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Drag me to hell

Pubblicato il 13 agosto 2009 da Angela Cinicolo


Drag me to hell

Christine Brown è una giovane impiegata bancaria in cerca di una promozione per “accontentare” i ricchi genitori del fidanzato Clay, professore di psicologia bello e affermato. Un giorno si presenta alla scrivania della ragazza la vecchia signora Ganush, implorandola di ottenere una proroga per il mutuo, ma Christine, per far colpo sul capo, le nega il suo aiuto. Non sa ancora che la donna che ha appena umiliato le lancerà una maledizione mortale.

Presentato fuori concorso all’ultimo festival di Cannes, Drag me to hell doveva segnare il ritorno di Sam Raimi al suo primo amore, l’horror. Ma il risultato sembra essere lontano dal genere di brividi e suspense che avevano caratterizzato il cult movie La casa. Drag me to hell punta infatti più sui toni della commedia alla Landis che sulla tensione e sulla violenza dei più inquietanti incubi cinematografici, sterzando in fretta dal trend dei patinati gore e splatter che più incassano al botteghino. Il plot non presenta grossi colpi di scena e, nella sua sconvolgente linearità, ci ricorda le vicende del supereroe che ha ri-fatto la fortuna della Marvel: la ritrita dicotomica lotta del bene contro il male, in cui però il bene è sempre contaminato da una patina ombrosa e il male è insolitamente accattivante, è lo snodo principale del film, diretto con mano sicura e indirizzato a una folta schiera di nuovi fan. Raimi ammicca continuamente ai suoi giovani spettatori e gli propina una serie di bad taste gag, trovate splatter e dialoghi degni dei più recenti serial. La psicologia dei personaggi, in particolare della protagonista, interpretata dalla nivea Alison Lohman (La leggenda di Beowulf), subentrata nel cast alla più brava Ellen-Juno Page, approfondita dai Raimi brothers senza inutili appendici, e il conflitto presente-passato su cui s’insiste sarcasticamente sono le tracce più riconoscibili della vivacità intellettuale che da sempre ha caratterizzato le opere di Sam Raimi. Meno convincenti le parodistiche situazioni in cui la povera protagonista si ritrova faccia a faccia con il nemico: il processo della creazione orrorifica si blocca negli effettismi che, malgrado una varietà naif e una qualità di ottima caratura (dietro c’è il nome del bravissimo Gregory Nicotero), flagellano una visionarietà audace e pretenziosa.

Raimi si diverte e diverte con i suoi j’accuse disseminati e mai palesati contro il peggiore dei mali della società a stelle e strisce dei tempi nostri: il mostro verde per cui tutti potrebbero vendersi l’anima. Ma se il primo pensiero va all’omone più blasonato delle strisce, l’incredibile Hulk, ci sbagliamo. Qui il diavolo si fa in quattro “per un pugno di dollari”: Drag me to hell non sarà un film da paura, ma non si può dire che non sia un film da “urlo”.


FOTOGALLERY


CAST & CREDITS

(Drag me to hell) ; Regia : Sam Raimi ; Sceneggiatura : Ivan Raimi, Sam Raimi ; fotografia:: Peter Deming ; montaggio : Bob Murawski ; musica : Christopher Young ; interpreti : Alison Lohman, Justin Long, Lorna Raver, David Paymer, Dileep Rao, Reggie Lee ; produzione: Ghost House Pictures, Buckaroo Entertainment ; distribuzione internazionale: Lucky Red ; origine: USA, 2009 ; durata : 99’


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