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Damsels in distress - Ragazze allo sbando

Pubblicato il 3 agosto 2012 da Alessandro Izzi
VOTO:


Damsels in distress - Ragazze allo sbando

La Verità non è più, e da tanto tempo, quel bene ultimo da cercare ad ogni costo cantato dai poeti. Non la si trova nelle grandi Cattedrali del Sapere, ma neanche la vendono un tot al chilo nei supermercati delle grandi catene commerciali. Se l’Ottocento ne aveva fatto una realtà guizzante che sale ad ogni passo un gradino della scala verso un cielo infinitamente distante e se il Novecento l’aveva ridotta ad ultimo strato di una cipolla che più la cerchi più ti si riempiono di lacrime gli occhi, le Nuove generazioni di Google e di Youtube ne hanno fatto un accessorio per la casa, buono come tutti gli altri. Inutile cercarla, ci dicono i blog e i post in bacheca di Facebook, perché sta un po’ qui ed un po’ lì: ti basta muovere appena qualche passo che ecco che ci inciampi sopra e per poco non ti sbucci le ginocchia. È limpida come un luogo comune, ma arcana come una realtà ultima che solo tu puoi trovare e custodire nel chiuso del tuo cuore. E se ne sta in mezzo alle altre verità senza vergogna o pudore, lucida nella sua formulazione, eppure senza arroganza, contenta, in fondo, del suo essere, e pronta, ad ogni momento, a lasciare il passo ad un’altra verità che non ti porta più vicino al Senso per la semplice e buona ragione che non si può mai essere più vicini a niente.

Damsels in distress – Ragazze allo sbando racconta una generazione che la sua verità l’ha moltiplicata e frantumata nel mare delle possibilità. Una generazione in cui chi aiuta gli aspiranti suicidi con una ciambella ed una tazza di caffè ha la stessa dignità di chi sogna la vita media di chi si accontenta di essere senza troppi strepiti (per carità!). Un mondo in cui l’universitario sa essere nerd e sciocco, ma sa anche voler apprendere quando trova qualcosa che ne vale veramente la pena.
Ma racconta soprattutto un mondo di fragilità, di insicurezze, di confu sione, di grandi e piccoli dolori come di grandi e piccoli sorrisi.
Nel farlo finge lo sguardo settecentesco del razionalista che non ha, però, una morale preconcetta che gli faccia da guida nel raccontare (e anche criticare) il suo mondo.
La generazione più vecchia (quella del regista) guarda quella più giovane (degli attori come dei personaggi) senza infingimenti, senza il compianto del bel caro vecchio tempo che fu. Semmai lo fa con voglia di addentrarsi nella materia, come a voler cavare, da persone al fondo vere anche quando parlano per frasi fatte e proverbi, quell’anima piccola e bambina che ognuno di noi si porta dietro. Non per dirci che hanno un’altra dimensione che non è la loro apparenza, ma per rimarcare che, alla fine, anche l’apparenza è una dimensione che non è necessariamente più falsa di tutto il resto.
A seguir la Verità, sembrano dirci i personaggi di questo film in alcuni momenti davvero pregevole, si scopre che non c’è nessun bisogno di arrivare fino al cielo e che a sbucciar cipolle ci si può arrivare anche con un sorriso, che la Fede è spesso anche l’abito che indossi e che magari non sempre regge al cambio di stagione.

La sceneggiatura è un fiume in piena e gli attori la assecondano come navicelle che passano di pena in pena, tra questa e quell’altr’onda.


CAST & CREDITS

(Damsels in distress); Regia e sceneggiatura: Whit Stillman; fotografia: Doug Emmett; montaggio: Andrew Hafitz; musica: Mark Suozzo; interpreti: Greta Gerwig, Adam Brody, Analeigh Tipton, Megalyn Echikunwoke, Carrie MacLemore, Hugo Becker, Ryan Metcalf, Billy Magnussen; produzione: Westerly Films; distribuzione: Warner Bros. Italia; origine: USA, 2011; durata: 100’; webinfo: Sito ufficiale


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