"Diario di un pazzo" di Gogol’

La scelta registica di Andrea Renzi non intacca il testo gogoliano, ma lo rende intuitivamente più vicino a noi. Popriscin diventa un nostro connazionale degli anni ’50, Papaleo, non troppo lontano da molte realtà del nuovo millennio. Sentiamo una certa familiarità con quel mondo lavorativo che inghiotte l’individuo, ignora i rapporti umani ed esalta titoli conquistati - forse - senza reali capacità. Roberto De Francesco rende vivo il lungo monologo integrandolo in modo disinvolto con un sapiente linguaggio del corpo e rendendo palpabile il pensiero e lo stato d’animo del personaggio.
La scenografia è simbolo vivente del testo: al centro del palco regna un armadio a due ante in cui Papaleo vive e lavora, metafora della sua svilente esistenza. Piccolo rispetto a una città, agli alti gradi dei superiori, alla bellezza della donna amata, egli è come un insetto ignorato e disprezzato da tutti. Le pagine del suo diario raccontano la storia tragicomica di una follia che, con l’avanzare della consapevolezza del giudizio altrui, conduce il personaggio in un mondo di pura fantasia. Lo stacco è netto: Papaleo è sconvolto nel volto e nell’abbigliamento, perde qualsiasi legame con la realtà spazio-temporale e si convince di essere il nuovo re di Spagna.
La rivalsa verso il mondo è compiuta ma non c’è alcuna vittoria, c’è solo la fine di un’esistenza distrutta dalla vuota burocrazia e dalla superficialità istituzionalizzata. E, con la tristezza nel cuore, seguiamo Papaleo-Popriscin mentre sale su una trojka immaginaria e, attraversando il cielo, rivolge alla madre il suo ultimo grido di disperazione.
(Diario di un pazzo) Regia: Andrea Renzi; sceneggiatura: Nikolaj Gogol’; interpreti: Roberto De Francesco; teatro e date spettacolo: Teatro Franco Parenti di Milano, dal 21 febbraio al 4 marzo 2012.
