Certamente Forse

Con la sua vita frenetica, la gente di ogni specie, il riflesso del cielo nelle finestre dei grattacieli e la primavera di Central Park, New York si presta ad essere cornice perfetta per una commedia romantica e brillante. Se ne sono accorti in molti, dal Woody Allen “d’annata” fino a David Franckel, autore del più recente Il Diavolo Veste Prada e di alcuni episodi di Sex and The City.
Sebbene non immersa nel fashion style che avvolge la grande mela, e che sembra essere diventato una vera mania per i Newyorkesi, anche l’ultima opera di Adam Brooks, rientra appieno nel filone di questi film leggeri e divertenti ambientati tra le Avenues più famose del mondo. Fortunato sceneggiatore del Diario di Bridget Jones e regista del secondo capitolo della sua saga (ma anche del piacevole French Kiss realizzato ormai circa dieci anni fa), con Certamente, forse (definetly, mybe) Brooks ci presenta Will, ragazzo in carriera separato dalla moglie, che incalzato dalle domande di sua figlia Maya, decide di raccontarle la storia di come abbia conosciuto sua madre.
Parte da qui un lungo flashback che mostra un po’ tutta la vita di Will, dall’università in provincia allo sbarco nella big apple, dal lavoro per la campagna elettorale per Bill Clinton agli incontri, gli amici, le donne. La piccola Maya resta a sentire come si ascoltano le favole, coinvolta come lo spettatore in un ben riuscito gioco di incastri, equilibrato, con ottimo ritmo e anche esilarante in qualche suo passaggio.
Sullo sfondo poi, ci sono le elezioni presidenziali del 1993. Il lavoro dei sostenitori democratici tra cui si inserisce Will, per far eleggere l’allora senatore Clinton, si ricollega immediatamente al grosso carrozzone che tuttora circonda e accompagna Barack Obama e Hillary Clinton nella loro sfida per le primarie. Non solo una semplice commedia fatta di sorrisi, equivoci, ottimi dialoghi e qualche lacrima, ma anche uno sguardo, sebbene solo di striscio, sulla realtà contemporanea, sulla politica americana fortemente leaderizzata ed eccessivamente idealizzata, sullo scontrarsi contro un mondo che non è esattamente come la si credeva. Tutti i personaggi del film di Brooks man mano crescono, maturano, lasciano indietro le complicazioni e si fanno guidare dai sentimenti, come logico che sia in una pellicola di questo genere.
Ottimo il cast, dal bello di turno Ryan Reynolds, alle tre interpreti femminili che se lo contendono, Elizabeth Banks, Rachel Weisz, Isla Fisher, ma una spanna sopra tutte si rivela la divertentissima Abigal Breslin un altro nuovo piccolo/grande talento.
(definetly, maybe); Regia, soggetto e sceneggiatura: Adam Brooks; fotografia: Florian Ballhaus; montaggio: Peter Teschner; musica: Clint Mansell; interpreti: Ryan Reynolds (Will Hayes), Abigal Breslin (Maya Hayes) Isla Fisher (April Hoffman); produzione: Universal Pictures, Studio Canal, Working Title Films; distribuzione: UIP; origine: USA 2008; durata: 112’; web info: Sito ufficiale
