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DVD - 1972: Dracula colpisce ancora

Pubblicato il 8 gennaio 2006 da Alessandro Izzi


DVD - 1972: Dracula colpisce ancora

Dracula e gli psichedelici anni ’70, i canini puntuti del vampiro più famoso della storia (non solo) del cinema e l’esaltazione della droga e del rock, la carica seduttiva del male e la liberazione sessuale post sessantottina: questi gli ingredienti che sono alla base di uno dei film meno citati della produzione Hammer: 1972 Dracula colpisce ancora. Un’equazione inaspettata, un gioco di incastri e di discorsi azzardato ed inusuale che, però, malgrado gli apparenti attriti di fondo, si cala con precisa e geometrica precisione all’interno del solco portato avanti dall’ormai mitica casa di produzione inglese per quasi venti anni.
Fin dai lontani esordi della serie vampiresca, già a partire da quell’ormai proverbiale Dracula realizzato da Terence Fisher nel 1958 che tanto seguito avrebbe avuto nella produzione cinematografica fino ai giorni nostri del citazionismo sfrenato di Tim Burton, era chiara l’intenzione della Hammer di abbandonare definitivamente le dimensioni metafisiche del gotico in bianco e nero modello Universal per ritrovare, nelle suggestioni di un incandescente technicolor, lo spazio per un discorso più strettamente puntato sulla fisicità concreta dei corpi e del sangue.
Grazie all’interpretazione espressiva di Christopher Lee (che legherà profondamente la sua carriera al ruolo senza esserne, per questo, fagocitato come era invece accaduto anni prima a Bela Lugosi) il conte Dracula diventa prima di tutto una figura spaventevole totalmente legata ai suoi istinti primordiali: la fame e il sesso per sempre congiunti in un in districabile nodo di Eros e Thanatos.
Il morso del vampiro, il suo bacio è quindi, come già nella pagine di Stoker e, in misura più evanescente in quelle di Le Fanu, non solo portatore di morte, ma anche acme grafico di un desiderio profondo, di un erotismo estremizzato ben espresso, alla fine, in quell’inquadratura, divenuta ben presto un vero e proprio irrinunciabile marchio di fabbrica, in cui Dracula alza il volto dal collo della vittima con gli occhi iniettati di sangue mentre un solo rivolo di sangue, rosso come un olio di un pittore preraffaelita, scivola giù fino al suo mento quasi a sottolineare il raggiungimento di un orgasmo tanto ferino quanto desiderato. Il vampiro, in questa nuova prospettiva, finisce per perdere quella svenevole aura di esasperato romanticismo per diventare perfetta incarnazione di un malessere profondo, espressione coerente di ansie e paure strettamente legate alla montante liberazione sessuale che troverà compiuta espressione solo dieci anni dopo l’uscita del primo film della serie.
1972 Dracula colpisce ancora va, quindi, letto come ratificazione e santificazione visiva di quanto era già stato magistralmente espresso nelle pellicole di Terence Fisher e nei non pochi successivi seguiti (un altro sarebbe giunto un paio d’anni dopo con l’effettistico Satanic rites of Dracula). Ma a leggerlo a posteriori, appare più che altro la conferma di quanto la Hammer aveva saputo anticipare con i suoi colori barocchi e le sue trame lineari.
Riportato nel presente il Conte Dracula non sembra, da questo punto di vista, essere mai davvero fuori posto; al contrario egli si integra perfettamente in quegli spazi e quegli ambienti tipici della beat generation britannica, la sua dimensione di offesa e protesta costante all’ordine divino delle cose si incontra pacificamente col bisogno e col desiderio delle giovani generazioni di essere necessariamente “contro” qualcosa (in fondo conta poco contro cosa). E così la vittoria finale del bene contro il male suona al fondo un po’ consolatoria dal momento che se è certo vero che essa riporta all’ordine ciò che era stato offeso (la morte e il divino), è anche vero che essa santifica soprattutto la vittoria del vecchio (l’anziano Van Helsing di Peter Cushing) sul nuovo. E la piatta regia di Gibson ha buon agio nell’insistere sulla dimensione un po’ decrepita dell’eterno antagonista del conte, provando un gusto quasi sadico nel metterlo in corsa tra le strade della metropoli mentre il suo cuore sembra incapace ormai di reggere lo stress, mentre i giovani, nella loro eccessiva lussureggiante sessualità, divengono prede troppo consapevoli del morso del vampiro che, come la droga (metafora ideale poi recuperata dal Ferrara di The addiction), spalanca nuovi orizzonti della sensazione, ma indica anche la strada della dipendenza (bisogna sempre cercare sangue nuovo) e della morte.
Peccato che l’immaginario psichedelico dispiegato sia invecchiato così precocemente e che la consueta partita a scacchi col vampiro sia così palesemente inficiata da parti discorsive intriganti ma alla fine fuori tono (i discorsi con la polizia che brancola nel buio). Dietro mani più capaci il soggetto del film avrebbe potuto fornire il la ad un prodotto decisamente migliore.

La qualità audio-video

In genere, per film minori e rari come questo, non si può contare su altro che su un’edizione standard abbastanza pulita, ma mai curata davvero con quella dovizia che si dedica solo alle edizioni di riferimento dei grandi classici. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un riversamento senza infamia e senza lode il cui unico pregio è quello di mantenere pulito il quadro cercando di restituire alla meno peggio la ricca gamma pittorica della fotografia tipica della Hammer. Da questo punto di vista ci pare che il risultato finale non sia, al fondo, disprezzabile, anche se, in alcuni momenti i colori messi in campo paiono un po’ troppo slavati. Il formato scelto (1.78:1, compatibile per il 16/9), infine, era né più né meno che una scelta obbligata.
Per quel che attiene al suono viene messo in campo una sola traccia monofonica per tutte e tre le lingue ospitate nel disco (italiano, inglese e francese). Virtualmente non c’è nessuna differenza, dal punto di vista strettamente sonoro, tra le varie opzioni linguistiche. Se consigliamo quella inglese è essenzialmente perché ci pare che questa sia l’unica a riuscire a restituire davvero l’atmosfera anni ’70 del film essendo i due doppiaggi molto più anonimi e astratti.

Extra

Tutto sommato non avremo disprezzato, anche sentendolo intimamente poco, almeno una piccola scheda scritta sulla casa di produzione o, al limite, una piccola scheda bio filmografica su Christopher Lee.
Quello che ci viene messo davanti è, invece, il trailer e solo il trailer. E tanto ci deve bastare.

[gennaio 2006]

Dracula A. D. 1972; regia: Alan Gibson; interpreti: Christopher Lee, Peter Cushing, Stephanie Beacham, Christopher Neame, Michael Coles; distribuzione DVD: Warner

formato video: 1.78:1 anamorfico; audio: Dolby digital 1.0 (Italiano, inglese e francese); sottotitoli: Italiano, Inglese, Francese, Olandese, Arabo, Italiano per non udenti, Inglese per non udenti.

Extra: 1) Trailer


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