DUE FRATELLI

Realizzato in grande stile, tenendo conto anche del particolare momento storico dell’occidente, il nuovo film del francese Jean-Jacques Annaud rispolvera sentimenti e tematiche semplici eppure efficaci, per nulla sopite dai quotidiani bollettini di guerra che arrivano oramai da tutto il mondo. Nel raccontare, con un tono falsamente documentaristico, la tenera storia di due cuccioli di tigre alle prese con le peripezie e le insidie che dalla nascita le porteranno ad una travagliata maturità attraverso il loro paese natio e soprattutto l’incontro/scontro con l’uomo, Annaud non è affatto consolatorio. Intransigente, il regista non si piega né agli effettacci né alla computer grafica, pretendendo tigri assolutamente vere, alla stessa strega dei sentimenti che la sua macchina da presa va, raffinatamente, a filmare. Due fratelli è un film sulla natura e sugli animali da vedere soprattutto per ritrovare, attraverso questi, un umanità che in quanto valore archetipico è possibile cogliere di fotogramma in fotogramma, di ruggito in ruggito. Annaud è adesso più che mai il regista che ci regalò L’orso, il suo ritrovato affiatamento con lo sceneggiatore Alain Godard partorisce una pellicola sincera e soprattutto lontana anni luce dalle sdolcinate atmosfere retrò che le visioni per tutta la famiglia si portano sempre dietro. Perché in Due fratelli ce ne è per tutti: dai grandi ai piccini, e non è detto che il senso metaforico di certe scene non possa toccare anche le anime semplici più di quanto non possa l’estrema logica della fiaba che presagisce un messaggio (una morale?) di fondo e un salvifico happy end. È il cinema delle emozioni quello dell’ultimo Annaud, sicuramente più impegnato ed “europeo” di quanto non lo siano alcuni film nostrani di introspezione o di formazione. Godibile anche perché ritrovare il talento registico dell’autore, che si era ultimamente disperso in uno scontato war movie come Il nemico alle porte, è un piacere per chi segue tra alti e bassi il suo discorso cinematografico. Ma Annaud è come il vino: invecchiando migliora, anche quando ripercorre a ritroso, senza per forza fare sempre lo stesso film, i temi che lo hanno reso celebre.
[ottobre 2004]
Regia: Jean-Jacques Annaud. Sceneggiatura: Alain Godard e Jean-Jacques Annaud. Fotografia: Jean-Marie Dreujou. Montaggio: Noelle Boisson. Musica: Stephen Warbeck. Interpreti: Guy Pearce, Jean-Claude Dreyfus, Vincent Scarito, Freddie Highmore, Philippine Leroy-Beaulieu. Produzione: Jean-Jacques Annaud e Jake Eberts. Origine: Francia/Gran Bretagna 2004. Durata: 109’. Distribuzione: Medusa. Web info: sito italiano
