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Die geliebten Schwestern - Concorso

Pubblicato il 9 febbraio 2014 da Matteo Galli

VOTO:

Die geliebten Schwestern - Concorso

Ve l’immaginate in concorso a Venezia un film di quasi tre ore sugli amori di Foscolo o di Leopardi? Una cosa del genere si è vista oggi a Berlino. Lo ha girato un regista, Dominik Graf, che per lo più dirige (eccellenti!) polizieschi e che ha avuto la dritta dalla sua produttrice Uschi Reich, nostalgica degli anni ’70, quando i costumi erano un po’ più liberi di oggi e si credeva nel libero amore.

Il secondo film tedesco in gara è dunque un film in costume, abbraccia un periodo che va dal 1787 al 1805 e racconta, mescolando abilmente documento e finzione, l’amore tra Friedrich Schiller – che all’inizio della storia ha 29 anni, è reduce dal successone dei Masnadieri e della Luise Miller, non può rimettere piede in patria perché su di lui pende un mandato di cattura da parte di Karl Eugen duca del Württenberg, un poeta famoso, un po’ in crisi creativa oltreché decisamente squattrinato - e le due sorelle Caroline (all’epoca 25enne) e Charlotte (all’epoca 22enne) von Lengenfeld, nobili decadute della provincia turingia, la prima, costretta dalla madre a un matrimonio di convenienza per risollevare le sorti della famiglia, la seconda avviata ad una carriera di dama di corte presso il granducato di Weimar dove regna sovrano non tanto il granduca Karl August, quanto piuttosto il suo educatore e poi ministro Johann Wolfgang von Goethe. Ma quando Schiller e le due sorelle si conoscono il boss è in Italia, con grande disdoro della signora von Stein, consigliera e amica del poeta in fuga, malata d’amore. Goethe farà ritorno a casa solo nel 1788, proprio l’anno in cui Schiller farà visita alle due dame nella cittadina di Rudolstadt sulle rive della Saale. E’ qui che nascerà la liaison fra i tre neanche troppo clandestina malgrado un carteggio cifrato, promessa di vero e impossibile amore in una società, quella dell’ancien regime e della aristocrazia, nella quale ancora ci si sposava, appunto, per convenienza. Schiller, come detto, non è un buon partito, lo diventerà, sia pure in parte, pochi mesi prima della presa della Bastiglia, quando, anche grazie alle buone connections weimariane, verrà chiamato a Jena a ricoprire la cattedra di storia (una delle scene più belle di tutto il film è quella della sua “Antrittsvorlesung”, la prima lezione intitolata Che cosa significa e a che fine si studia la storia universale), tanto da ricevere finalmente da mamma Lengenfeld, il sospirato assenso alle nozze con la figlia minore. Anche se la coppia è sempre affiancata dalla sorella, con cui – si capisce – il legame del poeta è più sanguigno oltreché più cerebrale, anche grazie al fatto che Caroline ha talento per la scrittura mentre Charlotte è più dolce e materna. Il film racconta tutte le vicissitudini di questo inconsueto ménage à trois, con gli alti e i bassi, le lontananze e i riavvicinamenti, mentre a Parigi succede di tutto, Schiller diviene sempre più famoso, le due fanciulle mettono al mondo dei figli, forse entrambi di Schiller, e Caroline, pur protetta dall’anonimato, diviene una star della letteratura dell’epoca, dando alle stampe un romanzo di appendice, edito e forse rimaneggiato dallo stesso Schiller. Siamo di fronte a un minuzioso affresco della Germania quale “Kulturnation” at his best.

Un affresco elegante, credibile, autentico, noiosetto, pieno di citazioni che sicuramente faranno piacere alla borghesia colta tedesca, la quale riconoscerà la propria tradizione, il proprio patrimonio. Non siamo al livello dei film che si giravano negli anni ’50 in DDR per appropriarsi a scapito della BRD del “Kulturerbe”, il nostro Goethe, il nostro Schiller, il nostro Beethoven ma Le amate sorelle è nulla più che un corretto heritage film del quale Graf ha predisposto una versione ancora più lunga che passerà in televisione ad uso di medici e avvocati che esclameranno sorpresi: “Epperò che malandrino era il nostro Schiller”. Fuori dalla Germania, forse, potrà interessare la proposta utopica di libero amore. O anche no.


CAST & CREDITS

(Die geliebten Schwestern) Regia: Dominik Graf; sceneggiatura: Dominik Graf; fotografia: Michael Wiesweg; montaggio: Claudia Wolscht; musica: Sven Rossenbach, Florian van Volxem; interpreti: Henriette Confurius (Charlotte von Lengefeld), Florian Stetter (Friederich Schiller), Hannah Herzsprung (Caroline von Lengefeld); produzione: Bavaria Filmverleih- und Produktions GmbH; origine: Germania, Austria, Svizzera; durata: 171’.


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