Conferenza stampa di L’arte del sogno

Una domanda per Gondry: volevo chiedere se c’è stata un’evoluzione rispetto al film precedente e se sentiva la pressione per quel successo?
Gondry: Dipende da cosa si intende per successo: ci sono così tanti parametri per il successo… C’è quello finanziario, anche. Si può avere successo anche nei limiti di quello che si vuole fare, però.
Per me è la prima volta che la “strada”, il processo, è completo. Ho scritto per la prima volta la sceneggiatura da solo. In passato ho lavorato con altri sceneggiatori ad Hollywood (per Eternal Sunshine, ad es, era Charlie Kaufman) e altra gente giudicava il mio lavoro. E’ stata una sfida qui perché ero da solo, così ho potuto esprimere pensieri più profondi, più miei. Gli americani hanno bisogno di capire intellettualmente, sempre. Ma quando vuoi esprimere i sentimenti, non puoi spiegarti razionalmente. E’ una cosa che per gli americani non funziona.
L’idea l’avevo già da prima di Eternal Sunshine e mi era venuta da un video che avevo girato per i Foo Fighters. Gael mi ha spinto a lasciarmi andare, a sentirmi libero di sperimentare.
Gael, abbiamo saputo che sarai in giuria a Berlino. Cosa pensi al riguardo? Hai qualche aspettativa per i premi hollywodiani di febbraio?
Bernal: Non vedo l’ora di passare dall’altra parte e “uccidere” certi film! (ride). I grossi premi dipendono molto dalle circostanze. Qualche film riesce a prenderne e altri no e non so il perché. Sono le “regole del gioco”.
Gael, Iñárritu ha dichiarato che senza di te non avrebbe girato Babel: una bella responsabilità… Come scegli i tuoi film?
Forse Babel non si sarebbe fatto senza Brad Pitt! O Cate Blanchett… Ma Iñárritu è molto diplomatico!
Io scelgo a livello “organico”. So che può sembrare una brutta parola. Mi baso anche molto su sceneggiatura e regista, ma dipende parecchio dal momento particolare in cui mi trovo. Dopo essermi “innamorato” di Michel… Innamorato “creativamente”, intendo…
Gondry: Grazie per aver specificato! (ridono)
Bernal: Alcune volte diventa una necessità, diventa urgente. In questo momento sento il desiderio di recitare in qualcosa di importante. Certo, è una cosa che vale sempre, ma ora ne avverto un bisogno particolare. Poi ci sono film che ti permettono di scoprire dell’altro sull’”artigianato” dell’attore ed è meraviglioso.
Michel Gondry: Qual è stato il contributo di Gael alla sceneggiatura, se c’è stato?
Gondry: Ci siamo incontrati un anno prima delle riprese, così ho potuto conoscerlo e scrivere pensando a lui. Abbiamo parlato di molte scene che ci preoccupavano, ci siamo conosciuti e siamo diventati amici, cosa per me molto importante (ma credo anche per lui).
Nel film ci sono due livelli di sceneggiatura, quello “reale” e quello onirico. Nel caso, ad esempio, del sogno alla visita all’”ambiente” di Stephanie, Gael mi ha incoraggiato, spingendomi a metterlo. Io avevo dei dubbi, invece lui mi ha convinto a farlo.
Cosa può dirci delle scenografie così particolari del film?
Gondry: Se avessi optato per un immaginario molto definito tecnicamente, digitalmente, avrei ottenuto un “mondo” diverso. Io preferivo l’”artigianato”. Alcuni registi girano molto con il “Blue Screen” e si sente questa mancanza di comunicazione. In The Science of Sleep invece l’attore è circondato da cose…
Bernal: Ed è davvero una benedizione per un attore! Puoi toccare le cose, sono malleabili: diventa tutto più “teatrale”! Ti aiuta molto…
Può dirci come ha inserito le scene in cui sono vestiti da gatti e suonano in gruppo?
Gondry: Una volta è venuta da me questa tipa dell’associazione animalista “Hollywood Kitty” (risate). A me va bene, purchè si aiutino anche gli esseri umani! Non sopporto quando si vogliono aiutare solo gli animali… Poi mi sono immaginato mentre cantavo una canzone su come salvare i gatti ad una ragazza che mi piaceva… e mi pareva una cosa molto commovente. E allora ho inserito nel film questa scena in cui Gael e gli altri sono vestiti da gatti e suonano.
