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Diario del saccheggio

Pubblicato il 22 giugno 2006 da Sila Berruti


Diario del saccheggio

Risale al 2004 questo capito della trilogia firmata Fernando E. Solanas. La saga sulla storia del popolo argentino, meno spettacolare de Il signore degli anelli e di Star Wars non ha, tuttavia, nulla da invidiare alle mega produzioni hollywoodiane in quanto a coinvolgimento e pathos. Si piange, si ride, ci si appassiona, si esulta e si salta sulla poltrona.
Che cosa fa una nazione umiliata, derubata, malmenata e sfruttata dai suoi governanti? Dipende. Non sempre si trova la forza di reagire, non sempre se ne ha voglia (l’Italia probabilmente ne sa qualche cosa). Eppure il popolo argentino non è stato a guardare, ha lottato senza armi, ha gridato anche quando la voce era finita; ha piquetato nelle strade la sua rabbia e il suo dolore ad un mondo ceco e sordo.
Fedele a se stesso, e alla sua gente, Solanas non si abbandona ad un facile e semplicistico pietismo, coinvolgendo lo spettatore in una complicata questione economico internazionale, spiegando passo passo come l’Argentina, il granaio del mondo, sia diventato uno dei paesi più poveri del globo.
Racconta del debito pubblico, dei beni dello stato smantellati e venduti a società estere per un quinto del loro valore, dei fondi pensionistici scomparsi e di molte altre cose. Ci conduce nei luminosi e deserti corridoi del governo, delle grandi banche e delle aziende che hanno distrutto una nazione. Alla fine hai voglia di picchiare Menem, di scendere in piazza anche tu, di urlare e ribellarti. Ti senti un po’ derubato e un po’ idiota perché temi che se fosse successo a te forse non avresti avuto la forza. Mentre gli argentini non chiedono pane, non chiedono coperte, non chiedono cibo, ma lavoro. Perché il lavoro è dignità.
I responsabili: non crediate che sia tutta colpa dei governanti argentini. Germania, Italia, Spagna, Francia e soprattutto, naturalmente, gli Stati Uniti d’America. In accordo con Menem gli Usa hanno utilizzato la nazione come un enorme depuratore introducendo la doppia moneta e facendo girare denaro sporco. Naturalmente il cambio era assurdo: un pesos = un dollaro.
E così l’Argentina è stata piegata e la gente derubata. Ma hanno lottato e gridato anche se non mangiavano da giorni e hanno costretto il governo a dimettersi. Sperano, devono farlo, lottano, perché altrimenti che cosa rimane?
Fernando E Solanas ci inchioda alla poltrona e ancora una volta ci impone il peso della nostra arrendevolezza. Ma alla fine ci regala una speranza.

Regia: Fernando Ezequiel Solanas; sceneggiatura, testi e voce fuori campo: Fernando E. Solanas; fotografia: Alejandro Fernández Mouján, Fernando E. Solanas; montaggio: Juan C. Macías, Fernando E. Solanas; musiche: Gerardo Gandini; assistente alla regia: Iván Gotthold; produzione: Cinesur S. A., ADR Productions, Thelma Films AG, Television Suisse Romande; durata: 120’; web info: www.fandango.it

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