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DOGVILLE

Pubblicato il 12 novembre 2003 da Giovanni Spagnoletti


DOGVILLE

Dimentichiamo per un attimo il passato, “scurdammoce o’ passato” e non apriamo una discussione a favore o contro Lars von Trier, un filmmaker che ha segnato nel bene e nel male con i suoi film e le sue teorizzazioni (la celebre “bufala”, ovverosia la riuscita operazione di marketing nota sotto il nome di “Dogma 95”) l’ultimo decennio del cinema post-postmodern. E concentriamoci invece su questa sua ultima fatica che sembra aver portato qualcosa di nuovo e di fresco nel bagaglio del discusso ma certo inventivo autore danese. Diciamocelo subito: malgrado il nostro scetticismo di fondo e il non piccolo sconcerto che il film provoca al suo incipit, von Trier ci sembra che abbia vinto una coraggiosa battaglia contro le usuali regole narrative del cinema mainstream. Nel senso che la sua consueta abitudine di puntare all’estremo e di forzare le convenzioni, sollecitando al massimo lo spettatore, strappandolo dal suo comodo e pacificato ruolo di “guardone” passivo, qui ha trovato materia di che funzionare. Tramite il suo impianto brechtiano architettato in nove capitoli e un prologo, una nuda, essenziale ma molto funzionale scenografia teatrale che disegna letteralemente per terra una cittadina en plein air ed annulla qualunque spazialità chiusa azzerando le separazioni spaziali, Dogville, infatti, rappresenta un guanto di sfida al tempo cinematografico e al ritmo narrativo della tradizionale. Ci si domanda come tutto ciò possa funzionare ma pian piano, superato un primo momento di perplessità, il film comincia lentamente a prenderti per mano e ad accompagnarti per il suo corso. Sulla base di un canovaccio che cinema, teatro e letteratura hanno sceverato tante volte e che ha come tema la meschina cattiveria di una piccola cittadina americana (non a caso chiamata Dogville) e come centro la figura di Grace, strana ragazza sfuggita all’inseguimento di un feroce gruppo di gangster, e dei cui misteri solo alla fine scopriremo gli arcani. Trarre da tutto questo un buon film, in ciò sta la grande mano del regista danese: sarà per l’abilità degli attori - ottimo e variegato il cast, dove Nicole Kidman ci consegna una delle sue migliori interpretazioni -, sarà per l’eccellente funzionalità dello spazio scenico, sarà per il totale squilibrio diegetico (tutto avviene nell’ultima parte, dopo una presentazione dei fatti lunga ma non per questo defatigante), tuttavia von Trier riesce nel suo intento di tener legato alla poltrona e di affascinare lo spettatore come non mai prima. Almeno a noi così è capitato. Peccato però che rispetto all’edizione di Cannes dove il film malgrado le aspettative è rimasto all’asciutto di premi, la versione italiana è stata tagliata di ben ¾ d’ora, falsando e abbassando la “sfida infernale” lanciata dal regista al tempo cinematografico. Ma anche così, un torso, Dogville resta uno dei film più interessanti e stimolanti di questa stagione.

[novembre 2003]

regia e sceneggiatura: Lars von Trier fotografia: Anthony Dod Mantle scenografia: Peter Grant montaggio: Molly Malene Steesgaard interpreti: Nicole Kidman, Paul Bettany, Lauren Bacall, Ben Gazzarra, James Caan, Philip Baker produzione: Zentropa Entertainement, Isabella Films International B.V.(Danimarca), Memfis Film International AB(Svezia), Pain Unlimited GmbH (RFT), Sigma Films Ltd(Gb),Slot Machine sarl (Francia), Arte France Cinéma (Francia) origine: Danimarca, Svezia, RFT, Gran Bretagna, Francia 2003 durata: 135’ (versione originale 178’) distribuzione: Medusa web info: www.medusa.it

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