CHINESE ODISSEY

Chi non ha familiarità col mo lei tau, la comicità cantonese più spregiudicata e imprevedibile, e fosse attratto da Chinese Odissey solo grazie al nome del produttore Wong kar-wai, rischia di quantomeno spiazzato. Perché certo si nota la lunga familiarità di Jeff Lau col suo socio della Jet Tone (che già parodiò in contemporanea il suo Ashes of Time con Eagle Shooting Heroes), ma le atmosfere presaghe di Wong, le sue voice over a incastro o i labirinti di sensi e desideri diventano qui tasselli di un approccio quasi furiosamente sperimentale che si diverte a demistificare i fondamenti morali del wuxia pian. Variegati sono i topos rivisitati brillantemente da Lau: dalla visione tra ridicolo e trasfigurazione della Cina imperiale che era già dello Stephen Chow di Forbidden City Cop o dell’Andrew Lau di The Duel, al tema della confusione sessuale che tanti capolavori ha prodotto nel cinema hongkonghese recente, da The Lovers di Tsui Hark al dittico di Peter Chan He’s a man, she’s a woman/Who’s the woman, who’s the man. Ciò che fa la notevole originalità di Lau è che la solitudine incurabile dei personaggi, le loro considerazioni e misurazioni esistenziali si fanno coazione a ripetere che muove alternativamente (o contemporaneamente) al riso e alla lacrima, come nella scena straordinaria dell’addio a tre tra Tony Leung Chiu-wai, Faye Wong (riformanti la coppia del secondo episodio di Hong Kong Express) e Vicky Zhao, dove meccanica della gag e straziante emozione trovano un accordo perfetto. Perché, come sempre nel miglior cinema dell’ex colonia inglese, il regime metadiscorsivo non ostacola la partecipazione, l’empatia con personaggi mai bidimensionali. Demenzialità e melodramma si passano la palla con sorprendente velocità e naturalezza, e - cosa impossibile in un qualsiasi analogo film occidentale - in mezzo agli anacronismi scemi e sublimi, alle gag fini o pesanti si fa largo potentemente il sentimento della vanità del tempo e dei sentimenti, fino a un finale altissimo dove l’amore si rivela come totale collasso dell’identità: chi ama confonde sesso, sembiante, individualità con l’amato. Che poi Chinese Odissey “resista” agli attentati del doppiaggio non può che andare a suo onore: eppure non è umanamente tollerabile sentire Tonino Accolla che doppia Leung come fosse Homer Simpson.
[ottobre 2003]
Cast & credits:
Regia: Jeff Lau; sceneggiatura: Ji An; fotografia: Ngor Chi-kwan; montaggio: Wong Wing-ming; musica: Frankie Chan, Tao Yi-mo, Roel A. Garcia interpreti: Tony Leung Chiu-wai, Faye Wong, Vicky Zhao, Chang Chen; produzione: Wong Kar-wai per Jet Tone Films Limited; origine: Hong Kong 2002; distribuzione: Metacinema; durata: 97’.
