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cinema italiano 2010 parte seconda

Pubblicato il 28 aprile 2011 da Edoardo Zaccagnini


cinema italiano 2010 parte seconda

Altri film che toccano il tema della famiglia sono Maschi contro femmine e La donna della mia vita. Il primo lavora sul presente dei rapporti di coppia, ma sfrutta tutti i vecchi meccanismi per ridere di questi argomenti: corna, conquiste, lazzi, contrapposizioni sessuali. Un buon ritmo e qualche risata grassa non fanno dell’ultimo film di Brizzi un’opera interessante.

Nè troppo denso di qualità ci è sembrato il film di Luca Lucini, ormai a suo agio nella commedia italiana non all’italiana. Stereotipi, gag, qualche nota di costume, interpretazioni dignitose con un cast di buon livello e fama. Tutto qui.

Più ambizioso e interessante, assolutamente più d’autore, ma non del tutto riuscito, è l’esperimento di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini: La bellezza del somaro. Una commedia grottesca e surreale che si concentra in pieno sul tema dei rapporti familiari all’nterno della medio alta borghesia italiana di oggi. Parlando tanto, e mettendo un sacco di carne al fuoco, ma senza andare troppo in profondità, e facendo soprattutto un gran frastuono. Oltre all’errorino, lo stesso di altro cinema italiano, di essere eccessivamente conciliatorio nel finale. Così, però, non graffia e confonde la satira con la parodia. Ed è un peccato, perchè al film non mancano spunti e momenti di valore.

Ecco il cinema italiano sulla famiglia, fatto da autori di diversa psicologia e talento. Qualcuno ha fatto il furbo, qualcun’altro ha fatto il suo, ed a momenti, ci ha regalato un cinema di buona qualità, senza allontanarci dai dubbi con cui abbiamo aperto questo pezzo.

Ma non solo di famiglia, ovviamente, ha parlato il cinema italiano del 2010. E come ogni anno ci sono stati degli esordi. Sul versante della commedia, uno dei film più rumorosi ed apprezzati dell’anno è stato quello di Rocco Papaleo: Basilicata Coast to coast.

I suoi principali punti di forza sono la buonissima idea di girare un road movie a piedi per le strade ed i paesini della regione italiana meno conosciuta d’Italia, la Basilicata, e un’ottima fotografia. Le location sono molto suggestive, e condite con qualche battuta simpatica, e con un cast molto gradito al grande pubblico: da Alessandro Gassman a Giovanna Mezzogiorno. Il più bravo di tutti, comunque, è il regista del film, che possiede un talento comico, come attore, superiore alla media.

Un altro esordio italiano ha sfruttato lo strumento del Road movie, e non ha rinunciato al tema, sempre efficace, della famiglia. Si tratta di un’altra commedia, anche questa girata da uno che fino a quel punto aveva fatto l’attore. Parliamo di Edoardo Leo, che è riuscito a solleticarci con il film 18 anni dopo. Una pellicola ambientata tra una Roma di periferia, tratteggiata con una certa autenticità, e la Calabria. E’ la storia di due fratelli, e del passato e del presente che faticano ad andare d’accordo. Il film, uscito in poche sale nel mese di Giugno, tiene, si lascia guardare, e diverte di più rispetto a film più costosi ed ambiziosi.

Un altro esordio che ha fatto parlare di sè è stato 20 sigarette di Aureliano Amadei. Il film, che ha vinto la sezione "Controcampo italiano" all’ultima Mostra di Venezia, racconta la vicenda tragica dell’attentato di Nassyria, vissuta in prima persona dal regista stesso. Che è stato bravo a raccontare la sua esperienza evitando la retorica e lo schieramento politico. Il film non è un capolavoro di regia o di sceneggiatura, ma se ne possono apprezzare l’onestà e la buona fede.

Esordio sui generis, invece, è stato quello di Ascanio Celestini, con La pecora nera, in concorso a Venezia 2009. Un pò perchè l’attore e autore teatrale romano, da molto tempo conosciuto ed apprezzato, aveva già realizzato un documentario qualche anno prima, e un pò perchè il suo film è la trasposizione cinematografica di un suo precedente spettacolo teatrale. Celestini affronta il tema della malattia mentale, ma lo scarto tra la sua ottima qualità teatrale e l’avventura nel cinema, non è enorme, ed il film ha più meriti che difetti. Non sappiamo se è nato un nuovo regista, ma la Pecora nera è un lavoro più che discreto.

Altro esordio particolarissimo, un esordio non esordio, è quello di Luca Miniero, che fino a quest’anno aveva girato tre film in coppia con Paolo Genovese. Il suo primo film girato in solitudine è stato il film italiano più fortunato dell’anno, il più premiato al botteghino. E’ Benvenuti al Sud, gioiellino remake italico del francese Giù al Nord. Arricchito da un buon cast, dall’ambientazione nel Paese che meglio si presta ad essere analizzato nelle sue contrapposizioni culturali, il filmetto di Miniero diverte giocando con gli stereotipi e con un argomento che in Italia non passerà mai di moda: Il Nord e il Sud, nemici amatissimi.

