Casanova

Anche se presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno, quest’ultima opera di Lasse Hallstrom ha raccolto molta attenzione da parte del pubblico. I motivi, legati in parte all’interesse per la location, sono da ricercare nell’evento stesso, organizzato in grande stile con la contemporanea riproposizione alla Mostra del Cinema di altri, più o meno illustri film sul personaggio usciti qualche decennio fa.
Ed è proprio dalla scenografia del film su quest’ultima versione di uno dei cittadini veneziani più famosi del mondo che parte il confronto con le altre opere. Nella pellicola, in parte girata a Venezia e in parte a Vicenza, si cerca di far apparire una Serenissima patinata e alquanto irreale, carnevalesca in tutte le sue espressioni, dal Vescovo inquisitore al Doge passando per tutta una serie di personaggi minori, più macchiette che vere espressioni di realtà umane. Così, anche attraverso una serie di citazioni fuori luogo, si arriva alla consapevolezza di una lettura turistica più che storica di una delle città più magiche del mondo. Per ottenere ciò tutto diviene allora lecito: grossi ed esageratamente vistosi interventi di post produzione sull’immagine reale, effetti speciali che servono a cancellare tutto quello che di poco settecentesco poteva apparire nei numerosi campi lunghi utilizzati dal regista.
La stessa fotografia è piatta, lisa, una Venezia da cartolina sbiadita sino all’inverosimile. Siamo lontani dal calore, dalla ricchezza e dalla decadenza della Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano, film di Luigi Comencini del 1969, dove lo scenografo e costumista Gherardi aveva realizzato una delicata ricostruzione della Venezia della metà del ‘700.
Neanche lontanamente la Venezia americana si avvicina alla circolare ricostruzione del personaggio che fa Fellini nel 1976 con il suo Casanova. In quest’ultima opera Danilo Donati vinse l’Oscar per i costumi. Donald Sutherland proponeva un personaggio quasi nevrotico nel rapporto con l’altro sesso. Giacomo Casanova è per Fellini un ottuso maschilista, schiavo di una dimensione erotica che lo ossessiona, lo imprigiona lasciandolo disperato in un rapporto spasmodico con l’universo femminile. Un’opera comunque equilibrata negli estremi.
Ne deriva che se si cerca Casanova in questo film è impossibile trovarlo.
Una figura edulcorata, a tratti pudica: una caricatura pallida del gaudente personaggio di Fellini. Molto più domestico, pacato e ordinato del decadente Casanova di Comencini.
Dietro questa larva c’è un bell’attore e nulla più. Heath Ledger ce la mette tutta per avere un’espressione seducente, ma quel suo faccione troppo spesso inquadrato in primo piano buca esageratamente lo schermo e ricorda più il ragazzotto cresciuto a bistecche nella prateria americana, che l’amatore veneziano che consuma se stesso ed il suo spirito nel saziare sino alla fine le sue amanti.
Altra novità è la donna del destino, Francesca (Sienna Miller) che vendica lo stuolo di sedotte e abbandonate, irretisce prima l’attenzione e poi il cuore di Giacomo e alla fine lo fa uscire di scena, come se il vero personaggio del film fosse l’amore di coppia e non lui. Una scelta di comodo per riequilibrare il falso maschilismo del film, una scelta forse sbagliata, ma in perfetto accordo con una visone così diversa rispetto alla vera storia. Unica nota positiva nel cast è quella del personaggio del servitore Lupo: caratterista simpatico che risulta una buona spalla per il personaggio principale riuscendo a ritagliarsi una piccola fetta di notorietà nei diversi buchi narrativi del film.
“È solo una commedia e ci siamo perciò concessi molta libertà, tutta la libertà che volevamo. Abbiamo cercato di rendere sullo schermo la furbizia di un uomo che solo grazie ad essa seduceva sempre le donne”, è il commento di Hallstrom su queste osservazioni fatte anche in rassegna stampa durante la Mostra.
Dunque il regista ci invita a non essere troppo puristi nel leggere la sua opera, ma allo stesso tempo afferma che “per fare questo film, io ho dovuto buttare dalla finestra quello vero. La vera storia di Casanova sarebbe anche interessante da raccontare ma sarebbe anche molto complessa. Tutta un’altra storia, non so se avrò mai la capacità di raccontarla”. E dato che di tutt’altra storia si tratta, una commedia in costume che usa il nome di Casanova per evocare emozioni passate e forse difficilmente proponibili a un pubblico in cerca di semplicità di linguaggio visivo e di banalità in termini di dialoghi e concetti espressi, la consideriamo come tale e nulla più.
Regia: Lasse Hallstrom; soggetto: Kimberly Simi, Michael Cristofer; sceneggiatura: Jeffrey Hatcher, Kimberly Simi; fotografia: Oliver Stapleton; montaggio: Andrei Mondshein; musica: Alexandre Desplat; scenografia: David Gropman; costumi: Jenny Beavan; interpreti: Heath Ledger (Giacomo Casanova), Sienna Miller (Francesca), Lena Olin (Andrea), Natalie Dormer (Victoria), Charlie Cox (Giovanni Bruni); produzione: Gondola Pictures, Touchstone Pictures, The Mark Gordon Company; distribuzione: Buena Vista International (2006); origine: Usa; durata: 108’ web info: sito ufficiale
