X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Duplex - Un appartamento in tre

Pubblicato il 18 giugno 2004 da Alessandro Izzi


Duplex - Un appartamento in tre

È veramente difficile parlare male di un personaggio per molti aspetti necessario come Danny De Vito. Difficile perché l’attore/autore/comico americano è stato per lungo tempo (e per certi versi è tutt’ora) una delle imprescindibili certezze del cinema americano, una di quelle figure facilmente riconoscibili che si stampano nell’immaginario in maniera discreta, ma indelebile anche in virtù di un aspetto fisico che è un vero e proprio marchio di fabbrica. Come regista, De Vito occupa una posizione se vogliamo ancor più defilata di quella che detiene come attore: pochi film, disseminati in un arco di tempo abbastanza vasto, tutti abbastanza diversi l’uno dall’altro. Dai toni amarognoli e dark di La guerra dei Roses fino al ghirigoro fantastico di Matilda sei mitica, l’autore ha completato, infatti, appena una decina di titoli nello spazio di oltre vent’anni confermando l’idea di un talento che si prende i suoi tempi e si esprime sempre nei canoni di una commedia per niente normalizzata che cerca di mantenersi nei limiti di certo cinema commerciale senza rinunciare per questo ad una specifica volontà corrosiva nei confronti di tutti i miti contemporanei. Anche Duplex sembrerebbe prendere il via da premesse che non tradiscono i confini di un discorso coerente ed assolutamente autoriale. L’idea di partenza è, infatti, quella di mettere in urto la realtà di una giovane coppia americana persa nei falsi miti di una propria autoaffermazione sociale e quella di un’anziana nonnina tutt’altro che cascante. Il motivo della convivenza di queste due realtà è, manco a dirlo, puramente economico poiché i due novelli sposi, non potendosi permettere le stratosferiche cifre richieste per gli affitti della case, sono costretti a prendere in affitto un appartamento già occupato dall’arzialla vecchietta. La situazione di partenza si presta, e lo si vede subito, ad un crescendo rossiniano stile Guerra dei Roses secondo una logica astratta che De Vito ha già abbondantemente sperimentato nel corso della sua carriera. Un’equazione di limpida comicità assurda che prende l’abbrivio da elementi di una quotidianità riconoscibile per precipitare sempre più nei lidi dell’improbabile e dell’assurdo. Insomma un percorso stilistico che va dalla pura e semplice commedia di costume (facilmente riconoscibile dal pubblico americano) verso una commedia via via più dark venata, qui e lì, da sottotesti quasi fantastici che rimandano direttamente agli archetipi della favola gotica. Il film diventa, allora, sempre più uno specchio distorto che diventa paradossalmente più realistico proprio nei momenti in cui scivola nei lidi del grottesco. Da questo punto di La Guerra dei Roses, il film forse più vicino a quest’ultima fatica dell’autore, centrava perfettamente il bersaglio della propria polemica, consegnano allo spettatore un ritratto nerissimo della borghesia americana. Meno centrato ci pare, invece, il discorso di Duplex, che pur essendo animato da un’identica pulsione demistificatoria e pur seguendo da vicino la stessa dimensione strutturale non riesce ad avverare il miracolo del salto dal realistico/reale al realistico/grottesco. Forse appesantito dalla scelta del cast (ad una Barryomore azzeccata si affianca un meno convincente Ben Stiller, il cui talento comico ci pare decisamente sopravvalutato), il film di De Vito si arena troppo rapidamente nei lidi di un cinema di puro intrattenimento perdendo di vista il suo stesso senso ultimo. Ne viene fuori una commedia scollacciata, quasi alla Farrelly, che rientra presto in quel sistema hollywoodiana da cui tutti ci aspettavamo uscisse con quel colpo di coda che non arriva, purtroppo, mai.

(Duplex); regia: Danny De Vito; sceneggiatura: Larry Doyle, John Hamburg; fotografia: Anastas N. Michos; montaggio: Greg Hayden, Lynzee Klingman; musica: David Newman; interpreti: Ben Stiller, Drew Barrymore, Eileen Essel, Harvey Fierstein, Swoosie Kurtz, James Remar, Justin Theroux; produzione: Flower Films, Red Hour Films; distribuzione: Buena Vista International

[giugno 2004]

Enregistrer au format PDF