Tra gli esordi più interessanti dell’anno, al quale auguriamo presto un’uscita in sala, c’è il robusto e ben girato Et in Terra Pax, di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini. Presentato a Venezia 2009, nella sezione "Giornate degli autori", il film racconta, tenendo a mente il cinema di Pasolini, una storia di forte disagio e marginalità. L’opera è ambientata nella periferia romana del Corviale, ed è forte di dialoghi non banali, di una regia solida che controlla in maniera sorprendente un folto gruppo di attori, giovani e meno giovani. L’uso del dialetto romano è molto valido, così come gli spazi filmati dai due giovani autori. In bocca al lupo per il futuro.

Il 2010 è stato anche l’anno in cui hanno esordito Paola Randi, con un film dal titolo Into paradiso, che uscirà in sala solo nel 2011, e Giuseppe Aronadio col film Due vite per caso, che in sala è già uscito, anche se in pochi se ne sono accorti. Il primo gioca con una Napoli insolita e consueta al tempo stesso. Sia nella forma che nei contenuti del film (si parla di immigrazione), gli spunti originali e innovativi si fondono con quella che potremmo definire nuova tradizione cinematografica partenopea: vicoli, boss, ammazzamenti, criminalità. Le idee di base e l’impianto stilistico del film sembrano interessanti, ma il film si smarrisce spesso in una sceneggiatura un pò sfibrata. Motivi d’interesse offre anche il film di Giuseppe Aronadio, non meno complesso nell’impianto rispetto a quello di Paola Randi. Qui, addirittura, per il tema delle vite parallele, affrontato dal film, si scomodano autori come Kieslowski e Resnais. C’è il tentativo di raccontare il presente, in Due vite per caso, e questo è un altro merito di un’opera piccola, interessante ed invisibile, o quasi.

Molti, infine, sono stati i ritorni d’autore di questo 2010. A parte Pupi Avati, che in vacanza non va mai, e che anche questo anno é ritornato in sala con ben due film (Il figlio più piccolo e Una sconfinata giovinezza), Silvio Soldini ha proposto Cosa voglio di Più: una storia d’amore passionale e problematica, che non si apre a molto altro, e non riempie il film di una sorprendente credibilità. Il ritorno di Soldini non ci ha convinto troppo, e ci è sembrato un passo indietro rispetto al più denso e compatto Giorni e nuvole.

Più interessante, invece, il nuovo film di Lucio Pellegrini, Figli delle Stelle, una delle poche commedie italiane di quest’anno improntate su temi delicati e fortemente legati al presente. Un film vivace e amaro, a tratti confuso, ma capace, a modo suo, di cogliere lo smarrimento delle generazioni ormai adulte di fronte alla complessità dei tempi che corrono.

Piuttosto astratto, invece, e troppo concentrato sulle doti mimetiche di Toni Servillo, ci è sembrato Gorbaciof - Il Cassiere col Vizio del Gioco, di Stefano Incerti, film iper-attento ad una ricerca formale e troppo poco ad una storia potente. Eleganti silenzi già visti altrove, così come certe sequenze e certi snodi di sceneggiatura, rimbalzano contro la faccia del super protagonista e fanno del ritorno di Stefano Incerti un film poco comunicativo.

Più valido, invece, Io sono con te, di Guido Chiesa: un film che poteva essere pericoloso, perchè affronta il tema del sacro mettendo in scena solo tanta umanità. Un film che racconta in maniera molto apprezabile i primi anni della vita di Gesù e il suo rapporto con Maria, in fondo la vera protagonista dell’opera. E’ un film senza miracoli, Io sono con te, ma con tanta grazia dentro. Un film girato con un grande senso del realismo, e un’opera che apre a molte, interessanti riflessioni.

Andando avanti incontriamo L’amore buio, di Antonio Capuano, ancora Napoli e ancora dolore per il bravo regista partenopeo, ma stavolta una riflessione sulle due anime della città, una borghese ed una proletaria, e sulla loro enorme difficoltà di comunicare. Un buon film, sotto il livello de La guerra di Mario, ma lo stesso un lavoro di buona qualità.

Il 2010 ha visto anche il ritorno al cinema di Alessandro Piva, con un film presentato in concorso a Torino e ancora non uscito in sala. Un film indipendente, tratto dal romanzo di Giovanni Mastrangelo, e intitolato Henry. Un film non del tutto convincente, che allontana l’autore pugliese dai livelli del suo esordio: La capagira. Vedremo come risponderà il pubblico, ed auguriamo all’autore che la risposta sia positiva.

Nemmeno La Passione, di Carlo Mazzacurati, si è mantenuto sui livelli del film precedente del regista: La giusta distanza. Se l’opera si concentra sul presente, e cerca di raccontare l’Italia di oggi, il che è sempre lodevole, il modo in cui lo fa non risulta efficace, e lo sforzo non porta grandi risultati. Qualche risata e un pò di noia, prima che il film scivoli dal cuore e finisca nel dimenticatoio.

