Conferenza stampa di Notte prima degli esami oggi

’Gli esami non finiscono mai’. E’ da questa semplice massima che deve prendere il via l’incontro con la stampa di Notte prima degli esami. E a parlarne, dopo le prime domande di rito è la new entry Giorgio Panariello che continua, centrando il discorso sul suo modo di costruire il personaggio.
Giorgio Panariello: Certo gli esami non finiscono mai; l’importante è affrontarne sempre di nuovi... Io nella vita sono fatto così: mi metto in discussione. Poi mi piace relazionarmi coi ragazzi. E’ stato facile interpretare il personaggio di Paolo perché era tutto già scritto, definito. Io ho dovuto solo mettergli la faccia.
E c’è un po’ l’atmosfera da esame in sala. Pronti al fuoco di fila dei giornalisti, gli attori e il loro regista son tutti lì, in grande fila, appena protetti da un tavolo da conferenza coi microfoni che fischiano e il fastidioso martellamento di interferenze elettrostatiche prodotte da un telefonino che qualcuno ha lasciato acceso. Ma del resto, nel cinema italiano contemporaneo, specie quando è commedia, il telefonino, dalla marca ben definita, è diventato, ormai, a pieno diritto, un normale protagonista.
La questione è che da un certo punto in poi non si capisce bene chi esamina chi.
Sono i giornalisti con le poche domande scomode a valutare il film o non è piuttosto Fausto Brizzi ad esprimere un giudizio verso una stampa che non lo capisce fino in fondo e che magari è arrivata anche tardi perdendo il primo fondamentale minuto di proiezione in cui è tutto espresso il concept del lavoro?
Fin dall’inizio sono chiarite le motivazioni:
Fausto Brizzi: Newquel è l’unica definizione possibile per il mio film. Prendere gli stessi personaggi di Notte prima degli esami e trasportarli di peso nell’estate del 2006, vederli affrontare gli esami e nuove avventure: questo era il mio obiettivo.
Il nostro goal era comunque fare il culo al film precedente, dando vita a un film più carico, più emozionante, più romantico... Spero che ci siamo riusciti!
Forse non pienamente. Forse l’olimpico equilibrio nostalgico del primo episodio ha lasciato il posto ad un film meno risolto, più disarmonico. Prendono il via le prima domande scomode: Questo film dà molto più spazio alle storie degli adulti, e ci sono molte scene di nudo e di sesso esplicito. Perché? C’è dietro il bisogno di alzare il target del pubblico?
Fausto Brizzi: No. Il fatto è che sentivo il bisogno di dare il senso del cambiamento. Rispetto all’altro film che è ambientato nel 1989 dovevamo dare un segnale più forte, più moderno. Per quel che riguarda i genitori, loro sono i ragazzi del primo film, ormai cresciuti. Sono diventati degli adulti infantili. Il personaggio interpretato da Giorgio Panariello è questo: un ragazzo che si rifiuta di crescere. I giovani di oggi non si danno un bacio davanti al portone. Fanno l’amore.
Ma, forse, rappresentare una generazione così cinica dal punto di vista sentimentale, può creare un esempio in negativo per i ragazzi che vedranno il film. E questa rappresentazione della passione per il calcio proprio ora che siamo nel pieno delle polemiche per la violenza negli stadi. La domanda è un po’ mal posta, ma tocca un nervo dolente. Se Brizzi è orripilato all’idea che il suo Luca possa prendere una spranga e malmenare un poliziotto è, però, Vaporidis a prendere il microfono con passione:
Nicolas Vaporidis: Ma noi non siamo assolutamente così. I ragazzi violenti negli stadi non sono tutti i ragazzi, ma solo una piccola minoranza che deve essere trattata come tale. Anch’io vado allo stadio, ma non mi lascio trasportare dalla violenza. Non sono violento.
E poi il film parla d’amore, è un’educazione sentimentale. E l’occasione di parlare meglio del rapporto tra il film e il proprio pubblico scivola un po’ in secondo piano anche quando si sfiora il tema del flash mob
Fausto Brizzi: La novità del film è il flash mob: sono moderne zingarate. Hanno preso piede in America. Persone si danno appuntamento su Internet in un dato posto ad una data ora per fare qualcosa di assurdo. Goliardie innocue in una società che altrimenti tra internet, sms e blog sarebbe asettica e impersonale. Qui in Italia non hanno ancora preso piede, ma sicuramente dopo la visione del film diverranno di moda anche qui...
