Come il vento

Morta il 19 aprile del 2003, Armida Miserere fedele servitrice dello Stato, dopo un’esistenza di travagli e sogni infranti, decide di togliersi la vita. Un atto estremo che vuole essere vendetta e liberazione allo stesso tempo, stanca di rincorrere una giustizia che tarda ad arrivare, ed uno Stato che sembra dimenticarsi dei suoi pionieri. Come il vento, opera ultima di Marco Simon Puccioni, racconta la genesi di questo atto estremo, i tormenti, le illusioni e le lacerazioni interne che conducono alla morte di una donna straordinaria.
Armida (una splendida Valeria Golino, più convincente che mai nella sua interpretazione), intraprende la sua carriera nell’amministrazione penitenziaria a partire dagli anni Ottanta, dove riesce a farsi strada grazie al suo rigore morale e la disciplina che la contraddistingue, nonostante il profondo maschilismo che regna incontrastato nell’ambiente lavorativo. In questi anni conosce Umberto, un educatore sociale che si occupa della riabilitazione dei detenuti attraverso laboratori teatrali. Sarà perché entrambi vivono quotidianamente l’ambito carcerario, fatto di soprusi e minacce, tensioni e paure; sarà per l’idealismo che domina i loro animi o il preponderante senso civile ed etico che li accomuna, fatto sta che fra i due nasce un amore quasi idilliaco. Un idillio che non tarda ad essere spezzato dalla violenza della criminalità organizzata. Un comune giorno del 1990, Umberto viene brutalmente ucciso ad un semaforo in strada. Il mandante dell’esecuzione è un boss dell’ndrangheta, desideroso di giustiziare il servitore dello Stato perché non si è piegato alla corruzione. La vita e i sogni di Armida si frantumano in un solo istante, ma la disperazione non la fa chinare al braccio armato della criminalità. Questa con estrema dedizione e rigidità continua a svolgere impeccabile il proprio lavoro, accettando qualsiasi incarico le venga assegnato ed applicando la legge senza alcuno sconto di pena. Ma la verità e la giustizia arrivano troppo tardi per Armida, che nel frattempo è stata prosciugata di ogni brandello di energia vitale da quello Stato che in tutti questi anni ha servito fedelmente, ed insieme alle energie è andata via anche ogni forma di umanità della donna. Stremata e disillusa, decide di raggiungere il suo amato.
L’intervento della macchina da presa è sottile e delicato, indaga senza mai far sentire eccessivamente la sua presenza. Una regia silenziosa che lascia parlare i suoi personaggi, sondando accuratamente le ragioni sociali e personali che inesorabili conducono al tragico finale. L’opera, di fatto, si snoda su diversi livelli, da una parte troviamo il filone civile, con uno sfondo storico–sociale che non si limita ad essere mera cornice, ma che piuttosto mette in luce come tali contesti si ripercuotano sulle vite dei cittadini; dall’altra invece troviamo il genere sentimentale, esplicitato dai crescendo musicali e dai primi piani e dai dettagli che ritraggono i protagonisti intenti a consumare il loro amore. La semplicità dell’assetto formale non va ad inficiare in alcun modo sulla riuscita estetica della pellicola, al contrario, si intende la volontà autoriale di edificare un impianto visivo dai toni leggeri ma funzionali.
In un periodo storico delicato come quello che viviamo oggi, in cui ancora da troppi anni si attende di far luce sulle più oscure tragedie del nostro paese, la pellicola acquista una valenza sociale essenziale per le tematiche trattate. Non solo, Come il vento prosegue la scia di quella tradizione cinematografica italiana capace di osare, che potrebbe ambire anche ad un panorama internazionale. Assolutamente da vedere.
(Come il vento) Regia: Marco Simon Puccioni; sceneggiatura: Heidrun Schleef, Marco Simon Puccioni, Nicola Lusuardi; fotografia: Gherardo Gossi; montaggio: Roberto Missiroli, Catherine Maximoff; musica: Shigeru Umebayashi; interpreti: Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Chiara Caselli, Marcello Mazzarella, Salvio Simeoli, Giorgia Sinecorni, Vanni Bramati, Enrico Silvestrin; produzione: Intelfilm/Les Films du Present in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: Ambi Pictures; origine: Italia – Francia, 2013; durata: 110’.
