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Deadpool

Pubblicato il 18 febbraio 2016 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Deadpool

"Forse vi chiederete il perchè del costume rosso...Bè, è perchè così i cattivi non possono vedermi sanguinare! Ecco, lui ha capito tutto...ha messo i pantaloni marroni!"
- Wade Wilson/Deadpool

Piccolo indovinello: cosa uccide più in fretta un temibile avversario? Le katane di Deadpool, le pistole di Deadpool o le acrobazie di Deadpool? Rispota: le ciarlerie di Deadpool! Che, cattivoni a parte, ammazzano prima di tutto la noia. Ci sono voluti ben dieci lunghi anni di produzione, ripensamenti, sceneggiature andate a farsi benedire, esperimenti in stop-motion, comparsate e cameo nei film sugli X-men per permettere al mercenario (più) chiacchierone e letale dell’universo Marvel di sfondare la quarta parete anche al cinema. Perchè Deadpool è sì un personaggio unico nel suo genere: prima delle abilità da provetto assassino e del fattore super-rigenerante di cui dispone, Wade Wilson (nuovo e ormai consolidato personaggio feticcio di Ryan Reinolds) è consapevole di essere il protagonista di un film a lui dedicato (o quello di un fumetto, in ambito cartaceo), per cui agisce e pensa non solo per soddisfare esigenze di trama, ma soprattutto per pavoneggiarsi, esibirsi, sbeffeggiare e avvilire lo spettatore. Un personaggio concepito per agire al di fuori di ogni schema abusato dai produttori, sceneggiatori e registi devoti ai cine-comic, una scheggia impazzita pronta a graffiare, insultare e affettare illustri super-colleghi, stereotipi cinematografici, e perfino se stesso (o, per essere più precisi, Ryan Reinolds), in un frullato sanguinolento e iper-violento di azione, commedia sboccacciata contaminata da humor politicamente scorretto e irriverente e metacinema.

Un’operazione indubbiamente coraggiosa, sia per contenuto, che per aver deciso di affidarne la regia a una matricola, Tim Miller, qui al suo esordio su grande schermo. Eppure qualcuno ci aveva visto lungo sul progetto Deadpool e, ansioso di crivellare i timpani degli spettatori a colpi di parolacce e sciorinate non-sense, ha preferito con l’affidare un titolo tanto accattivante, quanto scorbutico, a qualcuno che non ci pensasse su più del dovuto, che non si lasciasse prendere la mano da una ricerca ossessiva di pathos o di esercizi di stile troppo edulcorati per un anti-eroe che ne sarebbe stato schiacciato, fino a che la pellicola non avesse perduto naturalezza ed essenzialità. Miller lascia che sia Deadpool a giocare, tenendolo d’occhio da lontano, senza mai avvicinarsi troppo, col rischio di finire mutilato da un volteggio di katana, impegnando il cinico mercenario in una sequenza adrenalinica dopo l’altra; ma Miller sa bene che Deadpool non è un eroe, per questo ogni sua decisione, ogni ambizione nasce e si esaurisce per soddisfare gli impulsi del comprimario (eroe secondario?) più odiato dagli altri eroi Marvel. Certo, può capitare a chi non sta zitto nemmeno quando dorme o finisce legato su un lettino per essere torturato, di perdere brillantezza e verve anche nel formulare epiteti poco lusinghieri verso chicchessìa, ma il Deadpool di Reynolds e Miller è così divertente da far intorpidire la mandibola e pretenderne sempre di più: così irrefrenabile da storpiare (in senso ludico) perfino i titoli di testa e costringere gli spettatori a rimanere seduti fino alla fine dei titoli di coda per il classico easter egg marvelliano che, in verità...

Spesso le ricette che riescono meglio prevedono pochi ingredienti (giusto una manciata di personaggi stralunati e in balìa della follia di Wade Wilson) e un impianto che delinei con chiarezza le linee guida per le portate successive (ogni riferimento a Colosso e al micro-universo degli X-men di cui Deadpool è destinato a far parte non sono puramente casuali). Peccato per qualche scelta scellerata in ambito di doppiaggio, che lascia l’amaro in bocca e la fastidiosa sensazione di aver sottovalutato un aspetto fondamentale dell’intera operazione. Ma vale davvero la pena concedersi una serata per farsi prendere in giro da Deadpool, se non altro, per riprendere il filo del discorso che James Gunn aveva accennato con successo nel suo Guardiani della galassia o, ancora prima Matthew Vaughn con Kick-Ass. Ovvero che i “supereroi” non sono solo sacrifici, altruismo e didattica per bamibini. Ma attenti a non chiamare Deadpool eroe! Non vorrete farlo arrabbiare...


CAST & CREDITS

(Deadpool); Regia: Tim Miller; sceneggiatura: Rhett Reese, Paul Wernick; fotografia: Ken Seng; montaggio: Julian Clarke; musica: Junkie XL; interpreti: Ryan Reynolds, Morena Baccarin, T.J. Miller, Gina Carano, Ed Skrein, Brianna Hildebrand; produzione: Marvel Enterprises, Marvel Studios, Twentieth Century-Fox Film Corporation; distribuzione: 20th Century Fox; origine: U.S.A., 2015; durata: 107’


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