Conferenza stampa Il Giorno in più

Il personaggio del libro, rispetto a quello del film, è un po’ diverso. Com’è stato immedesimarsi in due personaggi differenti? E com’è stato girare al DOMA?
FABIO VOLO - Diciamo che all’inizio non è stato facile. Al DOMA avevano cominciato a non gradire troppo il caos che mi ero portato dietro dopo che mi avevano riconosciuto e il resto. Poi è andata meglio e hanno pensato addirittura di aprire un locale a Roma. Riguardo al personaggio, in realtà credo che Giacomo del libro sia diverso dal Giacomo del film a parte qualche sfumatura, quindi non è stata una violenza interpretarlo.
-Una domanda a tutto il cast. Come vi siete trovati a interpretare questi ruoli?
ISABELLA RAGONESE - All’ inizio avevo un po’ paura essendo il libro molto amato. Soprattutto riguardo al personaggio di Michela, la gente ci si è identificata tantissimo quindi sapevo che una parte di quel pubblico poteva risultare scontenta. Allora ho cercato di ricostruire il personaggio senza farmi troppe paranoie. Poi io credo che anche in Michela c’è un po’ di Fabio: anche lei è una che si butta, nella vita, una che agisce di istinto ma poi si blocca davanti ai sentimenti. Che poi è anche un po’ la descrizione delle donne di oggi. Poi ho avuto al fortuna di lavorare sempre accanto a Fabio che è anche l’autore del personaggio quindi questo mi ha aiutato molto nell’interpretazone. CAMILLA FILIPPI - in realtà non è stato difficile calarmi nel ruolo perché avevo appena partorito quindi non mi è risultato difficile rappresentare la stanchezza delle donne che si svegliano la notte per allattare. Poi c’ è da ammettere che il ruolo dell’amica sfigata mi calza a pennello PIETRO RAGUSA- Io spero tanto che non mi abbiano scelto per questo ruolo perchè somiglio al personaggio di Dante... ma a parte questo l’ho fatto solo per il piacere di farmi vedere in mutande e canottiera.
-Avete pensato il film non solo per un pubblico italiano? Avete visto il film 500 giorni insieme?
MASSIMO VENIER Si effettivamente abbiamo pensato il film per un pubblico anche straniero perché io credo che questo genere di film vada fatto così. Riguardo al film poi, l’ho visto e ovviamente si può dire che sia stata un’ispirazione, soprattutto per la fotografia e il modo di girare.
-“Tu ami le serie americane. No amo i film italiani anni 60” Questo scambio di battute sembra riassumere i lregistro stilistico del film. Nella parte effettivamente ambientata in Italia ci sono i classici primi piani e riprese da tv anni 60, nelle riprese a New ork ci osno i doly, e riprese dall’alto...E’ voluto? M.VENIER - La cosa non è stata programmata effettivamente cosi, ma certamente si puo’ dire che abbiamo voluto dare al film un registro diverso in base alle ambientazioni, soprattutto per la fotografia.
Una domanda a Isabella. Io sono un fan di Dieci Inverni e mi chiedevo come ci si sente a interpretare dei ruoli simili. Per Fabio: nel lavoro di sceneggiatura sei riuscito a mettere da parte il libro?
F.VOLO - All’inizio il libro era li, sul tavolo. Poi abbiamo cominciato a metterlo da parte mantenendo e lasciando solo quello che ritenevamo fondamentale anche per il film. Devo dire di essere stato molto disponibile ai cambiamenti.
- Una domanda alle attrici: come avete fatto ad uscire bene da un film cosi incetrato su Volo? E cosa ci avete trovato in uno come Fabio Volo?
C.FILIPPI - Ma ci hanno costretto ad amarlo … e poi, a parte gli scherzi, il mio ruolo richiedeva di provare per lui un amore cieco, incondizionato. I.RAGONESE - Ma io non credo che il film sia cosi Volocnetrico. Nel senso che al di la del fatto che lui è il protsgonista, e quindi l’attenzione principale è rivolta a lui, in questa commedia tutti i personaggi sono ben delineati. Di solito in questo genere di film le donne fanno sempre lo spot, sono modelle sostituibili, fanno la figurina da spalla all’uomo. Qui invece sono tutti personaggi ben descritti, anche quello della Sandrelli, che non compare tantissimo. Riguardo all’altra domanda bisgna dire che paradossalmente molte donne ucciderebbero per stare al nostro posto.
-Il film uscirà il 2 Dicembre. Si può dire che è un film di Natale? DEL BROCCO - Si si può dire che il Natale, cinematograficamente ormai si anticipa e la data è stata stabilita molto tempo fa prorprio perché abbiamo creduto subito in questo progetto.
- Il film affronta il tema un p’ logoro della sindrome di Peter Pan. La storia si riscatta invece per l’aspetto romantico,
F.VOLO
- Io non sono daccordo sulla definizione di sindrome di Peter Pan. Io credo che i trentenni non abbiano al sindrome di Peter Pan ma credo invece che ci sia stato un crollo dei ruoli. Io ho sempre visto, nel passato, che non si tendeva a diventare persone ma ruoli: padri, mogli... La nostra generazione è solo più complessa non meno coraggiosa. Non siamo bamboccioni, abbiamo difficoltà a essere ciò che siamo, a relazionarci con gli altri superando il concetto di dover avere dei ruoli definiti nella società. I miei personaggi vogliono essere uomini prima di avere ruoli. Vogliono capire chi sono. E sicuramente Massimo Venier è riusctio a trovare il giusto equilibrio tra questa mentalità e il romanticismo. Cosi come risultano molto equilibrate le immagini di New York che non sono la classica cartolina ma hanno una loro caratterizzazione legata al film.
Solitamente il gioco delle citazioni è stucchevole fortunatamente nel film non ce ne sono. Ma a cosa vi siete ispirati?
M.VENIER - Effettvamente non ci sono citazioni ma sicuramente riferimenti ad un cinema cosi vasto che sarebe impossibile evitarlo.
-Su cosa vi siete concentrati per non rendere il romanticismo “tossico”, sdolcinato e noioso, che è il rischio di questo genere di film?
M.VENIER - Lo dicevamo anche prima, sicuramente la moderazione degli aspetti romantici, la cura dei ruoli femminili non relegati a dei figurini da rimbalzo per gli uomini.
- Hai mai pensato di fare il regista dei tuoi libri?
F.VOLO. Si, ci ho pensato come ho pensato di fare l’astronauta... Mi piacerebbe ma per ora, no.
