CHRISTMAS IN LOVE

È un vero peccato che, in un periodo in cui non si fa altro che parlare tanto di loro, le due sgraziate gemelle Lecciso non facciano parte del cast artistico di questo solito, stantio ed erotomane come non mai, polpettone comico natalizio. Prima dell’uscita nazionale non si era fatto altro che dire che Christmas in Love è un film diverso, dotato di una comicità che si spinge oltre alle precedenti oleografie indiane o egizie. Reso interessante dalla presenza di attori di livello internazione e di attrici collaudate, il film avrebbe dovuto rappresentare una svolta nel circuito della saga iniziata dai Vanzina decenni or sono, ma francamente non pochi habitué della celluloide hanno stentato a capire cosa ci facesse, invischiato in quella bolgia, un attore del calibro di Danny De Vito. Le tre storie ambientate a Gstaad, che come al solito convergono in un unico finale a sorpresa (multiplo e in rewind come una pubblicità d’orologi da polso), questa volta si rivelano essere kitsch fino all’inverosimile, cavalcando ovviamente le mode del momento e i vezzi dell’italica società. La bella russa (Alena Seredova che “lascia parlare il fisico”) che “rapisce” il ricco marito di mezza età rampante industriale milanese (Boldi), scatenando l’ira e la gelosia funesta di una figlia falsamente permissiva (la Capotondi in versione yuppie) che si vendica amoreggiando con un americano squattrinato e per lo più coetaneo del padre (De Vito): finisce ovviamente in farsa con tanto di uscite a quattro in discoteca e orgasmi multipli simulati. Un Christian De Sica dal volto plastico e una Sabrina Ferilli isterica, sono i protagonisti di una sorta di Guerra dei Roses pizza e fichi, che più che omaggiare lo stesso De Vito risulta uno scontato siparietto tra due chirurghi plastici con tanto di complottino finale e volgarità gratuite: De Sica che si ritrova a masticare un profilattico alla fragola è il non plus ultra della stupidità. In tutto questo si inserisce una divertente storia “etnica” a metà tra My Fair Lady e le telenovelas, in cui Annamaria Barbera cerca di sedurre, a monte di un concorso vinto miracolosamente, il divo della tv Ronn Moss-Ridge, espressivo come un burattino dell’opera dei pupi. Domandandoci perché non ci siano le Lecciso, perché non ci siano Costantino e Alessandra o perlomeno Klaus Davi, ci resta solo l’estrema leggerezza di uno script costruito come un nonsense, il senso della misura del punto culturale di non ritorno in cui giace il cinema italiano che incassa. Aurelio De Laurentiis tenta l’ennesima furbata al box office lasciando a casa pezzi importanti come i Fichi d’India e Biagio Izzo, affidando ancora una volta la direzione ad un Neri Parenti sempre meno regista, sempre più capace di far rimpiangere i cari, vecchi Vanzina.
[dicembre 2004]
Regia: Neri Parenti. Sceneggiatura: Fausto Brizzi, Marco Martani, Neri Parenti. Fotografia: Gianlorenzo Battaglia. Montaggio: Luca Montanari. Interpreti: Christian De Sica, Danny De Vito, Massimo Boldi, Cristiana Capotondi, Alena Seredova, Sabrina Ferilli, Annamaria Barbera, Ronn Moss, Cesare Bocci, Tosca D’Aquino. Produzione: Luigi e Aurelio De Laurentiis per Filmauro. Origine: Italia 2004. Durata: 115’. Distribuzione: Filmauro. Web info: sito ufficiale
