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Coffe And Cigarettes

Pubblicato il 18 marzo 2004 da Fabrizio Croce


Coffe And Cigarettes

Si potrebbe definire una piccola odissea popolata da tanti bizzarri, anticonvenzionali, ora eccentrici ora malinconici Ulisse questa curiosa e un po’ anarchica operazione compiuta da Jim Jarmusch, cineasta che conferma il suo profondissimo gusto estetico europeo calato in situazioni ed atmosfere appartenenti a quell’America marginale, alternativa, piena di umorismo e di tempi lenti, meditativi, riconcilianti. Il viaggio parte nel 1986 e il primo frammento non poteva che essere dedicato all’estro di Roberto Benigni, il quale con Jarmusch aveva appena realizzato Daunbailò. E proprio la presenza di Benigni tradisce la reale intenzione del montaggio di questi brevi sketch filmati tra quel 1986 e i successivi sedici anni, in maniera alternata e senza soluzione di continuità: non tanto l’aria da rimpatriata di tanti corpi e volti identificabili, direttamente o indirettamente, negli appartati micro-universi jarmuschiani (Tom Waits, Iggy Pop, Bill Murray, la diva anomala Cate Blanchett, Steve Buscemi, il duo rock The White Stripes) e nemmeno le strampalate e autoreferenziali dissertazioni su tutto (la preparazione del tè inglese, i ghiaccioli al caffè, un utilizzo improprio della nicotina) e tutti (Gianni e Pinotto, i complotti per uccidere Elvis, il trasformatore ideato dall’ingegnere elettronico iugoslavo Nikola Tesla), ma la volontà anche giocosa di tradurre il senso di due parole (Coffe & Cigarettes) in immagini. E l’impiego di icone cinematografiche così riconoscibili, almeno per il pubblico di Jarmusch, iniziando da Benigni, dà maggiore forza e intensità a questa scelta stilistica. Il Benigni del 1986, non ancora oscarizzato e inglobato nella megaproduzioni miliardarie, galleggia con una grazia e una soavità commovente sulla superficie del bianco che si perde dentro il grigio del fumo del sigarette e il suo corpo assume al tempo stesso tutta la concretezza, lo spessore aromatizzato del nero del caffè. Il cinema di Jarmusch fa sentire i suoi attori-personaggi più vivi eppure più inafferrabili che mai: Tom Waitts e Iggy Pop sono lì, seduti a quell’ipotetico tavolo di un ipotetico bar, con tutta la loro carica di leggendarie rock star, ma l’impressione che potremmo trovarli al bar dietro l’angolo, con i corpi sfatti e pieni di rughe, fatti di nicotina e caffeina, rende quella che in sé sarebbe solo una scenetta qualcosa di caldo, avvolgente, familiare. La stessa Cate Blanchett è sia un puro segno visivo, apparendo addirittura in doppia versione con parrucca nera (Coffe) e biondo platino(Cigarettes), sia come demistificazione e parodia della star hollywoodiana nel cliché perbenista e trasgressivo. Tutti in attesa di tornare alla loro Itaca, così come la potrebbero intendere i Coen di Fratello, dove sei?, accompagnati da una colonna sonora rock che stempera verso l’orizzonte nel blues.

[marzo 2004]

Regia, sceneggiatura: Jim Jarmusch; fotografia: Frederick Elmes, Ellen Kuras, Robby Muller, Tom DiCillo; montaggio: Jay Rabinowitz, Melody London, Terry Katz, Jim Jarmusch; scenografia: Mark Friedberg, Tom Jarmusch, Dan Bishop; interpreti: Roberto Benigni, Steve Buscemi, Iggy Pop, Tom Waits, Cate Blanchett, Meg White, Jack White, Alfred Molina, Bill Murray; produzione: Joanna Vicente, Jason Kliot, Stacey Smith, Gretchen McGowan, Smokescreen inc.; distribuzione: BIM

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