Danza di sangue

L’esordio dietro la macchina da presa di John Malkovich non è di quelli destinati a lasciare una traccia imperitura né nella storia del Cinema d’Autore, né in quella, più modesta, del cinema commerciale, trovando tra queste due categorie, sempre sfuggenti ed indefinibili, una posizione mediana ed incerta che non sembra mai essere il frutto di una consapevole ricerca. Come ogni buon artista giunto alla sua opera prima, comunque, l’autore sembra sempre voler dimostrare a tutti i costi di avere moltissime cose da dire correndo continuamente il rischio di ingolfare le varie soluzioni narrative e di proporre, alla fine dei conti, un’opera più meditata e studiata che realmente coinvolgente e poetica. Rischio, questo, dal quale il regista riesce a discostarsi solo di tanto in tanto, colpa anche di un cast alquanto mal assortito e fuori parte che alla lunga risulta evidentemente mal gestito. In compenso il lavoro sull’immagine si rivela, per contro, notevole, con un uso molto espressivo di una fotografia controllata e realistica (che si rifà a pellicole di argomento ed ambientazioni analoghe senza mai ingenerare, per questo, una fastidiosa sensazione di deja vu) e con un uso molto calibrato di un montaggio lineare che riesce ad inanellare un paio di soluzioni azzeccate ed originali. Il soggetto, già da solo, è di quelli molto ambiziosi nel suo raccontare i retroscena del tentativo di un colpo di stato rivoluzionario in un non meglio precisato paese del Sud America. Seguendo le logiche del film spionistico/politico il film avanza una serie di ipotesi suggestive e preoccupanti sulla difficile gestione di quelle aeree del mondo, come la sudamericana, che vivono nell’ombra del sistema governativo statunitense, subendone le continue ingerenze a livello amministrativo. Ne risulta uno scenario assolutamente immaginario eppure realistico (che, per questo, ha scatenato roventi polemiche in conferenza stampa) entro cui vengono calate, in maniera forse un po’ forzosa, le storie personali dei due protagonisti: il capo della polizia incaricato delle indagini (uno spento Javier Bardem), e l’insegnante di danza che si rivela più addentro ai fatti politici narrati di quanto non si sarebbe potuto, a tutta prima, pensare (una poco credibile Laura Morante). La storia della loro impossibile storia d’amore, anzi, è uno degli aspetti meno credibili di una pellicola altrimenti interessante e di un certo valore. Il copione segue passo passo tutti gli obblighi del film di genere mettendo, in bella successione, quei colpi di scena che sarebbe lecito aspettarsi in operazioni di questo tipo, e il regista non si perita minimamente di nascondere tutte quelle tracce che dovrebbero portare allo scioglimento finale dell’intreccio. Sicché si resta veramente sconcertati nel constatare la cecità del protagonista che, pur avendo tra le mani tutte le tessere per risolvere il complicato puzzle degli eventi, non riesce a capire quanto proprio la donna amata, e mai compresa fino in fondo, sia addentro nella fitta trama politica messa in atto dal capo rivoluzionario. Malkovich si pone, nei confronti del copione, in una posizione di distanza, racconta le gesta dei suoi personaggi dall’alto di una distanza filtro che non permette mai una reale immedesimazione, raggelando la dinamica dei colpi di scena che appaiono, proprio per questo, più prevedibili di quanto sarebbe da pensare. Nella sua posizione onnisciente (quella tipica del romanzo ottocentesco) il regista non riesce a riempire alcune lacune pesanti all’interno del racconto mettendo insieme personaggi simpaticamente stereotipati (il poliziotto che fa da spalla al protagonista) e personaggi assolutamente superflui che sembrano non assolvere alcuna funzione all’interno dell’intreccio né aiutano a definire meglio la psicologia delle stesse figure principali con cui si relazionano (la moglie). Peccato, perché, almeno sulla carta, il film sembrava avere la potenza di un grande affresco storico fantastico e realistico al tempo stesso.
(Pasos de bailos); regia: John Malkovich; sceneggiatura: Nicholas Shakespeare; fotografia: José Luis AlcaineM; musica: Pedro Malgheas, Alberto Iglesias; montaggio: Mario Battistel; interpreti: Laura Morante, Javier Bardem, Juan Diego Botto, Elvira Mínguez; produzione: Russell Smith, John Malkovich, Andrés Vicente Gómez; origine: Spagna, Stati Uniti, 2002 distribuzione: Twenty Century Fox
