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Chiedi alla polvere

Pubblicato il 26 aprile 2006 da Carlo Dutto


Chiedi alla polvere

Quando cominciai a leggere quel libro, mi parve che mi fosse capitato un miracolo, grande e inatteso. (Charles Bukowski)

Le scarpe scalcagnate, la sigaretta senza filtro tra le labbra, la stanza di uno squallido albergo sulle polverose colline di Bunker Hill, un topolino come unica compagnia, la sbronza con il whisky da settantotto cent e una macchina da scrivere con tanta, tanta carta bianca e immacolata. Così vive nei lettori l’immagine dello scrittore Arturo Bandini, personaggio del libro-cult Ask the dust. Frutto della prosa semplice e brillante di John Fante, figlio di immigrati abruzzesi, autore di piccoli capolavori che mai ammettono il lieto fine, proprio come la sua vita. Una (s)fortuna letteraria che ha avuto l’onore dell’immancabile e doverosa rivalutazione postuma, circa vent’anni fa, complice un Chas Bukowski entusiasta, dopo la prima pubblicazione in Italia avvenuta nel 1941 grazie all’occhio vigile di Elio Vittorini.

Uno stile che si discosta dai tradizionali grandi narratori nordamericani, che non abbraccia tesi psicanalitiche, uno stile privato della proverbiale crudeltà di Hemingway, Miller e Dos Passos, ma che adotta un naturale sentimento simpatetico verso i personaggi e in particolare verso quell’Arturo Bandini, alter-ego di Fante, che incarna le disillusioni di uno ‘straniero in patria’, in un’America in piena ripresa rooseveltiana appena uscita dalla depressione economica. Una scrittura che predilige il tema della memoria, delle origini sradicate, di una nuova identità collettiva americana che non riesce (ancora) a digerire il melting pot delle culture e dei mondi. Immersa nella polvere che è malinconia, una polvere ‘dove non cresce niente, la furia cieca di un popolo perso’, nelle parole dello stesso Fante. In questo contesto vive lo scrittore ventenne Arturo Bandini, tenuto a galla sul limite del burrone da un racconto pubblicato su una importante rivista e dalla fiducia di un critico letterario che crede nelle sue potenzialità. I bocconi amari sono il pane quotidiano, ma appare il faro di un’amore, incarnato e non ricambiato da una straniera come lui, come lui spiantata e narcisista.

La pellicola firmata dallo sceneggiatore Robert Towne (Chinatown, Tequila Connection, ma anche Il socio e Mission impossibile), però non riesce a tradurre in immagini e dialoghi le calde e partecipi pagine del libro: la recitazione del divo Farrell appare troppo effettata, manieristica, lo sguardo di Bandini non può essere così vivo, così vitale, Bandini è si un narcisista, ma anche e soprattutto un disilluso, legato alla scrittura come fosse un’eterna flebo, per cui tutto il resto è corollario, anche l’amore. Qui invece, il melodramma prende piede, esce dai bordi del drammatico per bloccarsi sulla storia d’amore con la bella cameriera peona Camilla, spirito libero e selvaggio nel libro quanto arrendevole e romantico nell’interpretazione della bella Salma Hayek. Un compromesso che scontenterà gli avidi lettori di Fante, appoggiandosi su un finale reinventato per l’occasione che trova nell’edulcorazione della morte il solito deus ex machina che tranquillizza gli amanti del mèlo, ma tradisce completamente il malinconico minimalismo della quotidiana ricerca di Bandini per un posto nel mondo. Personaggi secondari lasciati completamente nell’ombra, se non il veterano ubriacone interpretato da un patetico Donald Sutherland, una fotografia che predilige i toni caldi rossi e gialli in perfetta tradizione di ambientazione Thirties, ma che appare troppo ‘pulitina’, senza tanta originalità. Anche in relazione a una scenografia troppo smaccatamente falsa, della collina polverosa, sporca e inospitale che avrebbe dovuto essere Bunker Hill, ricostruita in Sud Africa. Di Bandini si respira più la presunzione e l’ego dello scrittore che la frustrazione dell’uomo.

Restano su tutto le pagine sfogliate dal vento del deserto del libro che nel volo di un gesto catartico si libra verso il cielo secco e granuloso, cade nella polvere e ne viene sopraffatto in una nube calda e pesante. Per sapere cosa contengano quelle pagine e parole, basta chiederlo alla polvere.

Aprile 2006

[Ask the dust] Regia e sceneggiatura Robert Towne; Soggetto tratto dall’omonimo romanzo di John Fante; Fotografia Caleb Deschanel; Montaggio Robert K. Lambert; Musiche Ramin Djawadi, Hector Pereira; Scenografia Dennis Gassner; Costumi Albert Wolsky; Interpreti Colin Farrell (Arturo Bandini), Salma Hayek (Camilla Lopez), Donald Sutherland (Hellfrick), Dame Eileen Atkins (Mrs. Hargraves), Idina Menzel (Vera Rifkin), Justin Kirk (Sammy); Produzione Tom Cruise, Paula Wagner per la Paramount Pictures; Distribuzione Moviemax; Origine Usa, 2006; Durata1h 38min Web infoSito ufficiale

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