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DVD - Boris

Pubblicato il 7 giugno 2008 da Alessandro Izzi


DVD - Boris

Il regista, Renè, gira con la fretta di chi sa che tanto non gliene frega niente a nessuno. Le inquadrature le lascia in mano al caso e per gli attori ha solo un’indicazione fondamentale: “La faccia, se permette, a cazzo di cane”. Il primo attore, Stanis, pensa alle fiction televisive americane, modello ultimo di ogni format per il piccolo schermo, e recita come chi è davvero convinto di saperci fare. L’attrice, Corinna, è davvero cagna, ma sa il fatto suo e quel corpo e quelle gambe ha capito subito come venderli: sono la stilo con cui firma i contratti per i calendari e le comparsate dove capita. Il direttore della fotografia, Biascica, ha un solo comandamento: smarmellare la luce, ridurre ad un unico impasto omogeneo e un po’ flou i colori di ogni singola inquadratura. I tre sceneggiatori, da parte loro, sono i maghi del “buttiamola lì”. Scrivono col copiaincolla combinando i pochi elementi della storia in incastri sempre uguali e sempre senza senso. L’assistente alla regia, Arianna, ha probabilmente, come spesso accade, più talento del regista stesso. Forse perché, data l’età, ancora ci crede un poco in quello che fa. O forse perché (del resto siamo pur sempre in Italia) il talento è innato, ma il lavoro ed i riconoscimenti vanno a chi il talento non ce l’ha. Alessandro, lo stagista, arriva in questo microcosmo come lo studentello universitario che si è formato su Bazin e Northrop Frye. Te lo saresti trovato tranquillamente seduto vicino ad un esame di Metodologia della critica dello spettacolo, in attesa come tutti, a sognare quel ventisette che non rovina la media, ma che si abbina con quel poco che ha studiato. La faccia pulita te lo dice ingenuo, ma capisce in fretta la situazione e dopo un poco ci si è già ambientato.
Li diresti i personaggi veri di un documentario sulle fiction forgiate sul modello Rai-Mediaset come Centovetrine o I Cesaroni e, invece, sono frutto d’invenzione, parti cesarei dell’immaginazione. Tanto falsi da apparire, come sempre nei paradossi del tubo catodico, incredibilmente veri.
In fin dei conti sono i pesci di un acquario mal tenuto. Variopinti e un po’ eccessivi con quelle code a pavone e quegli occhi sempre neri e sempre spenti. Si agitano e nuotano, ma il giro che fanno è sempre lo stesso e il loro essere appena appena consapevoli della propria intima tragedia te li rende ridicoli ed anche un po’ simpatici.
Il fatto è che, se loro sono davvero i pesci, la televisione non è certo il più lussuoso degli acquari in cui ospitarli. È piuttosto quella fogna maleolente e acquitrinosa in cui, se non impari subito a nuotare, ci affoghi dentro nell’indifferenza generale. Loro ci navigano da tempo e a quella puzza ci hanno fatto un poco il naso, ma non hanno smesso del tutto di sognare il mare aperto dell’Arte con la maiuscola. Così l’unico vero uomo della piccola serie TV (appena quattordici puntate per la prima stagione, tutte riproposte in cofanetto DVD dalla MHE) è proprio lui, Boris, il pesce rosso che Renè si porta dietro e che nuota nell’indolenza di chi non ha altra preoccupazione che essere se stesso: unico animale muto nell’immenso strepitare inconcludente di un set televisivo.
Boris, prima produzione Sky andata in onda nell’aprile del 2007, si presenta al suo pubblico come squisito esercizio metalinguistico. È una commedia fresca, a tratti profonda, sul nostro progressivo abituarci al peggio in fatto di televisione. Ride laddove si è capito che le lacrime che tutti noi dovremmo piangere ormai si fanno col mentolo, spruzzando il fumo negli occhi degli attori in preparazione al primo piano.
Snocciola con arguzia le falsità dell’apparato televisivo, ma non lo fa con l’acido del sarcasmo. La sua è un’ironia pungente che gli deriva da un linguaggio spigliato e molto giovane che un poco sa di videoclip e un poco impara dagli sketch stringati di cui è piena la storia della nostra televisione. I trenta minuti che sono la durata di ogni singola puntata ti passano via veloci senza che tu possa dire di avere davvero imparato qualcosa. Ma poi ti accorgi, guardando la TV, facendo zapping tra i reality alla Grande Fratello e le opinioni di un tal Del Debbio che ogni cosa ti appare d’improvviso estranea e un po’ marziana, che l’apparecchio televisivo è davvero una specie di acquario da salotto e che i personaggi cui prima avresti chiesto l’autografo se li incontravi per caso per strada sono i pesci che ci nuotano dentro. Per lo più boccheggiando.

La qualità audio-video

Ottimo il lavoro di riversamento delle varie puntate. I colori sono sempre brillanti e puliti, il quadro è molto stabile e il rapporto tra sfondi e primi piani si mantiene generalmente ben equilibrato. Non si ravvisano, durante la riproduzione, particolari difetti di compressione e la visione è più che piacevole.
Buono anche l’audio che rinuncia alle lusinghe delle codifiche più avvolgenti per attestarsi su un Dolby Digital Stereo 2.0 pulito e ben equilibrato. Solo in sporadiche occasioni si ravvisa una perdita di nitidezza sui bassi che non pregiudica, però, l’intellegibilità dei dialoghi.

Extra

A parte i trailers c’è solo il lungo backstage Gli occhi di Boris che fu a suo tempo già programmato nel palinsesto di Sky. Poco, ma non troppo poco.


(Boris, La fuori serie italiana); Regia: Luca Vendruscolo; interpreti: Alessandro Tiberi, Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Ninni Bruschetta, Carolina Crescentini, Pietro Sermonti; distribuzione dvd: Mondo Home Enterteinment
formato video: 1.66:1 (4/3); audio: Italiano Dolby Digital 2.0; sottotitoli: italiano per non udenti

Extra: 1) Trailers vari 2) Backstage: Gli occhi di Boris


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