attacca a testa bassa la corruzione, la prepotenza e le oscure manovre del potere in Russia.
Le migliori interpretazioni vanno alla bravissima Julianne Moore di Maps to the Stars di Cronenberg – anche se qualcuno avrebbe scommesso su Marion Cotillard per Two Days, One Night – e allo straordinario ritratto di William Turner tratteggiato dall’attore fisso di Mike Leigh Timothy Spall in Mr. Turner. La Camera D’or la vince il film collettivo d’apertura di Un Certain Regard Party Girl, mentre il grande escluso resta per noi il bellissimo western di Tommy Lee Jones: The Homesman. Di certo però il film del grande attore americano non avrà problemi ad essere distribuito nel nostro paese, così come usciranno certo anche molti altri degli esclusi: Ken Loach con Jimmy’s Hall, i Dardenne, The Search del premio oscar Michel Hazanavicius e la “superproduzione” argentina Wild Tales. Sarebbe invece stato difficile riuscire ad immaginare Winter Sleep, film assai complesso di più di tre ore, sugli schermi italiani se non avesse vinto la palma, mentre ora la distribuzione è garantita ad opera di Lucky Red. E fortunatamente anche Mommy arriverà in Italia, tramite l’acquisto di GoodFilms: speriamo solo di non dover aspettare troppo tempo per poter rivedere quello che per noi resta il film più bello del concorso.


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