E non si capisce più bene, a questo punto del discorso, quanto possa influenzare le platee un film come Notte prima degli esami oggi e dove finisca la responsabilità di un regista che ambisce a raggiungere un pubblico così tanto grande.
Anche sul tema dell’impianto meno corale di questo secondo episodio si glissa un poco. E’ un’esigenza delle nuove generazioni. E poi considerando che c’è un primo episodio che ha già raccontato tanto, non c’è poi davvero bisogno di dire proprio tutto:
Fausto Brizzi: Non è che abbiamo dato meno spessore agli altri personaggi. Certo questa volta il centro del discorso è la storia d’amore di Luca e la situazione del padre. Ma i personaggi sono già noti e non credo che saranno tante le persone che andranno a vedere il film senza aver visto il primo capitolo. A parte i due milioni e mezzo di spettatori al cinema, il Dvd di Notte prima degli esami è stato il più venduto del 2006! Qui volevamo parlare d’amore, non solo d’amicizia e non volevamo fare un clone del primo film. E’ vero che il personaggio di Luca è centrale ma il finale è un grosso riscatto dell’amicizia. Si parte con gli amici e si finisce con loro.
E i riferimenti per il film? Sul valore delle citazioni da Woodstock, al Parco Lambro, da L’attimo fuggente al ’Lorenzo’ Corrado Guzzanti sono tante, ma ci si sorvola. Il flash mob che somiglia ad Hair è il solo di cui valga la pena di parlare. E anche la somiglianza iconografica è quasi casuale. Fa parte del mio immaginario chiosa Brizzi, anche se a noi resta in mente la canzone Let the sunshine in che è stata scelta come colonna sonora del momento... ma del rapporto tra l’oggi e il sessantotto è meglio non parlare... si finirebbe nel vuoto di valori, nella depauperazione degli ideali del passato, nel fatto che oggi è proprio brutto se paragonato a ieri... meglio andare oltre, magari sul più innocuo taglio alla American pie
Fausto Brizzi: American Pie è solo il condimento. Solo Massi è un personaggio all’American pie. Ma per il resto il film non c’entra niente. Il primo film sta trovando una sua strada nel mondo con i remake. Tutti vogliono rifare i loro anni ’80. Sono al momento allo studio un’ipotesi americana e una francese e non sappiamo se se ne farà una o tutte e due. Ma si tratta solo di cessione di diritti. Lì io non farò nulla. Non li girerò io.
Poi è la volta di ogni attore di parlare della propria esperienza. E, bando alla ripetitività, ognuno ringrazia Brizzi per la grande occasione, ognuno rivanga un episodio: dall’imbarazzo di Sarah Maestri per la scena di nudo anche se per lei Vaporidis è meglio di Scamarcio fino al gradito rientro di Paola Onofri. Ma nessuno di loro aveva visto il film prima. Gli attori hanno condiviso l’esperienza con la stampa. Il film è stato girato e montato in fretta. Finito praticamente l’altro ieri. E non c’è tempo nè bisogno di fare come si fece l’anno scorso: promuovere il film con proiezioni nelle scuole...
Fausto Brizzi: L’anno scorso speravamo nel passaparola. Quest’anno la filosofia è stata di tenerlo nascosto il più possibile e lanciarlo poi come un blockbuster.
E la dimensione blockbuster un po’ ingessa il fascino gradevole del primo film, lo rende meno esperienza e più lavoro. Il film esce con quasi il quadruplo delle copie. Non hanno ancora chiuso i conti e non sanno dire quanto sia costato esattamente. Nella cifra al raddoppio, dice la produttrice, si spera di cominciare a raddoppiare già dall’incasso.
Ed è qui che riposa la formula più vera del film. La cronaca di un successo annunciato sull’onda della sorpresa dello scorso anno. La serializzazione della formula.
Da quando nessuno voleva dirigerlo ora, anche all’estero, ognuno sogna il suo Notte prima degli esami. E l’impressione è che se ne potrà presto comprare nei supermercati a un tot al chilo.
