Drive Angry

È un po’ uno strano gioco, una corsa senza sosta che vorrebbe apparire capace di procedere al di là della vita come della morte, procedendo spedita oltre i limiti, invero dibattendosi all’interno del movimento in una zona delimitata da un eccesso alquanto stantio, una superficie, questa, che nasconde sotto di sé una totale mancanza di coraggio, per un’opera che potrebbe essere un paradosso – se non una semplice contraddizione in termini - che vede un Nicolas Cage protagonista totalmente sperduto, accompagnato in maniera già più accattivante dalla strabiliante bellezza dell’ancella Amber Heard che regala pugni e calci, dall’aplomb sopra le righe di William Fichtner e dal fascino senza tempo di una manciata di quattro ruote d’antan. Giacché Drive Angry è un prodotto che non vuol rischiare – malgrado talune apparenze che esplicherebbero un corpo filmico pregno di un fantomatico delirio - abbandonandosi piuttosto alle trame di uno script spesso lacunoso e tirato via, senza che, del resto, la pellicola nella sua interezza riesca a creare un mondo a sé stante perlomeno dominato da una visionarietà di intenti.
Poiché di buone intenzioni è lastricata la strada che porta (d)all’Inferno, il luogo eterno dal quale è fuggito John Milton, un uomo il cui Paradiso Perduto forse mai è esistito ma che, perlomeno, sicuramente è un corpo che vive pur essendo morto e una mente che di certo desidera: ossia la vendetta, più di tutto, con una forza quasi primordiale, completamente rivolta contro Jonah King, un re dei satanisti che ha ucciso una sua adepta, la figlia di John, e che ora con indefessa gioia è pronto, assieme alla sua congrega, a sacrificare la neonata discendente della donna, proseguendo propriamente lungo una linea di sangue, di fronte a sé il sogno di portare l’Inferno sulla terra.
Nel mentre il film si dipana con un’inusitata e disarmante pigra velocità, preda di spasmi e sussulti sempre uguali a se stessi, continuo ossimoro che si esprime al grido di ’Tutto e subito!’, fin da un inizio che introduce l’iniziazione a un viaggio senza sviluppo, per un road movie che tenta di ricalcare le orme dell’exploitation Seventies, ma perdendo quel certo gusto naïf (così come potremmo considerarlo oggigiorno), divenendo piuttosto una semplice (ri)lettura, peraltro molto secondaria rispetto ad altri e maggiori esempi proposti in questi ultimi anni. E Drive Angry incarna, ovviamente, un ri-vedere qualcosa che già è stato, senza però mantenere la forza dirompente del ’qui e ora’ di quei tempi trascorsi. E, perciò, facile è stato intraprendere il cammino dell’ironia - rifugio abituale per operazioni di questo tipo – che raggiunge l’acme nei primi venti minuti, quasi lambendo i confini del grottesco, finanche nobilitando il film. E in quei momenti almeno si ritrova un certo gusto per l’abuso sulla forma cinematografica, emblema di una violenza che dovrebbe sottendere all’intera pellicola, giocattolo in 3D che troppo presto si stanca di essere pure divertente, pur portando avanti la rappresentazione alquanto deforme di un certo ambiente legato al Sud degli Stati Uniti. Laddove il lavoro di Patrick Lussier è un’opera sboccata e fine a se stessa che presto si trascina barcollando, affaticato come il suo protagonista, tipico personaggio di eroe stanco pur nell’iperazione, un po’ solitario e un po’ avulso dal contesto, soprattutto frenato da quella zavorra esistenziale che si chiama ’Passato’, come tutto il film che si incarna nella sua persona.
(Drive Angry 3D); Regia: Patrick Lussier; sceneggiatura: Todd Farmer e Patrick Lussier; fotografia: Brian Pearson; montaggio: Devin C. Lussier e Patrick Lussier; musica: Michael Wandmacher; interpreti: Nicolas Cage (Milton), Amber Heard (Piper), William Fichtner (Il Contabile), Billy Burke (Jonah King), David Morse (Webster), Charlotte Ross (Candy); produzione: Millennium Films, NU Image Films e Saturn Films; distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia ; origine: USA, 2011; durata: 104’; web info: sito ufficiale.
