X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Control

Pubblicato il 26 ottobre 2008 da Giovanni Spagnoletti


Control

Si dice che il bianco e il nero siano i veri colori della verità, quelli che sullo schermo rendono al meglio la realtà dei fatti. Ma il bianco e il nero sono anche i perfetti elementi stilistici per raccontare una storia che alterna gioia e tristezza, grazia e tragedia, luci ed ombre. Questo è il caso della vita di Ian Curtis, leader della band Joy Division che alla fine degli anni ’70 contribuì a cambiare il genere rock. Una vita finita troppo presto, dopo soli 23 anni, ma che fino a quel momento aveva assaporato tutti i gusti dell’esistenza.
Il regista Anton Corbijn, qui alla sua opera prima, sfrutta al meglio l’ottimo script di Matt Greenhalgh, dimostrando di saper muovere con personalità la macchina da presa e girando un film maturo che si candida fermamente alla vittoria della Camera d’Or.
La pellicola ci mostra un mondo ormai passato, fatto di giovani amori e precoci matrimoni, di jeans a vita alta e di telefoni a gettoni. Rappresenta l’universo di trent’anni fa, una realtà in cui per portare al successo una canzone bisognava suonare in locali semisconosciuti per anni.
Control è un’opera che vola alta. Ogni inquadratura è un quadro impressionista che gioca col chiaroscuro e che rimane impresso negli occhi. L’atmosfera che avvolge l’intera narrazione è ciò che valorizza di più l’intero racconto. Puro realismo ed invenzioni formali sono dosate con sapienza e giusta misura da una regia solida e mai manierista.
I dialoghi alternano ironia e sarcasmo, crudezza e dolcezza. E lì dove non arrivano le parole arriva il silenzio, i visi insicuri ed impauriti, l’ineffabilità verbale del sentimento, il timore di essere tristi. Lì dove non riescono ad arrivare le parole, arrivano le lacrime, gli occhi lucidi, le urla strozzate di un dolore inaspettato.
Anton Corbijn realizza un film quasi perfetto. Porta avanti il racconto emozionando ed infondendo ogni sequenza di sentimenti sotterranei. Rappresenta il mondo del rock come una valvola di sfogo, come un’esistenza parallela che consente di vivere di vizi e di sregolatezza, di tradimenti e di amici sinceri. La direzione degli attori è indirizzata da un’empatia profonda. Lo spettatore non può che affezionarsi ai personaggi e ai loro pregi e difetti. Questo, però, anche grazie alle splendide performance degli interpreti.
Samantha Morton dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di essere una delle migliori attrici degli ultimi tempi. La sua Debbie brilla di luce propria. Il suo sguardo ingenuo, che passa dalla gioia alla tristezza, fino alla disperazione, è uno degli elementi del film che colpiscono di più al cuore dello spettatore. Sam Riley, invece, è una vera sorpresa. Fornisce un’interpretazione intensa, mai sopra le righe. Nelle parti musicali in cui vediamo Ian Curtis esibirsi con la sua band, Riley mostra tutto il suo talento facendo proprio l’animo di un personaggio difficile. Un personaggio che alla fine si rende conto dei propri sbagli e che decide farla finita. Un personaggio che prende coscienza di essere solo.
Solo come la scritta bianca ‘HATE’ stampata sul dietro della sua giacca; solo come la nuvola nera che esce dal camino del forno crematorio e che sale lentamente nel cielo.
Il bianco e il nero, dunque. I due colori della vita di Ian Curtis, che a tratti escono dalla loro opposizione per confondersi e diventare significanti di uno stesso sentimento.


CAST & CREDITS

(Control); Regia: Anton Corbijn; sceneggiatura: Matt Greenhalgh, dal romanzo Touching from the Distance; fotografia: Martin Ruhe; montaggio: Andrei Hulme; interpreti: Sam Riley (Ian Curtis), Samantha Morton (Debbie Curtis), Alexandra Maria Lara (Annik), Joe Anderson (Hooky); produzione: Northsee Limited; distribuzione: La Fabrique de Films; origine: Gran Bretagna; durata: 119’


Enregistrer au format PDF