CRASH - CONTATTO FISICO

I titoli di testa scorrono via eleganti sulle luci sfocate del traffico cittadino, mentre una voce anonima spiega che in una metropoli dalle proporzioni abnormi come Los Angeles, l’unico possibile contatto fisico con l’altro si da attraverso uno scontro. Così, nel momento in cui le immagini tornano nitide, scopriamo che è appena avvenuto un incidente stradale tra la vettura di due detective e quella di una donna coreana... e la provenienza della seconda automobilista viene immancabilmente tirata in ballo per rendere conto delle cause dello scontro. Il film procede così, in maniera altrettanto programmatica, man mano che ci vengono presentati tutti gli altri personaggi centrali della vicenda: il proprietario iraniano di un 24 hours shop che non riesce nemmeno a farsi vendere un’arma per difesa personale a causa della sua origine “sospetta”, due giovani rapinatori di colore, due agenti di polizia di diversa sensibilità (ma poi, sottolinea causticamente Haggis, non importa...), il procuratore distrettuale e la sua consorte desperate housewife, un fabbro latinoamericano, un regista televisivo e sua moglie. Ognuno deve sopportare quotidianamente il proprio fardello di seccature e di rospi da ingoiare, alle prese con le grane del lavoro e coi “fastidi” provenienti dalle famiglie e tutti sembrano ben al di là dell’orlo di una crisi di nervi. Crash li coglie proprio quando la fatale goccia di troppo sta per colmarli ed essi esplodono tutta la loro rabbia e la loro frustrazione. Invano ciascuno aveva tentato fino a quel momento di esorcizzare le proprie paure con metodi velleitari: traslocando verso un possibile quartiere sicuro per i figli, cambiando continuamente le serrature della propria casa o del proprio negozio, oppure rinchiudendosi nelle automobili di lusso, bare di lamiera che attraversano la Città degli Angeli in ogni ora del giorno e della notte. Nella metropoli losangelina tutti tentano di barricarsi utopicamente “dietro vetro e metallo”.
Un sussulto si impadronisce dello spettatore quando questi riconosce nella foto incorniciata dell’ufficio di un agente di polizia il volto di Schwarzenegger (ma anche qui il regista la tiene sullo sfondo e fuori fuoco, senza voler puntualizzare l’ovvio): in fondo a “governare” pare essere ancora la morale di Commando.
Paul Haggis, già promettente sceneggiatore e firma dello script di Million Dollar Baby (è tornato a lavorare con Eastwood curando l’adattamento di Flags of our Fathers), debutta alla regia con un soggetto spinoso, tenendo bene a mente ed ancorandosi alle solide impalcature progettate da due fra i più abili story-teller del recente cinema statunitense: risultano riconoscibili infatti molte delle tematiche care al cinema urbano e multietnico di Spike Lee, mentre i meccanismi del film corale sono quelli alla Paul Thomas Anderson, che li padroneggia egregiamente (è in questo senso l’erede di Altman). La lunga scena priva di dialoghi e scandita unicamente da una canzone dal testo assai significante sarebbe stata forse pensabile senza il famoso precedente in “Magnolia”?
Haggis però non è certo uno sprovveduto, anche se è al debutto in un lungometraggio cinematografico. Il suo film presenta un asciuttezza di tono e una generale freddezza espositiva da elogiare, anche se essa stride con un paio di scivoloni sul versante del facile effetto drammatico (l’iraniano che spara alla bambina, per citare l’esempio più eclatante) o con l’ingenuità del voler far intrecciare in maniera forse un po’ eccessiva e pedante le strade di tutti i protagonisti.
Rimane però assolutamente lodevole la caratterizzazione dei personaggi: molti di essi risultano sgradevoli, spigolosi eppure veri, proprio perché pieni di contraddizioni. Tutti ugualmente prigionieri delle rispettive teorie preconcette e di giudizi ormai profondamente radicati nei confronti delle altre minoranze etniche: e su simili basi lo scontro fisico diventa ineluttabile, come il cinico (ciclico) finale non manca di rimarcare.
Regia e Soggetto: Paul Haggis Sceneggiatura: Paul Haggis e Bobby Moresco Direttore della Fotografia: J-Michael Muro Interpreti: Don Cheadle, Sandra Bullock, Matt Dillon, Brendan Fraser, Thandie Newton, Ryan Philippe, Jennifer Esposito, William Fichtner, Terrence Howard, Chris "Ludacris" Bridges, Larenz Tate Produzione: Cathy Schulman, Don Cheadle, Bob Yari, Mark R.Harris, Bobby Moresco, Paul Haggis Co-Produzione: Betsy Danbury Produttori Esecutivi: Andrew Reiner, Tom Nuna, Jan Korbelin, Marina Grasic Distribuzione: Filmauro Origine: USA 2005 Durata: 107’
