Crank

Adrenalina allo stato puro. Una massiccia dose di veleno iniettata durante il sonno scatena la furia di Chev Chelios, granitico killer di Los Angeles, appena andato in ‘pensione’ dopo aver risparmiato la vita ad un potente boss della mafia cinese: la sua partita si gioca tutta in un’ora – questo il tempo che gli rimane prima di morire – in cui dovrà vendicarsi, portare in salvo l’amata Eve e cercare l’antidoto giusto per contrastare gli effetti devastanti della droga somatizzata. Vietato fermarsi e abbassare il livello di adrenalina presente nel sangue; chiamare il folle Doc Miles per i consigli medici o affidarsi all’impareggiabile onestà dell’amico Kaylo, se necessità lo richiede, ma guai a interrompere l’iperattività alimentata dalla chimica e dal consumo industriale di Red Bull: questione di vita o di morte!
Crank è una scommessa sulla possibilità di realizzare un film in continuo movimento, esplosivo, drogato: è prima di tutto una sfida tecnica, un esperimento, un giochino; eppure non possiamo non ammettere che questo ’fumettone’ riesca a divertire e che abbia il merito di prendersi assai poco sul serio, riconoscendo con onestà limiti e intenzioni. La frenesia del personaggio trova l’espressione più efficace nei rapidissimi movimenti di macchina – molto spesso a mano -, nel montaggio serratissimo, nelle inquadrature dalle prospettive inimmaginabili e nelle illuminazioni: queste ultime create dalla coppia dei registi Mark Neveldine e Brian Taylor. L’uso di camere HD d’ultima generazione favorisce la mobilità e l’occupazione dello spazio scenico, che diventa un vero e proprio circuito virtuale in cui il protagonista corre, uccide, sequestra, combatte sugli elicotteri proprio come gli eroi di un qualsiasi videogame d’azione o di guerra, che fa della verosimiglianza e della violenza i principi cardine della propria iconografia. In Crank, tuttavia, gli ammiccamenti, l’ironia e le citazioni cinefile conservano un gusto paradossale, leggero e divertente ed anche Tarantino, c’è da scommetterci, avrà sorriso – o sorriderà – di fronte alla sequenza dell’omicidio del grasso e unto fratello del gangster Verona.
Il film abbraccia appieno, dunque, l’estetica da videogame: quel ’nuovo’ modo di fare cinema che, secondo alcuni, soppianterà la tradizione del cinema narrativo. Anche considerando Crank un film a tutti gli effetti, non possiamo non scorgere sul piano visivo e, di conseguenza, su quello narrativo una certa influenza dello stile pubblicitario e del video-clip; del resto le origini cinematografiche degli autori sembrerebbero confermare tale lampante ipotesi e la pellicola potrebbe essere idealmente accorpata in quel filone di cui fanno parte, tra gli altri, Transformers e Trecento: spot di videogiochi, più che veri e propri film. Ma il cinema oggi è anche questo: prendere o lasciare.
(Crank) Regia, soggetto e sceneggiatura: Mark Neveldine, Brian Taylor; direttore della fotografia: Adam Biddle; montaggio: Brian Berdan; scenografia: Jerry Fleming; costumi: Christopher Lawrence; musiche: Paul Haslinger; interpreti: Jason Statham (Chev Chelios), Ami Smart (Eve), Efren Ramirez (Kaylo), Jose Cantillo (Verona), Jay Xcala (Alex), Carlos Sanz (Carlito), Keone Young (Don Kim); produzione: Lakeshore Entertainment/Lionsgate; distribuzione: 01 Distribution
