DVD - Alibi perfetto

Alibi perfetto, film di Aldo Lado datato 1992, vuole essere prima di tutto un gioco ad incastri di suggestioni cinematografiche e riferimenti che arrivano spesso anche molto lontano.
Quello che abbiamo di fronte, in effetti, è un complesso "minestrone" virtuale di stili e modi, un vero e proprio caleidoscopio in cui sono accostati, in maniera spesso indifferenziata ed incongrua, lacerti di immaginario, piccoli frammenti di cinema.
Un divertissment fuori dalle logiche più tradizionali del genere che mischia insieme le carte dell’horror (con citazioni dal Dario Argento del periodo thriller, fino a rielaborazioni di sequenze di De Palma come nell’improbabile finale ripreso da Vestito per uccidere) con quello del noir (sempre ripreso De Palma anche se la sequenza d’apertura nel ristorante cinese ammicca, presumbilmente alla produzione orientale).
Il punto di fusione tra le molte anime contraddittorie di questo prodotto lo si trova, comunque, nel riferimento costante alle dinamiche di un poliziesco di matrice prettamente televisiva con tanto di coppia di detective e caso da risolvere tra sparatorie girate con evidente fretta e false piste aggiunte al corpo narrativo centrale con l’evidente intenzione di rimpolpare un racconto altrimenti troppo lineare.
Seguire il dipanarsi della storia in poche righe è impresa improba, visto che il gioco narrativo, che parte da una serie di delitti compiuti anni prima, e fa perno sull’inaspettato ritrovamento di un cadavere in una casa sfitta da anni, si aggroviglia su se stesso in così tante circonvoluzioni che si rischia di perdercisi. Ma i frequentatori del cinema italiano più di genere (e non solo quello dei casi eclatanti di un Mario Bava, di un Fulci o anche di un Argento) già sanno di come il racconto puro e semplice sia solo un prestesto del regista per lavorare direttamente sul corpo delle immagini e della visione.
E in questo non basta semplicemente giocare di riferimenti con la dimensione del cinema più classico, ma bisogna anche avere sufficente abilità nel subodorare l’aria dei tempi andando a cogliere nella produzione più recente spunti e rimandi che non sono solo un ammiccamento commerciale, ma anche un tentativo di metabolizzare e fare propri elementi che hanno avuto altrove un particolare successo.
E’ il caso delle brevi, ma pregnanti scene nel manicomio criminale dove ritroviamo, dietro lo schermo di una lastra di vetro infrangibile, una versione italiana e in gonnella di Hannibal Lecter (il capolavoro di Jonhatan Demme era uscito appena un anno prima). Una figura, questa anche piuttosto inquietante nel suo essere una sintesi, in chiave attoriale, tra lo sguardo magnetico di Anthony Hopkins e i tic nervosi alla Clara Calamai in Profondo rosso.
Ed è proprio sul piano delle scelte dei collaboratori e degli attori che si ritrova uno dei motivi di maggior interesse di questa operazione. Se la scelta di Kay Sandvik era tutta centrata sull’idea di sfruttare un volto allora di successo presso i giovani (è stata conduttrice storica di vari programma di musica sulle reti berlusconiane), non da meno colpiscono le presenze di due attori di calibro come Annie Girardot (nel ruolo della contessa psicopatica di cui abbiamo appena parlato), di Phillippe Leroy nel ruolo del capo di polizia e di Burt Young che si ritaglia il ruolo del gangster depalmiano.
Inoltre nei titoli si legge anche la firma di Dardano Sacchetti per la sceneggiatura e quella di Romano Mussolini per le musiche (ovviamente jazz) che, oltrettutto, compare direttamente, interpretando se stesso, nella scena della sparatoria nel ristorante.
Insomma ci sono tutti gli ingredienti per un classico mix di genere.
La qualità audio-video
Nella media il riversamento del film che si avvale di un formato 1.78:1 Letterbox che un po’ deve aver sacrificato i margini estremi dell’inquadratura.
La compressione è comunque sufficentemente curata e non si ravvisano fastidiosi fenomeni di digitalizzazione dell’immagine
L’apparato audio si avvale di una sola traccia monofonica abbastanza pulita anche se mai particolarmente brillante.
Extra
Tre schede scritte dedicate ai due attori principali (Michael Woods e Kay Sandvik) e al regista. Un po’ poco.
(Alibi perfetto); Regia: Aldo Lado; interpreti: Michael Woods, Kay Sandvik, Annie Girardot, Philippe Leroy, Burt Young; distribuzione DVD: Flamingo Video
formato video: 1,178:1 Letterbox; audio: italiano dolby digital 2.0; sottotitoli: italiano per non udenti;
Extra: Schede sul regista e i due attori principali
