X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Un sapore di ruggine e ossa

Pubblicato il 4 ottobre 2012 da Antonio Valerio Spera
VOTO:


Un sapore di ruggine e ossa

Un dramma sentimentale a sfondo sociale. Dopo il noir gangsteristico/carcerario Il profeta, il regista francese Jacques Audiard torna dietro la macchina da presa e in concorso al Festival di Cannes firmando De rouille et d’os, un film lontano narrativamente dall’opera precedente ma segnata dallo stesso stile secco, duro, ruvido, a tratti accattivante e ricco di epos. Una storia d’amore (tratta dall’omonima raccolta di racconti di Craig Davidson) tra due figure ai margini della società, Alain e Stephanie, lui senza un soldo, costretto ad andare a vivere dalla sorella insieme al figlio di 5 anni, lei una bella addestratrice di orche che per un incidente sul lavoro si vede tragicamente amputare entrambi gli arti inferiori. Tra loro nasce un rapporto particolare, un’amicizia in cui si parla poco e ci si capisce con veloci sguardi, una relazione affettiva in cui è inutile spiegarsi più di tanto. Lei offre a lui la possibilità di dare un senso alla sua esistenza oltre le effimeri notti passate con ragazze appena conosciute, lui la aiuta ad uscire dalla sua depressione guardandola e trattandola senza stupidi pregiudizi. E tutto accade senza troppi discorsi, nasce da sé, con semplice naturalezza. Ai margini del racconto del loro amore, platonico all’inizio, solo fisico poi, infranto e poi ricucito nel finale, si stagliano le difficoltà sociali del paese, la crisi e l’insicurezza economica, che portano alla violenza, al barbarismo.

Nonostante questo quadro misero, Audiard infonde il film di emozionante poesia, tocca al cuore, commuove. Anche grazie alle splendide interpretazioni dei due protagonisti Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts, De rouille et d’os regala due potenti ritratti di persone che devono ritrovare, per motivi differenti, il giusto percorso della loro vita. Due personaggi appaiati nella stessa situazione di solitudine e instabilità ma che in realtà rappresentano simbolicamente due perfetti opposti: lui grazie al suo fisico e alla sua forza tenta di rimettere un piede nella vita sociale (partecipa a combattimenti clandestini con in ballo molti soldi per il vincitore), lei invece, proprio per il suo handicap fisico, si ritrova a ricostruirsi una vita da zero. Ed in fondo il regista francese punta molto proprio su quest’aspetto, sulla fisicità dei due protagonisti, giocando sapientemente sui contrasti: la macchina da presa accarezza con amore il corpo mutilato della Cotillard, riuscendo a impreziosirlo comunque di una sensualità disarmante così come, allo stesso tempo, riesce a donare leggerezza e dolcezza al possente corpo di Schoenaerts, mentre sporco, sudato e sanguinante combatte per strada per vincere qualche soldo.

De rouille et d’os è dunque un film che vive di ossimori, di opposti, di contrapposizioni. Ma è anche un’opera che parla di assenze e mancanze che vengono colmate: Alain trova in Stephanie la donna che non c’è mai stata al suo fianco, una donna capace di capirlo ma soprattutto di stimolarlo; Stephanie riprende a camminare grazie alla forza di volontà trasmessale dal nuovo amico/compagno e grazie alle protesi metalliche agli arti inferiori; il figlio di Alain, nel finale, rientra in possesso dell’affetto sincero e spontaneo del padre, riscoprendo un genitore vero.

Per un’ora e mezza si assiste a dell’ottimo cinema, ad un film governato perfettamente nel ritmo e nella messa in scena dalla mano sicura di Audiard, che gira bene, con una macchina da presa mai ferma, equilibrando le emozioni, senza mai cadere nel patetico e nel melenso, tenendo il pedale spedito verso un realismo che rende tangibili anche le psicologie e i sentimenti dei protagonisti. Nell’ultima parte però la narrazione gli scappa di mano ed evolve in una direzione inaspettata, anche inverosimile, che termina in un turbine di drammaticità e di banali risoluzione, riscatto e redenzioni finali. Ciò non toglie fascino, eleganza ed emozioni all’opera, ma la rende senza dubbio incompleta, non totalmente riuscita, parzialmente confusa. I due interpreti, comunque, si candidano prepotentemente alla vittoria della Palma.

Leggi la recensione del film


CAST & CREDITS

(De rouille et d’os) Regia: Jacques Audiard; sceneggiatura: Jacques Audiard, Thomas Bidegain; montaggio: Juliette Welfling; fotografia: Stéphane Fontaine; musica: Alexandre Desplat; interpreti: Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Céline Sallette, Bouli Lanners; produzione: France 2 Cinéma, Les Films du Fleuve, Page 114, Why Not Productions; distribuzione: BIM; origine: Francia; durata: 120’.


Enregistrer au format PDF