Da segnalare, tra i ritorni d’autore di questo 2010, anche quello di Valerio Jalongo, cinque anni dopo il suo secondo film, Sulla mia pelle, che toccava un tema delicato come quello della semilibertà. Il suo terzo lavoro si intitola La scuola è Finita , e tenta di raccontare il problema degli istituti scolastici della periferia italiana contemporanea. Se l’argomento è interessante, all’opera mancano però forza e qualità, e quindi La scuola è finita è un film senza infamia e senza lode, che si perde nel mare magnum dei film italiani sinceri e con validi intenti, che non riescono a raggiungere del tutto lo scopo della loro nobile missione.

Chi invece, ha messo a punto la sua idea di cinema personale, migliorando le idee già espresse all’esordio, con Il dono, è stato Michelangelo Frammartino, che nel 2010 ha realizzato Le quattro Volte, opera seconda molto apprezzata a Cannes, sezione Un certain Reguard. Il regista di origini calabresi ha offerto un film tanto insolito e poco attento alle esigenze del grande pubblico, quanto affascinante e intenso, non solo per la forma stilistica.

Il 2010 è stato anche l’anno dell’atteso La Solitudine dei numeri Primi, di Saverio Costanzo, tratto dal premiatissimo best-seller di Paolo Giordano. Il film ha diviso, non ha convinto tutti, ma c’è chi lo amato molto, e mantiene il regista dentro una coerenza artistica apprezzabile, nonostante il non facile compito di toccare un testo così pericoloso, visto il suo enorme successo.

Il film di Costanzo era in concorso a Venezia 2009, così come Noi Credevamo di Mario Martone, un affresco epico sulle origini del nostro paese. Un film sul passato e sul presente dell’Italia, un’opera che descrive il risorgimento in maniera un pò diversa rispetto a come è stata scritta sui libri di scuola. Un bel film, lungo, potente e molto amaro. Un film che avrebbe potuto tornare dal lido con qualche premio, viste anche le opere che sono state premiate, ma pazienza, la vera soddisfazione l’ha data il pubblico, che ha risposto alla grande facendo raddoppiare il numero di copie, trenta scarse, con cui il film era stato distribuito nella prima settimana.

Tra gli altri ritorni del 2010, quello (benvenuto) di Daniele Gaglianone. Che con Pietro, presentato in concorso al Festival di Locarno, è tornato a parlare di sofferenza e marginalità nello spazio della metropoli torinese. Periferia, violenza, disagio; un film compatto e teso, un bel pugno allo stomaco distribuito in qualche sala negli ultimi giorni d’agosto, e snobbato dal pubblico.

Anche Alessandro D’Alatri è tornato a fare film nel 2010. Piccola produzione, un film girato in digitale e intitolato Sul mare. Una bella storia d’amore a vent’anni, piena di passione, che però commette l’errore, tra virgolette, di fondersi a un tema delicatissimo come quello delle morti bianche sul lavoro. Tema pericoloso, toccato e lasciato lì, per il risentimento della critica, che non ha mancato di arrabbiarsi con questo film.

Non sappiamo se definire "ritorno" quello del padovano Claudio Cupellini, visto che prima del 2010 aveva girato solo una commedia su committenza, dal titolo Lezioni di Cioccolato. Che però era meno peggio di come il titolo lasciava presagire e toccava, in modo molto leggero, il tema dell’immigrazione. Non è un esordio, quindi, il suo Una Vita Tranquilla, ma è una bella sorpresa, un noir italiano ambientato tutto in Germania, con riferimenti al recente cinema italiano su Napoli, vedi Gomorra e affini. E’ un film dove Toni Servillo dà il meglio di sè perchè può appoggiarsi a un bel personaggio, e dove gli aspetti di regia e fotografia giocano un ruolo fondamentale. La sceneggiatura è spesso all’altezza, anche se nel finale si perde quel tanto che impedisce al film di essere un piccolo capolavoro.

Ritorno è anche quello di Silvio Muccino, con Un altro mondo, tre anni dopo Parlami d’amore. Un film molto diverso dal primo per il tema toccato, un film, quest’ultimo, più valido nella regia che nella scrittura. Non sembra il film della svolta, per il giovane attore/regista romano, e speriamo, non solo per lui, che questa svolta prima o poi arrivi.

Non è ancora uscito in sala, ma è stato presentato nel 2010 a Venezia, Vallanzasca - Gli Angeli del Male, di Michele Placido. Un bel gradino sopra Il grande Sogno, un buon film che speriamo di vedere in sala quanto prima, così’ come il film Hai paura del buio, di Massimo Coppola, presentato a Venezia.

Da ricordare, in questo anno appena salutato, anche i ritorni di Marco Bellocchio, (Sorelle mai), di Roberta Torre, I Baci mai dati, e di Pasquale scimeca, I Malavoglia. Tutti e tre presentati a Venezia in sezioni laterali al concorso ufficiale.


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