Lei ha girato diversi videoclip in passato (cinque con Björk, poi Daft Punk, Beck, White Stripes, Rolling Stones, Foo Fighters, Chemical Brothers, Lenny Kravitz, Sheryl Crow, Kylie Minogue, Kanye West ecc… ). Cosa può dirci di questa sua attività?
Gondry: Quando faccio video (ora ne faccio pochi, però) dedico loro molta attenzione. Una volta ho fatto un volo da New York di sei ore e attraverso le cuffie, non ero più su aereo, ma preso dentro la storia della canzone che ascoltavo (un regolamento di conti tra gangsters).
La musica per me è un motore molto potente quando scrivo. Cerco di non abusarne, ma è vero che spesso mi è di grande ispirazione. E poi, è importante anche il suono della parola, oltre al significato, no?
Nel film viene citata l’animazione russa: che peso hanno le varie tecniche di animazione nel suo immaginario?
Gondry: Amo tutto ciò che è poetico e amo l’animazione russa. Prendete Yuri Norstein, ad esempio, uno dei più grandi maestri dell’animazione… mi pare fosse la moglie ad occuparsi dei disegni (il che mi fa pensare a Stephane e Stephanie del mio film: in fondo Stephane cercava un’unione “creativa” con Stephanie, il che non avviene perché lei, magari, preferisce uno con la moto… ). Oppure Alexejeff…
Un’altra opera che amo molto è A drop too much, un esempio di animazione praghese. E’ un film sociale, dato che parla della necessità di non guidare ubriachi, eppure è fortemente poetico.
In animazione viene usato spesso il cellophane. E’ l’unico modo per rappresentare l’acqua, potendone controllare il flusso. Da piccolo, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, guardavo in tv molti film animati girati così e volevo fare un tributo a quei film.
Gael, qual è il tuo sogno ricorrente? E il tuo sogno per il Messico?
Bernal: Il mio sogno ricorrente è quello tipico degli attori: salire sul palcoscenico e non ricordarsi le battute. Solo che nel mio sogno il pubblico, invece di rivolere indietro i soldi, fa addirittura le manifestazioni di piazza, con cartelli e slogan, pur di vedermi recitare! (ride) Il mio sogno per il Messico? Ogni giorno vorrei che le cose andassero meglio, ma al momento attuale, non so quale sia la risposta. Forse mi piacerebbe che, come in un sogno, tutti potessero ritrovarsi e vivere insieme. Nei sogni tutto è valido, come nel sesso! Oppure vorrei che fosse tutto più razionale, come nel calcio…
Gael, pensi mai di passare alla regia?
Bernal: Non pensavo di fare cinema, onestamente. Venendo dal Messico, è la prassi fare teatro. Fare cinema è un lusso. Vivere facendo solo film, è davvero un privilegio. Comunque ho già fatto un film da regista, ora è in post-produzione. Si intitola Deficit. Farà un sacco di soldi! (risate)
Spero che lo vediate! In un video-pirata, naturalmente!
Gondry: Beh, beh, beh… che succede qui?
Bernal: E’ come mordere la mano che ti nutre!
Gael, farai il film di Cuaron ambientato in Italia?
Bernal: Non mi ha chiamato, ancora… Io tengo il telefono acceso! (risate) Sarei deliziato a poter girare in Italia! Per me essere qui è fantastico. Per voi magari no… ma per me è un’esperienza “cinematografica”! Il film che mi ha spinto a fare l’attore è un film italiano, di Ettore Scola… Oddio! Non so com’è il titolo in italiano! Nos amamos tanto… C’Eravamo Tanto Amati! Esatto! (raccogliendo il suggerimento della stampa). Voglio dire… come fa un film ad essere così fantastico?!
Nel film c’è anche una sorta di tv personale di Stephane, un po’ alla YouTube…
Gondry: All’epoca non sapevo neppure cosa fosse! Ora però la vedo praticamente tutte le sere. Pensavo mi parlassero della band di Bono, gli U2!
Bernal: Anch’io!
Gondry: You too? (trad: Anche tu?) Allora dovrebbero chiamarla You Too!
E’ un’esperienza particolare, fa anche un po’ paura. La cosa sensazionale è che puoi ritrovarci dentro tutto!
Che può dirci della scena in cui una tv viene gettata nella Senna?
Gondry: Un mio amico, anni fa, ha preso e buttato via la tv in quel modo… magari in una notte di nebbia… era stufo dei programmi orribili che trasmettevano. Nel film però Guy lo fa perché è un tipo convenzionale e vuol dimostrare a Stephane che è un ribelle anche lui…
